L'offensiva del governo

Casi Delmastro e Santanchè, dopo Meloni è Nordio ad attaccare i magistrati: “Imputazione coatta irragionevole, necessaria riforma radicale”

Politica - di Carmine Di Niro

7 Luglio 2023 alle 11:02

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Casi Delmastro e Santanchè, dopo Meloni è Nordio ad attaccare i magistrati: “Imputazione coatta irragionevole, necessaria riforma radicale”

È un uno-due violento, che evoca uno scontro istituzionale e tra poteri dello Stato raramente visto in passato, quello assestato prima da Palazzo Chigi e poi dal ministero della Giustizia nei confronti della magistratura.

Tutta colpa della doppia inchiesta giudiziaria che ha colpito nelle scorse ore, con gli ultimi risvolti, l’esecutivo di Giorgia Meloni: prima il caso di Daniela Santanchè, indagata “a sua insaputa” per la gestione opaca delle sue aziende, quindi l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis.

Il governo e la maggioranza di centrodestra si sente accerchiata, teme una sorta di “complotto” ai suoi danni. E lo dice senza tanti giri di parole tramite una nota fatta filtrare da “fonti di Palazzo Chigi”, parole che sono chiaramente ispirate dalla premier Giorgia Meloni e dal suo fedelissimo Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e magistrato.

In un processo “non è consueto che la parte pubblica, chieda l’archiviazione” e il Gip “imponga che si avvii il giudizio – affermano fonti di Palazzo Chigi -. In un procedimento in cui gli atti sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente” nel giorno dell’informativa in Parlamento, “dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria”. “Quando questo interessa due esponenti del governo” è “lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee“, le parole durissime che arrivano da Chigi.

A dare manforte è quindi il dicastero di via Arenula guidato da Carlo Nordio. Un secondo magistrato, come Mantovano, che si scaglia contro la (ex) categoria per il caso Delmastro. Anche qui sono “fonti” a far filtrare la posizione del ministero della Giustizia: secondo queste “fonti” dunque “l’imputazione coatta nei confronti dell’onorevole Delmastro Delle Vedove, come nei confronti di qualsiasi altro indagato, dimostra l’irrazionalità del nostro sistema”. Ed è “irragionevole. È necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”, aggiungono.

Le stesse fonti “manifestano, ancora una volta, lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato. La riforma proposta mira ad eliminare questa anomalia tutelando l’onore di ogni cittadino presunto innocente sino a condanna definitiva”. Il riferimento in questo caso è alla vicenda Santanchè.

Secondo la nota diffusa dall’agenzia Ansa le fonti del ministero della Giustizia dicono che nel processo che segue all’imputazione coatta “l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione. Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire se stesso. Nel processo accusatorio il Pubblico ministero, che non è né deve essere soggetto al potere esecutivo ed è assolutamente indipendente, è il monopolista dell’azione penale e quindi razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede”.

Per questo “la grandissima parte delle imputazioni coatte si conclude, infatti, con assoluzioni dopo processi lunghi e dolorosi quanto inutili, con grande spreco di risorse umane ed economiche anche per le necessarie attività difensive. Per questo è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”, concludono le fonti.

7 Luglio 2023

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