La Mostra del cinema

Chi era Salvatore Todaro, il “Comandante” fascista del film con Favino che salvava vite in mare

Alla guida di un sommergibile durante la Seconda guerra mondiale, Todaro, interpretato da Favino, soccorse i nemici dopo averli affondati. «Una lezione di umanità ai tempi del fascismo»

Cinema - di Chiara Nicoletti

31 Agosto 2023 alle 17:30

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Chi era Salvatore Todaro, il “Comandante” fascista del film con Favino che salvava vite in mare

“Fascista? Io sono un uomo di mare” risponde così a chi lo addita, Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini agli inizi della Seconda Guerra Mondiale, interpretato da Pierfrancesco Favino in Comandante, film di apertura dell’80ª Mostra del Cinema di Venezia. Una frase che può facilmente illustrare che cosa c’è al fondamento del film, una storia di esseri umani e di umanità e non di uomini di guerra legati ai potenti di turno.

Il regista Edoardo De Angelis, orgoglioso di aprire il concorso, racconta di non voler mandare un messaggio ma condividere una visione del mondo, in questo caso, quella di un uomo che, nell’ottobre del 1940, dopo aver affondato un mercantile armato di supporto alle forze alleate, trasse in salvo i marinai superstiti per sbarcarli in porti neutrali e ottemperare così alla legge del mare. Salvatore Todaro ha sempre sottolineato il suo essere uomo e il suo essere italiano. Ma cosa significa essere italiani? “Spesso me lo sono chiesto, da napoletano, perché per noi è diverso – risponde De Angelis. Quando mi sono imbattuto nella figura di questo comandante, mi è stato chiaro. Per Todaro essere italiani significa portare 2000 anni di storia di civiltà sulle spalle, accogliere e non respingere, arricchirsi della diversità.  Il comandante del mercantile abbattuto, dopo essere stato salvato, gli chiede perché non li hanno lasciati in mare a morire, ammettendo che nella loro posizione, non avrebbero lasciato superstiti. Todaro risponde semplicemente: “Perché siamo italiani”. Se essere italiani significa questo, allora sono orgoglioso di esserlo”. Todaro ci ha mostrato cosa significa essere davvero forti e cosa può significare ancora oggi essere italiani”.

Si unisce Favino: “Quella battuta ha risuonato in me. Io vengo da una famiglia dove di tanto in tanto arrivava qualcuno che i miei stavano aiutando e io e mia sorella ci spostavamo dalla nostra stanza per ospitarli. Mi è stato insegnato che dove si mangiava in 6, si mangiava anche in 8. Io ho sempre pensato che quello fosse un dato dell’italianità e cerco di trasmetterlo alle mie figlie e lo applico nella mia vita”. Complice la presenza del ministro Salvini alla Mostra per l’apertura, la domanda inevitabile che aleggia nell’aria, arriva alle orecchie di De Angelis e Favino: avete paura che il film venga etichettato come omaggio a un eroe fascista? Se il regista di Indivisibili risponde un secco “No”, Favino “finge” di generalizzare: “Penso che nulla di creativo venga dalla paura, non si può non fare qualcosa per questo. Avrei dovuto aver paura di fare un mafioso, un politico, un anarchico, ogni volta c’era la possibilità che qualcuno non fosse soddisfatto”.

A proposito di fascismo, tra le critiche al film e alla persona di Salvatore Todaro, c’è il suo essere stato membro della X Flottiglia Mas. Ci tiene però a precisare De Angelis nelle note di regia “per non incorrere in equivoci calunniosi, che al tempo del suo passaggio la X Mas non è ancora diventata la vergogna e il disonore dell’esercito italiano, cosa che avviene dopo l’8 settembre 1943 quando il suo fondatore, Junio Valerio Borghese, decide di farne una teppa di aguzzini al servizio dei nazisti e della Gestapo, responsabile di rastrellamenti e di torture nei confronti di ebrei italiani e di partigiani”.

Todaro non seppe mai di quegli orrori poiché, nel 1942, lasciata la X Mas, trovò la morte, raggiunto nel sonno da una raffica di mitra sparata da uno Spitfire inglese, come aveva, tra l’altro, predetto. Pierfrancesco Favino in conferenza stampa viene definito la super star del cinema italiano e nonostante il suo instancabile lavoro per supportare l’industria di casa nostra e ben due film importanti in concorso, si emoziona intensamente per ogni ruolo. Salvatore Todaro gli ha donato molto.

Lo dimostra descrivendo chi è diventato per lui: “Per me è un magnifico esempio di quello che io cerco nel mio mestiere, il fatto che un essere umano non sia mai una cosa sola, un aggettivo e che possa essere contemporaneamente, come nel caso di Todaro, un cattolico praticante e uno spiritista, un appassionato di arti e filosofie orientali e un militare convinto. Credo che questa sia una storia di un’epifania, di un uomo che non accetta la sua condizione fisica, che sceglie di scendere sotto il mare ed è pure capace di disobbedire, sapendo di farlo, per obbedire ad una legge più alta: mettere l’uomo al primo posto. Non parte con l’idea di salvare il mondo ma decide di fare questo gesto perché sente di appartenere a una cultura e un’idea di umanità”.

Detto questo, Favino si commuove quando parla della figlia di Todaro, Graziella Marina, che il comandante non ha mai conosciuto perché nata dopo la sua morte: “Non ho mai sentito la voce di mio padre – mi ha detto – adesso ce l’ho”. A gran richiesta, come sottolinea l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, Comandante uscirà il 1 Novembre nelle sale italiane con 01 distribution. Il primo giorno di Venezia 80, oltre al concorso, si dedica alla cerimonia di consegna del Leone d’Oro alla carriera alla maestra del cinema italiano e internazionale, Liliana Cavani, dalle mani dell’attrice inglese Charlotte Rampling, protagonista del suo più grande successo di critica e pubblico mondiale, Il portiere di notte del 1974. Oltre al premio, Cavani porta in anteprima a Venezia il suo ultimo lavoro, L’Ordine del tempo, in uscita il 31 agosto.

Ispirata dal libro omonimo dello scienziato Carlo Rovelli, la regista ha costruito una storia su un gruppo di amici di vecchia data, riuniti per festeggiare un compleanno, costretti a rivedere scelte, legami, obiettivi e speranze a causa della minaccia che il mondo potrebbe finire nel giro di poche ore. La caduta di un asteroide che incombe sulle teste dell’umanità come spinta alla riflessione sul tempo: “È nato tutto con la curiosità di voler parlare del tempo, anche perché può sempre accadere che qualcosa ti caschi in testa”, ironizza Cavani.

L’Ordine del tempo si apre con il mito di una donna forte, l’Alcesti della tragedia di Euripide e si chiude con un’altra donna, altrettanto forte seppur più concreta e tangibile: “Era un po’ un segnalare l’importanza della donna che è capace di ragionare, di affrontare e che trova la soluzione possibile. L’intelligenza della donna credo sia stata importante, anzi importantissima nella storia e non è tuttora mai stata abbastanza raccontata”.

31 Agosto 2023

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