Gli scontri
Alta tensione in Israele, proteste mai viste per la Giustizia: la Knesset approva prima parte della riforma
Esteri - di Redazione Web
Approvata in parlamento la prima parte della riforma della Giustizia proposta dal governo di Benjamin Netanyahu nonostante le proteste che stanno attraversando Israele da mesi e gli scontri che si sono verificati a partire dallo scorso fine settimana contro la riforma. 19 persone oggi sono state arrestate. La legge intende limitare i poteri della Corte Suprema a vantaggio del potere esecutivo e legislativo. Ha scatenato le proteste più estese e partecipate negli ultimi anni di chi ritiene che la proposta sia una minaccia all’equilibrio e alla divisione dei poteri dello Stato anche perché Israele non ha una Costituzione ma solo alcune Leggi fondamentali. La prima parte della riforma riguardava la “clausola di ragionevolezza”. Previsti nel primo pomeriggio i voti della seconda e terza lettura.
64 i voti favorevoli, zero quelli contrari. L’opposizione ha lasciato l’aula della Knesset in segno di protesta. Netanyahu è entrato in Parlamento da un ingresso di emergenza. Ha aggirato i manifestanti all’esterno del Parlamento e ignorato le domande dei giornalisti. Falliti in mattinata gli ultimi tentativi di mediazione tra governo e opposizione con il ruolo del presidente Isaac Herzog, l’opposizione ha boicottato. “Ho lavorato 24 ore su 24 per mediare un accordo avvertendo che Israele è in un’emergenza nazionale – ha affermato in una nota – ma ci sono ancora lacune che richiedono alle varie parti di mostrare responsabilità”. Posizioni diverse erano emerse anche all’interno del governo. Le trattative erano state bloccate dal ministro della Giustizia Yariv Levin.
Centinaia di migliaia di persone si sono mobilitate lo scorso fine settimana. Decine di migliaia sono partite da Gerusalemme a Tel Aviv in un corteo durato quattro giorni che si è concluso davanti all’ingresso della Knesset. Circa 20mila i manifestati di fronte al parlamento questa mattina, la polizia ha utilizzato gli idranti per disperderli. Proteste anche a Tel Aviv, Haifa e in altre città. Anche militari hanno partecipato alla mobilitazione: oltre un centinaio di funzionari della sicurezza hanno firmato una lettera che chiedeva a Netanyahu di ritirare la proposta di riforma. Che a manifestare il dissenso siano anche rappresentanti, perfino di alto rango, dell’apparato militare è un particolare inedito. 10mila riservisti dell’esercito hanno annunciato lo scorso fine settimana che termineranno il servizio volontario se il governo andrà avanti nella riforma. Hanno partecipato alle proteste anche dipendenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, senza funzioni di responsabilità.
I leader della contestazione hanno annunciato che continueranno a manifestare contro la riforma che giudicano una minaccia per la democrazia israeliana. A scatenare le proteste soprattutto la norma sul concetto giuridico della “clausola di irragionevolezza” che impedirebbe alla Corte Suprema di bloccare e abolire provvedimenti amministrativi approvati dal governo. Sarebbe possibile annullare le sentenze della Corte Suprema con un voto a maggioranza semplice in parlamento. La riforma prevede anche nuove norme per le nomine dei Giudici della Corte Suprema e dei tribunali inferiori che aumenterebbero i membri della commissione che nomina i giudici e all’interno di questa i membri scelti dal governo che diventerebbero la maggioranza. Altri punti riguardano il reato di corruzione per membri del governo e la sospensione dei poteri del primo ministro.
“Nelle recenti settimane e specialmente nelle passate 48 ore – ha dichiarato il leader dell’opposizione Yair Lapid – abbiamo fatto il possibile per raggiungere un accordo come promesso. Ma con questo governo è impossibile avere intese per proteggere la democrazia israeliana. Vogliono fare a pezzi lo Stato, la democrazia, la sicurezza, l’unità del popolo di Israele e le nostre relazioni internazionali”. La protesta ha portato in piazza corpi diversi della società: dai movimenti anti-occupazione dei territori palestinesi a quelli femministi, economisti e medici, dagli ambientalisti a quelli del mondo LGBTQI+. Anche dopo la prima approvazione migliaia di persone si sono riunite per protestare all’esterno della Corte suprema. Gridano “vergogna!” e “democrazia o ribellione!”.