4 dicembre 1977
Storia della vignetta di Forattini su Berlinguer che seppellì il compromesso storico
Forattini su “Repubblica” ritrae il leader del Pci in pantofole mentre sorseggia il thè disturbato dalla eco di massa proveniente dalla piazza
Editoriali - di Duccio Trombadori
L’indimenticabile e maledetto 1977. Il PCI, dopo un balzo elettorale che lo aveva portato quasi alla pari con la DC, sosteneva con l’astensione parlamentare (la “non sfiducia”) un governo monocolore presieduto da Giulio Andreotti, con l’impegno a fronteggiare una assai brutta situazione economica e sociale (inflazione, recessione, debito pubblico) in presenza di una strisciante guerra civile alimentata, se non auspicata, da varie forze interne e internazionali, con la presenza di gruppi estremisti armati, di sinistra e di destra, infiltrati e organizzati, in parte clandestini, nel mondo del lavoro e in quello studentesco, che scuotevano seriamente le fondamenta delle istituzioni democratiche.
Berlinguer, con equilibrio e tenuta ideologica, aveva intrapreso e sostenuto la controversa politica di ‘austerità’ (condizione necessaria per affrontare la crisi) generando malumori esterni ma anche interni al Partito comunista e al sindacato CGIL dove, in polemica con Luciano Lama, varie correnti (soprattutto i metallurgici) mal digerivano i sacrifici richiesti e reclamavano a parole una ‘sterzata a sinistra’ sul piano politico. La quale si annunciò il 2 dicembre 1977, qualche giorno dopo l’assassinio brigatista del giornalista de La Stampa Carlo Casalegno, con lo sciopero generale ed una imponente manifestazione nazionale operaia di CGIL-CISL-UIL, che sfilò per le vie di Roma reclamando una svolta nella politica economica.
Fu quella un’evidente “pressione dal basso” sulla politica del PCI considerata troppo “attendista”. A dare manforte ci si mise pure Forattini, che pubblicò una vignetta con Berlinguer in pantofole mentre sorseggia il thè disturbato dalla eco di massa proveniente dalla piazza. Quella vignetta produsse il suo notevole effetto. Quasi per reazione a quell’immagine che lo canzonava, il segretario del PCI puntò diritto dove voleva, forse, già andare: vale a dire a far cadere il governo Andreotti per ottenere l’ingresso diretto del PCI in una maggioranza di governo con la DC.
Se questa era l’idea perseguita da Berlinguer, tale non sembrava essere quella di buona parte del PCI, per diverse ragioni, a partire dalla cosiddetta ‘destra’, che temeva di toccare equilibri interni e internazionali: ricordo in proposito il disappunto di Paolo Bufalini, quando esponeva le sue inquietudini in privato, parlando con mio padre, durante gli abitudinari incontri al desco de La Carbonara; ma soprattutto non corrispondeva al progetto di Aldo Moro, il quale, nel suo previdente temporeggiare, se non escludeva le intese con il PCI, aveva però sempre precluso l’ipotesi di un governo con i comunisti.
Forse toccato dalla vignetta di Forattini (che fece clamore, con sommo gaudio di Scalfari per le vendite di Repubblica) o forse no, fatto sta che Enrico Berlinguer da quel momento accelerò la scalata alla ‘stanza dei bottoni’ (fino al punto di dichiararsi favorevole anche ad una improbabile maggioranza “laica” senza la DC) e aprì una crisi di governo -forzando le intenzioni del Presidente democristiano- che iniziò nel gennaio 1978 e si concluse il 16 marzo 1978 sull’onda emotiva del tragico sequestro di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta da parte dei ‘comunisti combattenti’ delle Brigate Rosse.
Perché Berlinguer ebbe timore di vedersi caricaturato con le pantofole e il giornale in poltrona, davanti ad un thè fumante, non mi è mai risultato chiaro. Più chiari e anche purtroppo più infausti mi sono sempre apparsi i risultati della sua reazione a quella simbolica e compromettente vignetta.