La visita della premier
Promesse e fuga: Meloni a Caivano evita cittadini e giornalisti
Dopo il taglio al reddito di cittadinanza il confronto con la popolazione di Parco Verde non sarebbe stato sereno. La premier non parla neppure con le mamme delle vittime degli stupri. Annuncia una svolta per il quartiere, ma non spiega con quali soldi la farà
Politica - di David Romoli
Non ha parlato con le mamme delle vittime degli stupri di Caivano, nonostante una delle due avesse chiesto formalmente di incontrarla per chiederle aiuto. Giorgia Meloni lo aveva già fatto a Cutro, quando si era dimenticata dei parenti delle vittime, e ci è ricascata ieri, nella visita a Parco Verde. Non si è confrontata neppure con la popolazione del rione, che la ha accolta reclamando lavoro. Da quelle parti il taglio del reddito di cittadinanza è stata una sciagura: il colloquio non sarebbe stato sereno. La premier non ha neppure risposto ai giornalisti: come ormai d’abitudine il “punto stampa” si è risolto in un monologo. Giusto per evitare domande incresciose e imbarazzanti.
Il messaggio consegnato ai media subito dopo l’incontro con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza nella scuola “Francesco Morano”, e prima ancora c’era stato il lungo colloquio con don Patriciello, in sé è di quelli che non si possono non condividere. La premier ammette senza reticenze che i prolungati stupri di gruppo a 9 anni dall’assassinio della piccola Fortunata Loffredo, violentata e uccisa a 6 anni, e dalla misteriosa morte di un altro bambino l’anno precedente “registra un fallimento da parte dello Stato e delle istituzioni”. Uno Stato giusto dovrebbe “difendere i più deboli” invece le istituzioni, non solo a Parco Verde ma nei numerosissimi ghetti identici che proliferano in tutta la penisola, “non sono state sufficientemente percepite e forse sufficientemente presenti”.
E’ arrivata l’ora della svolta, promette Meloni: “Questo territorio sarà radicalmente bonificato. Fermezza dello Stato contro illegalità, criminalità e droga. Vi assicuro che vedrete presto i frutti di questa mia visita in termini di controllo del territorio”. Significa più controlli, questo è chiaro, ma come, con quali mezzi, con quanti agenti, con quale pervasività la presidente del consiglio non lo dice. Quel che dice, in compenso, è un passo avanti netto rispetto alle abituali promesse di reprimere, reprimere, reprimere, solitamente oltre tutto a vuoto. Meloni riconosce che il controllo è necessario ma anche del tutto insufficiente in sé. Occorre un secondo passo: “Dotare questo territorio dei servizi che i cittadini aspettano da tempo”. Un’operazione per la quale promette la convergenza di tutti i ministri e del resto tre di loro, il responsabile degli Interni Piantedosi, quello dell’Istruzione Valditara e il ministro dello Sport Abodi, sono già in loco con lei.
Il primo passo sarà il restauro e il rientro in funzione entro la prossima primavera del Centro sportivo Delphinia, oggi una “discarica a cielo aperto” nella quale si sono consumati gli stupri. Il ministero della Cultura ha messo a disposizione 12 milioni. Serviranno a rendere il Centro polifunzionale, dotandolo di una biblioteca e di una sala multimediale. Arriveranno anche altri 20 docenti, nel quadro di una campagna a tappeto contro la dispersione scolastica, che da queste parti dilaga ed è contrastata, riconosce il capo del governo, solo per modo di dire. Tutto questo implicherà la creazione di posti di lavoro e andranno, parola di premier, agli abitanti del rione, quelli senza lavoro e grazie alla trovata del governo anche senza più reddito di cittadinanza.
Non si tratta, nelle intenzioni del governo, di un intervento una tantum. Caivano dovrebbe diventare da zona flagellata a modello, una testa di ponte nella lotta contro tutte le “troppe zone franche che esistono in Italia”. Allo stesso tempo il primo passo e l’esperimento pilota nella campagna contro il degrado delle periferie che diventerà “centrale nell’agenda del governo”. Lanciata la sfida, la premier si gira e se ne va. Così diventa impossibile chiederle qualche necessario dettaglio. Una campagna del genere è allo stesso tempo necessaria, sacrosanta e urgentissima. Però costa e costa molto.
Annunciarla senza accompagnare la dichiarazione con adeguati stanziamenti già nella prossima legge di bilancio significa parlare a vuoto. Lo stesso controllo del territorio, certamente necessario, richiede uno sforzo strategico che non si può limitare alla militarizzazione dei quartieri ghetto d’Italia. Ma anche su questo piano la premier si è limitata agli annunci altisonanti. “Siamo qui per riportare la presenza seria, autorevole, costante dello Stato italiano, delle istituzioni della Repubblica”, promette Giorgia Meloni. Sperare di farlo gratuitamente o con una manciata di milioni significa prendere in giro che in quell’inferno ci deve vivere.