L'accordo
Gaza: liberati tutti gli ostaggi ancora vivi, Trump accolto a Gerusalemme come “il miglior amico di Israele”
Il rilascio supervisionato dalla Croce Rossa, in diversi punti nella Striscia. Hamas pubblica l'elenco degli ostaggi e dei 1.900 detenuti palestinesi che dovrebbero essere rilasciati
Esteri - di Redazione Web
È cominciato questa mattina il rilascio degli ostaggi israeliani ancora vivi, prigionieri nella Striscia di Gaza dopo i massacri del 7 ottobre 2023 di Hamas nello Stato Ebraico e dopo oltre due anni di operazioni militari di Israele che hanno provocato oltre 67mila morti. “La guerra è finita. Okay? Lo capite?”, le parole di Donald Trump ai giornalisti sull’Air Force One prima di atterrare questa mattina a Tel Aviv, in Israele. “Penso che durerà. Credo che la gente sia stanca. Sono passati secoli”. Lo scambio è supervisionato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. Hamas aveva pubblicato un elenco con i nomi dei 20 ostaggi che saranno liberati.
L’accordo raggiunto la settimana scorsa, grazie alla mediazione degli Stati Uniti, prevede la liberazione di migliaia di prigionieri palestinesi, detenuti spesso in maniera sommaria, nelle carceri israeliane. L’organizzazione islamista questa mattina ha pubblicato l’elenco degli oltre 1.900 detenuti palestinesi che dovrebbero essere rilasciati nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco. Gli ostaggi vengono liberati in diversi momenti, i primi a nord della Striscia Gaza, gli altri a sud di Gaza. Scene di commozione e di giubilo nella piazza degli ostaggi, che ha seguito collettivamente tutte le fasi.
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I nomi degli ostaggi israeliani nell’elenco: Bar Kuperstein, Eviatar David, Yosef Haim Ohana, Segev Kalfon, Avitan Or, Elkana Buchbot, Maxim Harkin, Nimrod Cohen, Matan Tsengauker, David Cuneo, Eitan Horn, Matan Engerst, Eitan Mor, Gali Berman, Ziv Berman, Omri Miran, Alon Ohel, Guy Gilboa-Dalal, Rom Breslavsky e Ariel Cune. Non ce l’ha fatta intanto Bipin Joshi, studente nepalese di agraria, l’unico ostaggio nepalese ancora nelle mani di Hamas. Lo ha dichiarato alla BBC l’ambasciatore in Israele, non ci sono notizie della sua sopravvivenza.
Netanyahu ha fatto avere dei biglietti scritti a mano con la moglie Sara agli ostaggi liberati. Hamas ha permesso agli ostaggi rapiti ancora prigionieri nella Striscia di telefonare alle famiglie in Israele mentre i primi venivano liberati. “Oggi è una giornata storica per Israele, stiamo aspettando il rilascio di 48 ostaggi dopo 738 giorni all’inferno. Ora gli ostaggi vivi si possono riunire con le loro famiglie e i morti potranno essere seppelliti”, ha dichiarato in un video la portavoce del governo di Israele Shosh Bedrosian. 48 in tutto i prigionieri, sia vivi che deceduti, detenuti dai militanti palestinesi a Gaza citati dalle Brigate Ezzedine al-Qassam sul suo canale Telegram.
Prime Minister Benjamin Netanyahu and his wife Sara added a personal message for the returning hostages to the welcome kits prepared for them by the Prime Minister’s Office Hostages Authority and include clothing and personal equipment, a laptop computer, a cellphone and a tablet pic.twitter.com/dk4QMDiFkP
— Prime Minister of Israel (@IsraeliPM) October 13, 2025
“Dal Medioriente si accende un’altra luce di speranza dopo due anni di orrori – il post sui social del ministro degli Esteri Antonio Tajani – I primi ostaggi israeliani hanno lasciato le loro prigioni a Gaza. Dopo il cessate il fuoco, un altro passo in avanti di un percorso ancora fragile, il passaggio dalla guerra alla pace. Tutto è ancora molto incerto: il compito che spetta a tutti noi, ai governi e ai popoli dell’Europa assieme ai nostri amici del mondo arabo, è quello di consolidare e costruire giorno dopo giorno le condizioni perché la pace resista e si rafforzi. L’Italia contribuirà a far sì che il progetto dei ‘2 popoli 2 Stati’ non rimanga uno slogan vuoto. Si impegnerà con lealtà e convinzione perché i due popoli possano trovare la pace nel rispetto e nella sicurezza”.
