L'informativa

Santanchè si difende in Senato, la maggioranza ‘tiepida’ con la ministra: “Contro di me campagna d’odio, non sono indagata”

Politica - di Carmine Di Niro

5 Luglio 2023 alle 17:08 - Ultimo agg. 5 Luglio 2023 alle 17:48

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Santanchè si difende in Senato, la maggioranza ‘tiepida’ con la ministra: “Contro di me campagna d’odio, non sono indagata”

Sostenuta, in un imbarazzato silenzio dalla sua maggioranza, Daniela Santanchè prende la parola nell’Aula del Senato per difendersi da una “campagna di vero e proprio odio”, come definisce l’inchiesta di Report sulle vicende societarie di Visibilia e Ki Group, due aziende in mano alla ministra del Turismo del governo Meloni e finite al centro di inchieste di stampa per presunte irregolarità finanziarie.

Esecutivo che sfila a ranghi non proprio compatti con l’esponente di Fratelli d’Italia: ci sono Salvini, Piantedosi, Casellati, Tajani, Bernini, Calderone, mentre mancano la premier Meloni (impegnata nel vertice polacco di Varsavia), il leghista Calderoli sceglie di sistemarsi sui banchi del partito e il ministro dell’Economia Giorgetti, anche lui del Carroccio, sceglie una seggiolina in prima fila evitando i banchi del governo.

Nei quaranta minuti di informativa al Senato (non è previsto dunque alcun voto), intervallati da soli due tiepidi applausi della maggioranza, Santanchè ha difeso a spada tratta il suo operato da imprenditrice e attaccato invece la campagna di stampa contro di lei. Nel mirino in particolare Report e il quotidiano Domani, che oggi ha ‘sparato’ in prima pagina dettagli inediti su una presunta inchiesta della procura di Milano nei confronti dell’esponente di FdI.

Dalla stampa arrivano “pratiche sporche e schifose”, ha detto in Aula la ministra, sottolineando che “se non fosse per il rispetto che porto per quest’aula dopo l’uscita proditoria del Domani chiuderei qua il mio intervento ma, aspettando un segno concreto da parte di tutti i colleghi provo a riprendere il filo del mio intervento“. In particolare “Domani pubblica cose senza citare le fonti. Delle due l’una: o questo giornale mente sapendo di mentire oppure sceglie questo giorno, quello del mio intervento per una classica imboscata per colpire un ministro del governo contro cui si scaglia ogni giorno“.

È normale – aggiunge ancora la titolare del dicastero del Turismo – che un giornalista scriva cose secretate e ignote a me e ai miei avvocati? Ci scandalizziamo per come mi vesto, per dove abito, e chiudiamo gli occhi davanti a questa sporca pratica?

Santanchè nel suo intervento ha ribadito quindi, affermandolo “sul mio onore”, che “non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi”.

L’esponente di FdI prende le distanze da Ki Group, rimarcando di non aver mai avuto “nessun controllo nel settore dell’alimentare biologico come molti media hanno raccontato“, non avendo “mai superato il 5% della mia partecipazione”. “Nel 2010 il gruppo del settore biologico (di cui si parla, ndr) è stata presa non da me ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame e comunque con il suo intervento i lavoratori hanno avuto 12 mesi di retribuzione“.

Entrando nel merito della società, “da Ki group srl ho incassato 27mila euro lordi in tre anni, una media di 9mila euro l’anno per gli anni precedenti, tra 2014 e 2018 in cui la società ha fatto margini operativi positivi, ho percepito dalla capogruppo un valore lordo annuio di circa 100mila euro“, ha detto Santanchè sottolineando che non si tratta dei “compensi stratosferici” di cui si è parlato.

La ministra evoca qunidi il complotto, sottolineando che “per 30 anni dal mio gruppo nessuno mi ha mai accusato di nulla. Oggi i miei collaboratori sapranno portare avanti la società, essendo io socia di minoranza. Non ho avuto mai favoritismi e mai li ho cercati”. Anzi, rivendica Santanchè, per il risanamento della quattro società del gruppo Visibilia “ho messo a disposizione il mio patrimonio e dunquemi sarei aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende”.

