Il dibattito a Venezia

Prima gli attori italiani: l’appello di Favino al cinema e la denuncia di “appropriazione culturale”

La battaglia dell'attore italiano. "Ferrari lo avrebbero fatto fare a Mastroianni, oggi lo fa Driver e nessuno dice nulla". La polemica esplosa a Venezia

Cultura - di Redazione Web

4 Settembre 2023 alle 12:37 - Ultimo agg. 5 Settembre 2023 alle 12:14

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Prima gli attori italiani: l’appello di Favino al cinema e la denuncia di “appropriazione culturale”

Più che per i due film presentati alla Mostra del Cinema di Venezia cui ha partecipato da protagonista, di Francesco Favino si sta parlando più per le sue dichiarazioni a proposito dell’opportunità di affidare ruoli di personaggi italiani ad attori stranieri e in particolare statunitensi. Scelta contestata, che ha aperto un dibattito, piuttosto attuale con i tempi anche se molto spinoso. “Ferrari lo avrebbero fatto fare a Mastroianni, oggi lo fa Driver e nessuno dice nulla”, ha detto a proposito del film di Michael Mann presentato anche quello a Venezia. Problema di appropriazione culturale, di uno star system italiano in crisi ormai da decenni, di un fronte comune del cinema italiano per sostenere i propri artisti. Forse.

Non è la prima volta che Favino affronta il tema, lo aveva già fatto in occasione dell’uscita di House of Gucci di Ridley Scott. Anche in quel caso Adam Driver aveva interpretato il capo della casa di moda Maurizio Gucci. Favino è al Festival con due film, Comandante di Edoardo De Angelis e Adagio di Stefano Sollima. Ha lanciato il suo appello-denuncia in conferenza stampa. Ha parlato di “appropriazione culturale” – quella pratica tramite la quale si dottano o si utilizzano in maniera inappropriata e irrispettosa contenuti di una cultura da parte di una cultura dominante, rendendo la prima macchiettistica se non vittima di discriminazioni stereotipate o razziste.

“C’è un problema di appropriazione culturale. Non si capisce perché vengano presi attori stranieri per raccontare storie da cui sono lontanissimi. Non ho mai visto un attore americano che interpreta un tedesco, un greco, un cubano. Un italiano invece sì – ha lamentato Favino – Il pubblico italiano tornerà ad avere fiducia nel cinema italiano quando vedrà gli attori italiani entrare nelle produzioni internazionali. È la piccola battaglia che io sto facendo per la quale dico che i ruoli italiani devono essere interpretati da attori italiani“.

Ridley Scott ha scelto Adam Driver per il ruolo di Maurizio Gucci in House of Gucci. “Non sapevo che parlasse con l’accento del New Jersey. Trovo offensivo che si pensi di rappresentare personaggi italiani scimmiottando certi luoghi comuni. Se noi ci azzardassimo a farlo con loro, ci aprirebbero … le membra. Dovremmo reagire per guadagnare rispetto. Se non facciamo notare certe cose, continuiamo ad avallare gli stereotipi sull’italianità, così poi quando ci chiamano nei loro film siamo sempre costretti a fare le macchiette”.

Il produttore italo-canadese Andrea Iervolino, tra i produttori di Ferrari, è intervenuto nel dibattito dicendo che il cinema italiano negli ultimi trent’anni non ha creato “uno star system riconoscibile nel mondo” ed è rimasto troppo chiuso a collaborazioni internazionali. In Ferrari appaiono altre grandi star internazionali. Penelope Cruz, Shailene Woodley, Patrick Dempsey. Nessun italiano nei ruoli principali. La questione della riconoscibilità degli attori resta centrale, lo star system italiano non vanta attori internazionalmente riconosciuti come anni fa. House of Gucci era stato molto criticato per il mix di accenti tra italiano e italo-americano che aveva caratterizzato la recitazione. Quello della lingua è l’altro tema centrale considerando il mercato di riferimento delle produzioni statunitensi – gli stessi USA – e l’atteggiamento sempre più ostile al doppiaggio dei registi.

4 Settembre 2023

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