“Sarei orgoglioso di mettere piede a Gaza, mi piacerebbe poterla visitare”. Trump ha messo in discussione la presenza di Tony Blair, ex premier britannico, al vertice del cosiddetto board per la pace che dovrebbe supervisionare la pace a Gaza. “Ho sempre apprezzato Tony, ma voglio scoprire se è una scelta accettabile per tutti”. Il Presidente degli Stati Uniti, dopo un discorso alla Knesset, il parlamento di Israele, si sposterà nel pomeriggio in Egitto per un incontro sulle fasi successive degli accordi: a Sharm el-Sheikh non è prevista invece la presenza di Netanyahu.
I discorsi di Trump e Netanyahu alla Knesset
Accolto da una ovazione dei parlamentari della Knesset, Trump ha ovviamente rivendicato il lavoro svolto per raggiungere l’accordo, lodando l’operato di Israele in questi due anni. “La storia della ferrea determinazione e del trionfo di Israele dal 7 ottobre dovrebbe essere la prova per il mondo intero che coloro che cercano di distruggere questa nazione sono destinati a un amaro fallimento. Lo Stato di Israele è forte e vivrà e prospererà per sempre”, le parole del presidente Usa.
Ovazioni ma anche contestazioni, con due deputati (Ayman Odeh e Ofer Cassif della lista di sinistra Hadash-Ta’al) allontanati dalla sala della Knesset dopo aver sventolato un cartello con la scritta “Riconoscete la Palestina” mentre stava parlando il presidente Usa.
Hadash-Ta’al MKs Ayman Odeh and Ofer Cassif removed from Trump’s speech after holding up signs calling to “recognize Palestine.”
Trump quips that the ejection was “very efficient.” pic.twitter.com/0tvs7JbSAS
— Sam Sokol (@SamuelSokol) October 13, 2025
D’ora in poi, ha spiegato Trump, “l’attenzione totale su Gaza dovrà essere rivolta al ripristino dei fondamenti di stabilità, sicurezza, dignità e sviluppo economico, affinché possano finalmente avere la vita migliore che i loro figli meritano”.
Da Trump sono arrivate aperture ai principali Paesi del Medio Oriente, anche al “nemico” Iran. “Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti in questa regione che decenni di fomentare terrorismo, estremismo, jihadismo e antisemitismo non hanno funzionato: si sono ritorti contro di loro in modo totale”, l’analisi di Trump. Quindi il messaggio al regime di Teheran: “È più evidente che mai che le nazioni produttive e responsabili di questa regione non dovrebbero essere nemiche o avversarie, ma partner e, alla fine, persino amiche – ha aggiunto – Anche con l’Iran, il cui regime ha inflitto così tante morti in Medio Oriente, la mano dell’amicizia e della cooperazione è sempre aperta”.
Trump fortemente ringraziato da Netanyahu: “Nessun presidente Usa ha fatto più per noi”, ha detto il premier israeliano nel suo discorso in Parlamento. Il leader del Likud lo ha ringraziato “per la sua leadership cruciale, per aver portato avanti una proposta che ha avuto il sostegno di quasi tutto il mondo, una proposta che ha riportato indietro tutti i nostri ostaggi vivi e che apre la porta a un’espansione storica della pace nella nostra regione ed oltre”, oltre che “per esserti schierato contro le menzogne dell’Onu”.
“All’inizio della guerra promisi di riportare a casa tutti gli ostaggi. Oggi grazie all’aiuto ed alla determinazione del presidente Trump e del suo team e al sacrificio incredibile e al coraggio dei soldati israeliani noi manteniamo questa promessa”, ha quindi aggiunto nel suo discorso Netanyahu.
Il premier ha promesso di “impegnarsi per questa pace”. “Ora bisogna occuparsi del disarmo di Hamas in modo che non sarà più una minaccia per Israele. Lei – ha aggiunto rivolgendosi al presidente Trump che gli sedeva vicino – ha sostenuto la mia idea di mandare le truppe nelle loro roccaforti. Avevamo ragione, Hamas si è arresa. Lei ha cambiato la situazione”.