Incidente in Cadore, l’ipotesi di un investimento intenzionale dietro la strage familiare: la lite e la corsa senza segni di frenata
Cronaca - di Redazione

L’ultima ipotesi è quella che fa venire i brividi: un investimento intenzionale. È su questo che stanno lavorando i carabinieri di Belluno, titolari delle indagini sull’incidente stradale avvenuto lo scorso giovedì 6 luglio a Santo Stefano di Cadore, dove la 31enne tedesca Angelika Hutter ha travolto e ucciso mentre erano sul marciapiedi Marco Antoniello, 48 anni, il figlio Mattia di 2 anni e la nonna Mariagrazia Zuin di 65, tutti di Favaro Veneto (Venezia) e in vacanza nella località di montagna.
Una tesi, quella dell’investimento volontario, che si fa forte del breve video che riprende l’Audi A3 noleggiata da Hutter. Una telecamera di sicurezza installata da un meccanico inquadra per un paio di secondi, sono le 15:14 e 54 secondi, la vettura della 31enne tedesca: pochi istanti dopo l’audio ambientale della telecamera registra il rumore dell’impatto dell’auto contro le tre vittime. Appare evidente che l’Audi viaggiava ben sopra il limite dei 50 chilometri orari fissati in quanto centro abitato, anche se una rilevazione più accurata sarà possibile solo con la perizia tecnica che sarà disposta dalla Procura, probabilmente ai carabinieri del Ris di Parma, scrive il Corriere della Sera.
Hutter, in stato di fermo per omicidio stradale, in quei pochi secondi in cui esce dall’inquadratura della telecamera sterza improvvisamente e sale sul marciapiede: sfiora Lucio Potente, il nonno del piccolo Mattia, colpisce di striscio la mamma Elena fratturandole un piede, e infine travolge le tre vittime.
L’incidente a Santo Stefano di Cadore, in provincia di Belluno in cui hanno perso la vita tre persone. In un video si vede l’auto che sfreccia prima di investirli. Tra le ipotesi anche un atto deliberato della donna alla guida dopo una violenta lite con uno sconosciuto. pic.twitter.com/BUwtVde2l6
— Tg3 (@Tg3web) July 8, 2023
Secondo quanto accertato dai carabinieri di Belluno, sulla strada non vi sono segni di frenata: le ipotesi ancora in ballo (i test per droga e alcol sono risultati negativi) sono dunque tre, dal malore alla distrazione provocata dall’uso del telefonino, da verificare attraverso una perizia già disposta, fino appunto al terribile sospetto di un investimento volontario.
Quest’ultima ipotesi ha preso piede in particolare per la situazione personale della Hutter, descritta come una donna fragile e in difficoltà, da mesi viveva all’interno di quell’auto nera, e reduce poco prima dell’incidente da un furioso litigio. A dirlo un testimone, riferisce il Corriere della Sera, che lo ha raccontato ai carabinieri. “Era agitata e l’ho sentita inveire ad alta voce”, ha detto il testimone, che l’ha poi vista rimettersi al volante subito dopo la sfuriata.
Dalla procura comunque non ci si sbottona. “Si deve lavorare su dati empirici, in questa fase è inutile azzardare ricostruzioni che si potrebbero rivelare fuorvianti. Posso dire che, fino a quando non avremo messo insieme tutti gli elementi, non escludiamo nulla”, spiega il procuratore capo Paolo Luca. Al momento infatti il fascicolo aperto in procura avanza soltanto l’ipoteso di un gesto “colposo”, mentre dalla Hutter per ora non sono arrivati grossi aiuti: la 31enne di Deggendorf, comune della Baviera, ha detto al suo avvocato di non ricordare nulla di quanto accaduto giovedì scorso. Oggi per lei, rinchiusa nel carcere della Giudecca a Venezia, è fissata l’udienza di convalida del fermo.
In Italia Angelika Hutter si trovava almeno da fine maggio, quando è stata denunciata dopo essere stata sorpresa a litigare con il commesso di un centro commerciale di Bolzano tenendo un martello nello zaino.