No all'archiviazione dei pm

Caso Cospito, imputazione coatta per il sottosegretario Delmastro: Palazzo Chigi ‘spara’ contro le toghe

Giustizia - di Carmine Di Niro

6 Luglio 2023 alle 16:58 - Ultimo agg. 6 Luglio 2023 alle 22:40

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Caso Cospito, imputazione coatta per il sottosegretario Delmastro: Palazzo Chigi ‘spara’ contro le toghe

Il giudice per le indagini preliminari di Roma ha disposto l’imputazione coatta nei confronti di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia del governo Meloni, nell’ambito del procedimento per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito.

Il gip, ritenendo sussistenti sia l’elemento oggettivo che soggettivo del reato, chiede così alla Procura di Roma, che aveva chiesto l’archiviazione nei confronti dell’esponente di Fratelli d’Italia, di formulare l’imputazione. I pm capitolini, pur riconoscendo la sussistenza oggettiva della violazione commessa da Delmastro, ritenevano non ci fossero prove sufficienti sull’elemento soggettivo, ossia la consapevolezza dell’esistenza del segreto.

Nel chiedere l’archiviazione la Procura riconosceva “l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo – si affermava in una nota del maggio scorso – ed è fondata sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale“.

In sostanza per i magistrati di Roma il sottosegretario Delmastro non avrebbe potuto condividere col collega di partito Donzelli quelle informazioni riservate che descrivevano i colloqui di Cospito con alcuni boss detenuti con lui al 41 bis, ma il fatto non era punibile in quanto il deputato di Fratelli d’Italia era convinto in buona fede di non star violando la legge non avendo contezza delle norme relative agli atti di indagine provenienti dalle carceri.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, invece, sussiste sia l’elemento oggettivo che quello soggettivo del reato. L’eventuale rinvio a giudizio sarà deciso in una nuova udienza dal gup.

Da dove nasce l’indagine

Il fascicolo su Delmastro per rivelazione di segreto d’ufficio è stato aperto a seguito di un esposto del deputato dei Verdi, Angelo Bonelli. La vicenda nasce dopo lettura nell’Aula della Camera da parte del deputato e collega di partito di Delmastro, l’esponente di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli (mai indagato), delle conversazioni in carcere tra l’anarchico Alfredo Cospito e alcuni esponenti della criminalità organizzata rinchiusi come lui in regime di 41bis nel penitenziario di Sassari.

Il 31 gennaio scorso Donzelli rivelò in Aula, per attaccare i deputati del Partito Democratico che nelle settimane precedenti erano andati a far visita l’anarchico e monitorare le sue condizioni di salute per lo sciopero della fame, il dialogo tra lo stesso Cospito, il camorrista Francesco Di Maio e lo ‘ndranghetista Francesco Presta.

Quelle parole facevano parte di una relazione del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, rivelata da Delmastro al collega, con cui condivide un appartamento a Roma, ritenendoli atti non segreti.

Tesi confermata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che aveva prima parlato di documenti “sensibili” e poi è intervenuto più volte in Parlamento per difendere Delmastro e Donzelli. Il Guardasigilli aveva definito quel dossier né classificato né secretato ma “a divulgazione limitata”.

L’ipotesi della Procura di Roma è che la diffusione in Parlamento di quel carteggio costituisca comunque una violazione di segreto d’ufficio. Il dossier inviato dal Dap a Delmastro e passato a Donzelli non era destinato all’esterno, né ad uso politico per la delegittimazione di un avversario politico.

La reazione di Delmastro

Delmastro affida la sua replica a una nota: “Prendo atto della scelta del Gip di Roma che, contrariamente alla Procura, ha ritenuto necessario un approfondimento della vicenda giuridica che mi riguarda. Avrò modo, davanti al Giudice per l’Udienza Preliminare di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell’elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che nessun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo“.

Palazzo Chigi all’attacco

Ben altri toni arrivano invece da “fonti” di Palazzo Chigi, in una nota che pare vergata dalla premier Giorgia Meloni e dal sottosegretario Alfredo Mantovano, anche magistrato. Durissimo l’affondo contro “una fascia della magistratura” dopo il doppio colpo subito in 24 ore, prima col caso della ministra Daniela Santanchè e oggi con l’imputazione coatta del sottosegretario Delmastro.

In un processo “non è consueto che la parte pubblica, chieda l’archiviazione” e il Gip “imponga che si avvii il giudizio – affermano fonti di Palazzo Chigi -. In un procedimento in cui gli atti sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente” nel giorno dell’informativa in Parlamento, “dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria”.

“Quando questo interessa due esponenti del governo” è “lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee“.

Parole clamorose che evocano uno scontro totale tra poteri dello Stato. Sul punto interviene quindi la segretaria del Partito Democratico: Elly Schlein chiede alla premier di “uscire dal suo silenzio“.  Quella del sottosegretario Del Mastro e della ministra Santanchè stanno ormai diventando due pagine davvero inquietanti della cronaca politica italiana.Ed è assolutamente inaccettabile in un sistema democratico che, anziché rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura.A questo punto è inevitabile che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si assuma le sue responsabilità

 

6 Luglio 2023

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