Il presidente uscente si impone alle elezioni

Occhiuto a valanga, Forza Italia vola e frena Meloni e Salvini al Sud: Tridico seminato

Il candidato azzurro dà quasi 20 punti di distacco al rivale grillino e ridimensiona i piani di FdI e leghisti al Sud, fermi entrambi a poco più del 10%. Pd secondo partito al 14%

Politica - di David Romoli

7 Ottobre 2025 alle 07:00

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Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Roberto Occhiuto ha stravinto in Calabria. Trionfa Forza Italia, primo partito e primissimo se si sommano i voti della Lista Occhiuto che combatte per il secondo posto e Tajani esulta: “Siamo stabilmente il secondo partito della coalizione”. Occhiuto si toglie il sassolone dalla scarpa: “Abbiamo impedito che ci sconfiggessero per via giudiziaria”.

Per una volta non ce neanche bisogno di andare oltre la primissima rilevazione. Lo scarto è troppo largo non solo per avere dubbi sulla vittoria del governatore uscente sul rivale Pasquale Tridico, 5S: è immediatamente evidente che sarà intorno ai 20 punti, se qualcosina in più o in meno è la sola incognita. L’affluenza è calata di poco ma era già raso terra: 43,14% contro il 44,36%. Ha votato molto meno della metà degli aventi diritto e il dato nella Regione al voto ha un peso politico superiore alle altre piazze. Meno elettori vanno alle urne, più s’impenna il peso delle filiere fidelizzate che in Calabria rispondono prima di tutto al partito azzurro da cui lo stesso Occhiuto proviene. FI è il primo partito sia della destra che in assoluto, sfiora il 18% nelle proiezioni e la Lista del governatore, filiazione azzurra, si piazza al 13%, terzo partito dopo il Pd al 14%, FdI e la Lega sono testa a testa, poco sopra il 10%.  La mossa del cavallo operata dal governatore indagato si è rivelata vincente soprattutto ai danni degli alleati tricolori.

La Calabria è tradizionalmente una regione del centrodestra. Se al posto del governatore uscente ci fosse stato un altro candidato quasi certamente la avrebbe spuntata lo stesso. Solo che nelle intenzioni di Giorgia Meloni quel candidato non sarebbe stato Occhiuto: mirava a imporre in Calabria un candidato del suo partito senza riconfermare il presidente uscente. Occhiuto ha annusato la trappola e ha fatto saltare il tavolo con la mossa astuta delle dimissioni e della immediata ricandidatura. I risultati premiano il suo colpo di scena. Pasquale Tridico, l’ex presidente dell’Inps e papà del reddito di cittadinanza, era probabilmente il candidato più forte che il Campo Largo potesse mettere in campo. Nessuno sperava davvero che ce la potesse fare in una piazza ostile alla sinistra come la Calabria. In compenso tutti davano per probabilissimo un distacco molto minore, se non proprio un testa a testa quasi sì. Non si tratta di un particolare. Marche a parte, dove l’esito pareva davvero in bilico sino alla vigilia, l’esito della altre regioni al voto in questo autunno è dato ovunque per già certo: era già dato per scontata che tutti avrebbero mantenuto le regioni che già governano, il centrodestra in Calabria e Veneto, la sinistra in Campania, Puglia e, già nel prossimo weekend, in Toscana. Il test era ed è ancora nelle quattro regioni che ancora devono votare tutto sullo scarto. Ridurre al minimo il distacco era la scommessa in Calabria come lo sarà, a parti rovesciare, domenica e lunedì prossimi in Toscana.

Ridurre lo svantaggio, soprattutto per il centrosinistra, sarebbe stato il segno che sta funzionando la strategia impostata dalla segretaria ma anche da un vecchio leader storico come Dario Franceschini, cioè non mirare più alla conquista del voto centrista indeciso ma alla riconquista dei propri voti passati all’astensione con una politica molto più identitaria e radicale. Dare per sconfitta quella strategia dopo due test locali, uno dei quali di limitatissima estensione come le Marche, sarebbe risibile ma di certo i leader dovranno rivedere l’idea che l’unità di per sé basti a rimotivare una parte del loro elettorato astenuto.

L’idea che nelle urne potesse farsi sentire in maniera rilevante una sorta di “Effetto Gaza” è sempre stata solo un suggestione giornalistica. Non così l’ “Effetto Ponte” su cui aveva scommesso Salvini. Ha tenuto senza fondare ma festeggia lo stesso: “La grande vittoria del centrodestra è la sconfitta dei No Ponte”. Ha poche ragioni di brindare Giorgia. Infatti è tiepida. Esalta “l’azione di buongoverno” premiata dai cittadini senza esaltarsi troppo per il candidato come aveva fatto nelle Marche. Ma certo, Acquaruoli era un Fratello. Occhiuto avrebbe preferito invece non rivederlo su quella poltrona per altri cinque anni. Vittoria sì ma con una punta di fiele. Più entusiasti di tutti sono, va da sé, i forzisti, con Tajani arrivato di corsa per abbracciare il suo campione.

Tridico la ha presa sportivamente, pur senza nascondere l’amarezza. Ha telefonato al vincitore per congratularsi, ricevendo in cambio l’invito a “pacificare la regione dopo una campagna violenta” e ha parlato della campagna elettorale “intensa ma molto breve”. Conte si complimenta col vincitore, promette “vigilanza”, ringrazia Tridico. Il Pd si limita a confermare l’ “alleanza larga”. Per ora aspetterà le prossime prove, contando su risultati molto diversi nelle piazze dove già governa. Le somme, il Pd, le tirerà solo dopo la chiusura dell’intero ciclo.

7 Ottobre 2025

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