Sulla vicenda della dipendente in cassa integrazione a zero ma al lavoro per Visibilia, la ministra si difende così: “Di fronte alla contestazione tardiva della dipendente pur ritenendo le sue informazioni infondate ed essendo certa che lei non ha mai messo piede in Visibila, la società ha sanato la situazione considerandola in servizio senza che fosse pervenuta alcuna richiesta dagli enti preposti e prima della vicenda mediatica. Nessun altro dipendente ha sollevato questioni sulla cassa integrazione. La trasmissione televisiva (Report, ndr) pensava di avere una non notizia bomba invece era una non notizia“.

Le posizioni in Aula

Come ampiamente pronosticato, Italia Viva rompe con Azione, che col suo leader Carlo Calenda si era espresso duramente contro la ministra. Con Enrico Borghi, recentemente entrato in IV dopo la fuoriuscita dal Pd, i renziani rivendicano la loro posizione garantista: “Non chiediamo le sue dimissioni come voi avete fatto con noi. Noi diciamo che ogni valutazione sul prosieguo della sua esperienza di ministra è nelle mani sue e del presidente del Consiglio, che si assume la responsabilità politica. Se c’è dell’altro tragga le necessarie conclusioni. La decisione è tutta nelle sue mani”.

Di segno opposto i 5 Stelle e il Partito Democratico. I pentastellati annunciano con Stefano Patuanelli di aver presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Santanchè, con le urla “dimissioni, dimissioni” dopo l’annuncio dell’ex ministro. Dal fronte Dem Antonio Misiani ha rivendicato che “a differenza di tanti altri gruppi, per noi vale sempre il principio di presunzione d’innocenza”. Allo stesso tempo, aggiunge l’esponente Dem, “abbiamo il dovere di discutere di opportunità politica” e dunque “le dimissioni da ministro sarebbero un gesto importante e significativo. E non sono parole mie, ma della presidente Meloni sul caso Josefa Idem. Non è stata chiarita dalla ministra una galleria di ombre e di brutture. La nostra interrogazione non ha avuto risposta: il prestito da 2,7 milioni non è stato chiarito. È un grave problema di opportunità politica: può una ministra avere un debito nei confronti dello Stato? Secondo noi no, non può rimanere al suo posto”.

Dalla maggioranza, e non poteva essere altrimenti, fiducia (a parole) nell’operato della ministra. “Lei ha ancora più oggi che mai la piena fiducia di FdI e mia, e la nostra solidarietà per gli attacchi ignobili di alcuni organi di informazione, noti per la loro faziosità, interessati a infangare la sua immagine”, dice nel suo discorso il senatore meloniano Alberto Balboni.

Il ‘caso’ Santanchè

Le accuse alla ministra arrivano dalla puntata andata in onda lunedì scorso su Rai3, durante il programma Report. L’inchiesta si basava tra le altre cose sulle accuse di alcune ex dipendenti delle aziende di Santanchè, Ki Group e Visibilia. La prima tra il 2018 e il 2019 avrebbe accumulato debiti con i fornitori che a un certo punto sarebbero arrivati fino a 8 milioni di euro: in difficoltà anche nel farsi approvare i bilanci, la dirigenza scelse di creata una nuova società – Ki Group srl – per incorporare i rami in attivo e lasciare i debiti alla società originaria, Ki Group spa. Nei passaggi societari vi furono licenziamenti e alcuni dipendenti hanno denunciato di non aver ottenuto il tfr, il trattamento di fine rapporto, somma che spetta in qualsiasi caso a un lavoratore quando cessa un rapporto di lavoro. Canio Mazzaro, ex marito della ministra, avrebbe anche usufruito di un appartamento a Milano dal costo di 100mila euro all’anno registrato come “ufficio di rappresentanza” della società.

Simili le accuse di malagestione anche per il gruppo Visibilia, diverse società che si occupano di raccolta pubblicitaria e che pubblicano anche alcuni settimanali/mensili tra cui Visto e Novella 2000. Un ex dipendente dell’azienda ha raccontato in forma anonima che un’altra dipendente sarebbe stata messa in cassa integrazione “a zero ore”, quindi senza obbligo di lavorare, ma nonostante questo nessuno l’aveva avvertita e la dipendente ha continuato a farlo. Una circostanza che, se fosse accertata, sarebbe un reato, in particolare truffa ai danni dello Stato.

Alla ministra vengono contestati anche i ripetuti attacchi al governo Conte durante la pandemia di Covid-19: più volte disse in trasmissioni tv di aver anticipato la cassa integrazione nelle sue aziende con i suoi soldi, circostanza smentita dalle ex dipendenti di Ki Group sentite da Report.

5 Luglio 2023

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