Il caso dell'ex deputato Pd

Contro Emanuele Fiano un assalto antisemita: essere anti-sionista significa voler radere al suolo lo Stato di Israele

È inaccettabile comunque l’atto di impedire a una persona di esprimere le proprie opinioni. In questo caso c’è una componente razzista

Cronaca - di Piero Sansonetti

29 Ottobre 2025 alle 07:00

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Photo Marco Cremonesi/LaPresse
Photo Marco Cremonesi/LaPresse

L’amico Lele Fiano ha subito una sopraffazione all’Università di Venezia molto grave per due ragioni. Innanzitutto perché una sopraffazione è sempre una pessima cosa. In secondo luogo perché l’ha subita in quanto ebreo. Un gruppo di pro-palestina gli ha impedito di parlare a un convegno organizzato da un’associazione di cittadini. In questi casi c’è poco da discutere: è antisemitismo. Senza nessuna scusante. E l’antisemitismo è uno dei filoni principali del razzismo. Lele è stato aggredito da un gruppo di razzisti.

Di solito gli antisemiti che non vogliono essere considerati tali si dichiarano antisionisti. Dicono: “Non siamo contro gli ebrei, siamo contro i sionisti”. E poi gridano quello slogan inascoltabile: “Palestina libera dal fiume al mare”. Forse – spero – senza sapere che quello slogan antisionista vuol dire radere al suolo lo Stato di Israele, abolirlo. Palestina libera è un bellissimo slogan. Di schieramento a difesa di un grande popolo che oggi è perseguitato, vilipeso, oppresso e sterminato dall’esercito israeliano guidato dal governo Netanyahu. E che sta subendo una quantità infinita di crimini di guerra. Però questo slogan non può essere esteso alla richiesta di distruzione di Israele.

Il sionismo è una corrente di pensiero molto discutibile. Ma è una corrente di pensiero. E il pensiero è sempre legittimo. Forse ottant’anni fa era legittimo considerare un errore la nascita dello Stato di Israele in quel luogo del Medioriente. Ma quella discussione è chiusa. Lo Stato di Israele esiste, ha il diritto di esistere, deve esistere, e chi vorrebbe annientarlo è un folle ed è antisemita. Perciò dichiararsi oggi antisionista equivale a dichiararsi antisemita. E decidere addirittura che i sionisti non hanno diritto di parola è una cosa orrenda. Con l’aggravante, in questo caso, che la vittima del sopruso era un ebreo, riconoscibile come ebreo, figlio di un sopravvissuto all’Olocausto.

Fiano ha bollato come fascisti i suoi aggressori. La Russa si è indignato, perché dice che i fascisti non c’entrano niente. Lele si è limitato a ricordare un episodio che riguarda la sua famiglia. Quando a suo padre, ragazzino tredicenne, nel 1938, fu impedito di parlare. Dai fascisti. È storia, caro La Russa, e la storia non cambia. L’antisemitismo fu una delle caratteristiche più chiare del fascismo. E le cose restano così. Antisemitismo uguale fascismo. Un abbraccio a Lele, dal quale, credo, sulle questioni mediorientali ci divide un fiume di dissensi. Il dissenso è democrazia, il divieto è il suo contrario.

P.S. Nelle passate settimane e mesi episodi analoghi hanno avuto come vittime vari giornalisti o politici. Tra gli altri i colleghi David Parenzo e Daniele Capezzone. La condanna è identica a quella espressa per l’assalto a Fiano. E identica la solidarietà.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE RETTIFICA

Egr. Direttore, con riferimento all’articolo: “Contro Emanuele Fiano un assalto antisemita: essere anti-sionista significa voler radere al suolo lo Stato di Israele” pubblicato il 29.10.2025 su l’Unità, ne contestiamo fermamente il contenuto perché falso e denigratorio. Si sostiene che a Fiano sarebbe stato impedito di parlare, cosa non vera, “in quanto ebreo”, bollando come espressione di antisemitismo, razzismo e fascismo la contestazione. Respingiamo queste accuse, che non possono essere rivolte a chi come noi fa della lotta all’antisemitismo, al fascismo e al rifiuto di ogni discriminazione razziale una base fondante e costitutiva del proprio credo e agire politico. È falso che Fiano sia stato contestato in quanto “ebreo”, come da lui peraltro smentito. La contestazione in questione, come emerge dagli slogan e dai comunicati di rivendicazione riguarda la posizione politica dell’on. Fiano sul sionismo (che lei stesso definisce nell’articolo “corrente di pensiero molto discutibile”) e sulla negazione del genocidio palestinese, non le origini “razziali” “etniche” del relatore. Libertà di espressione è anche diritto a contestare esponenti politici incluso Fiano, che non gode d’immunità per le origini familiari, nel rispetto profondo che abbiamo per ogni vittima del nazifascismo. Proprio ciò, ci spinge oggi a non girare la sguardo e a denunciare in ogni sede il genocidio del popolo palestinese in corso. Sono lontani i tempi in cui dalle colonne di “questo” giornale, Piero Della Seta, comunista ebreo metteva in guardia da “chi ha interesse a confondere cose ben separate e distinte – lo Stato di Israele e l’atteggiamento nei confronti del popolo ebraico – allo scopo di far leva sui ricordi dolorosi o su non sopiti complessi di colpa e alimentare così un moto dei sentimenti, volto a fini ben precisi” denunciando la deriva razzista, colonialista di fatto irreversibile di Israele. Era il 1967. E cosa si direbbe oggi delle parole di Berlinguer che dal palco della festa del’Unità del 1982 appellava le azioni israeliane come “ furia omicida che ricalca le nefandezze naziste”? Chi parla di “Sinistra per Israele” mentre Israele commette crimini di genocidio, viola il diritto internazionale, occupa i territori palestinesi e impone “apartheid” dovrebbe quantomeno accettare di poter essere contestato. Criticare Israele è un conto l’antisemitismo altro, confondere i piani significa mascherare la propria complicità con la politica criminale di Israele,– proprio come vorrebbe il recente d.d.l. liberticida presentato dall’on. Gasparri – non facendo buon servigio alla lotta all’antisemitismo. Spiace che a farlo sia anche ciò che resta di questa gloriosa testata. FGC

29 Ottobre 2025

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