Aveva 80 anni

È morto James Senese: addio al padre del Neapolitan Power, sassofonista dei Napoli Centrale e sodale di Pino Daniele

Figlio della guerra, fondatore degli Showmen e dei Napoli Centrale, uno dei musicisti più incredibili che l'Italia abbia mai avuto. "A te, te piace a musica o o'fummo!", la frase che recitava in "No, grazie il caffé mi rende nervoso". Appunto

News - di Antonio Lamorte

29 Ottobre 2025 alle 10:29

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Foto Marco Cantile/LaPresse 18-05-2014 – Napoli (Italia) Cronaca La Ferrero festeggia i 50 anni della Nutella con una grande festa a Napoli in Piazza del Plebiscito. Nella foto: Sul palco James Senese
Foto Marco Cantile/LaPresse 18-05-2014 – Napoli (Italia) Cronaca La Ferrero festeggia i 50 anni della Nutella con una grande festa a Napoli in Piazza del Plebiscito. Nella foto: Sul palco James Senese

Addio al figlio della musica e della musica americana. Addio al figlio della guerra, di Napoli sotto le bombe, dello sbarco degli alleati. Addio al figlio del Centro Storico, della strada dei musicisti via San Sebastiano, di Napoli nord e della Napoli meno provinciale. Addio al padre del Neapolitan Power, senza il quale non ci sarebbero stati gli Showmen, i Napoli Centrale, non ci sarebbe stato il sound di Pino Daniele. A 80 anni, addio a James Senese, sassofonista e cantante. Aveva 80 anni, era stato ricoverato a fine settembre all’ospedale Cardarelli a causa di una grave infezione polmonare.

Si chiamava Gaetano, era nato a Miano, figlio di Anna Senese e di un militare americano di stanza a Napoli, James Smith, originario della North Carolina, soldato della 92nd Infantry Division. “È nat nu criatur, è nat nir”, cantava la Tammurriata Nera. Jmsiè era nato il 6 gennaio 1945, era cresciuto con il nonno Gaetano. E un giorno vide la madre tornare a casa con un 78 giri di John Coltrane. “Jè guarda quest’uomo, è come tuo padre …”. Aveva 8 anni. “Forse inconsciamente da quel momento ho identificato quell’immagine con quella di mio padre, che avrei visto per la prima volta in foto molti anni dopo, da adolescente”, ha raccontato nell’autobiografia Je sto ccà (Guida) scritta dal giornalista Carmine Aymone.

Divenne in poco tempo o’Jammo base, che nella parlesia – la lingua segreta dei musicisti napoletani di quegli anni – indicava il capostipite di quella mescolanza tra la tradizione napoletana e la musica arrivata da oltre oceano. Dopo la gavetta, band e complessi come Gigi e i suoi Aster e Vito Russo e i 4 Conny, fondò gli Showmen con Mario Musella: il Nero a Metà dell’album di Pino Daniele, altro figlio della guerra come lui, una voce indimenticabile, morto tragicamente ad appena 34 anni. Vinsero il Cantagiro con Un’ora sola ti vorrei. Parteciparono nel 1969 al Festival di Sanremo con Tu sei bella come sei.

Senese fondò con il batterista Franco Del Prete i Napoli Centrale. E alzò ancora di più l’asticella: a chi pensava, e li chiamava a suonare, pensando di ritrovarsi una band di standard tradizionali restava sconvolto da una band fusion, prog e jazz, rock progressivo. A Senese non interessavano le canzoni, cercava sound e traiettorie meno prevedibili di quelli della musica pop da classifica. Si ispirava a Coltrane, Miles Davis, Weather Report. Il primo periodo della band si interruppe dopo tre album, nel 1978, nel frattempo un ragazzo del Centro Storico lo aveva telefonato a casa: voleva suonare.

Con Pino Daniele esplose definitivamente il Neapolitan Power, un movimento che non divenne mai un preciso genere quanto più un’idea: una musica radicata nella tradizione napoletana che si contaminata con le influenze dagli Stati Uniti. “Eravamo come un satellite – ci raccontava in un’intervista – Qualcosa che non si poteva toccare, irraggiungibile. Vedevamo la nostra realtà e la raccontavamo: dedicavamo tutti noi stessi alle nostre idee, al nostro cuore. Veniva tutto fuori da lì”. Anni indimenticabili: il 27 giugno del 1980 avevano aperto l’epocale concerto di Bob Marley allo Stadio San Siro di Milano, a Piazza del Plebiscito 200mila persone per il concerto del tour di Nero a metà del 19 settembre 1981.

Il primo album da solista nel 1983, James Senese. Ad Alhambra, il disco migliore a suo dire, partecipò anche Gil Evans. Quando nel 1985 Roberto De Simone si preparò a comporre il suo Requiem in memoria di Pasolini, immaginò James Senese nelle vesti dell’Angelo del Giudizio Universale, “quello che con la sua tromba sveglierà i morti”. Iconica anche il suo cameo nel film No, grazie il caffé mi rende nervoso con Lello Arena e Massimo Troisi. “A te, te piace a musica o o’fummo!”, la frase che recitava e che diceva molto di lui. Senese è diventato un personaggio monumentale quando era ancora in vita: una sorte destinata soltanto ai più grandi. Ha vissuto una vita straordinaria, è riuscito ad arrivare anche al grande pubblico con una musica che non inseguiva la moda e il mercato.

E non ha mai smesso di suonare. “Altrimenti qua si muore. E non per un fatto economico: è un fatto fisico. Senza musica io morirei”. All’Apollo Theater di New York, nel 1990, venne definite “Brother in Soul”. O’Sanghe, del 2016, aveva vinto la targa del Premio Tenco al miglior album in dialetto. Nel 2020 gli avevano dedicato un documentario, diretto dal regista Andrea Della Monica, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Centinaia di concerti in tutta Italia con i riuniti Napoli Centrale. L’ultimo disco era stato pubblicato quest’anno, Chest nun è a terra mia. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha ricordato “un artista straordinario, un figlio della Napoli vera, passionale e intrisa di contaminazioni”. Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca “sassofonista straordinario, musicista, artista napoletano apprezzato in tutto il mondo. Sono ore davvero tristi per la nostra comunità che piange per la scomparsa di un suo figlio così talentuoso e amato”. Cordoglio anche da parte della SSC Napoli.

29 Ottobre 2025

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