Le violenze
Bambine stuprate al Parco Verde di Caivano, l’ordine dei boss: “Nessuno deve parlare”
Almeno due dei ragazzi indiziati figli di due potenti boss dello spaccio di stupefacenti. Le famiglie delle vittime temono ritorsioni e respingono ogni accusa
Cronaca - di Redazione Web
Al Parco Verde “nessuno deve parlare”. Le indagini proseguono nel massimo riserbo, abbottonate la Procura dai Minori e quella di Napoli Nord sul caso delle due cuginette abusate in diverse occasioni e per mesi da un gruppo di ragazzi, a quanto emerge coetanei – tranne uno, di 19 anni, trasferito al carcere di Poggioreale – al Parco Verde di Caivano. Soltanto una decina di persone ha partecipato alla messa di ieri alla parrocchia di San Paolo Apostolo, si respira un’aria da coprifuoco. Per le famiglie delle vittime, alla tragedia delle violenze si aggiunge la paura di subire ritorsioni. Domani alle 18:00 una manifestazione di comitati cittadini in difesa delle vittime, guidata da don Maurizio Patriciello.
La denuncia è emersa una settimana fa, a pochi giorni dal caso esploso a Palermo dove una 19enne ha denunciato di essere stata stuprata da un gruppo di sette ragazzi, tutti arrestati, nella notte dello scorso 7 luglio. Contesto diverso a Caivano: Camorra, piazze di spaccio, incuria, una famigerata notorietà già salita alla ribalta nazionale con altri casi di cronaca nera. E vittime diverse: due cuginette di 10 e 12 anni, che hanno raccontato di essere state abusate per mesi da un gruppo che potrebbe arrivare fino a 15 persone. Non avevano mai denunciato per paura delle intimidazioni e delle ritorsioni, almeno fino a quando le voci delle violenze non sono arrivate alle loro famiglie.
Ci sarebbero figli di esponenti di spicco della criminalità del posto tra i ragazzi indiziati. Uomini che controllano lo spaccio degli stupefacenti al Parco Verde e nel cosiddetto “Bronx” con decine di fedeli affiliati. Dell’“ordine implicito” dei boss ha scritto Il Mattino, lo stesso quotidiano che la settimana scorsa aveva per primo riportato la vicenda. Gli indagati sono tutti a piede libero tranne uno. Le famiglie delle vittime, al momento completamente abbandonate e senza nessuna tutela, hanno respinto ogni accusa mossa dopo l’allontanamento delle vittime presso una casa famiglia nell’hinterland napoletano.
“Da parte mia non è mai mancata alcuna attenzione, ho sempre avuto lo scrupolo anche di controllare le sue amicizie, e persino il modo di vestirsi, quando usciva. Devono essere puniti tutti. Una cosa è certa: io non riesco più a sopportare l’idea di dover continuare a vivere in questo posto. Qui c’è un inferno, e serve solo tanta luce. Abbiamo sempre avuto fiducia nelle istituzioni, che però qui al Parco Verde come politica sono sempre stati assenti”, aveva detto la madre di una delle due cuginette a Il Messaggero e Il Mattino. Nessuna novità invece da quella decina di cellulari sequestrati e analizzati circa tre settimane fa, gli investigatori cercano prove tra chat e contenuti multimediali degli abusi.