La presentazione del rapporto
Il pugno al cielo di Francesca Albanese: “Parlate di Gaza non di me”
Ieri a Montecitorio la relatrice speciale Onu sui Territori palestinesi ha presentato il suo rapporto “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”. Ascari (M5S): “L’abbiamo candidata al Nobel”.
Politica - di Asia Buconi
Se la sala conferenze della Camera ospitasse concerti si parlerebbe di “sold out”. Tanta era l’attesa per l’arrivo di Francesca Albanese, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi. Che ieri, a Montecitorio, ha presentato il suo report “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, diffuso a inizio mese, un documento, dice, da leggere come la “sintesi di un sistema” consolidato che vede moltissime aziende – per lo più statunitensi, ma anche nostrane – trarre profitto dall’ “economia dell’occupazione, dell’apartheid e ora del genocidio”.
Un’indagine coraggiosa, durata sei mesi, che è costata ad Albanese le sanzioni da parte degli Stati Uniti. Ma che le ha portato anche tanta solidarietà, nazionale e internazionale. Un’onda di sostegno che l’ha travolta e che oggi si traduce nella candidatura al Nobel per la pace. Una richiesta partita prima sul web, con svariate petizioni record di firme, poi arrivata fin nelle Aule. E raccolta dalla pentastellata Stefania Ascari, coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina, che ieri, durante la conferenza, sedeva proprio accanto ad Albanese. Con loro al tavolo – oltre al direttore di Altreconomia Duccio Facchini – altri rappresentanti dell’opposizione: il deputato di Avs Angelo Bonelli e la dem Laura Boldrini. Ma la lista potrebbe continuare, lunghissima: in mezzo alla piccola folla che, in mancanza di sedute, si era radunata in fondo alla sala, c’erano, tra gli altri, anche la senatrice del M5S Alessandra Maiorino e il deputato di Avs Marco Grimaldi. In prima fila, invece, sedevano il leader di Avs Nicola Fratoianni e il pentastellato Riccardo Ricciardi. Della maggioranza di governo, invece, neanche l’ombra.
Alle 13 si comincia e il primo applauso per Albanese parte prima ancora che lei parli. Tra un “click” e l’altro dei fotografi, la relatrice Onu definisce il rapporto oggetto della conferenza come “l’inchiesta più difficile che io abbia mai fatto”. Perché? “Perché finalmente ho capito il motivo per cui il genocidio in corso a Gaza, così come l’occupazione che l’ha generato e l’ha sostenuto, non si sia ancora fermato e sia rimasto impunito: dietro di esso, oltre all’ideologia, c’è il profitto di troppe aziende”. Poi fa nomi e cognomi: “Ci sono aziende come Volvo, Hundai e Caterpillar i cui bulldozer stanno contribuendo alla polverizzazione di ciò che resta oggi di Gaza” oppure “i sistemi di Microsoft e Google che hanno permesso di individuare e uccidere case di civili e giornalisti”. E ancora, stavolta guardando all’Italia, l’aziendaLeonardo con il rifornimento di alcune armi che hanno permesso ad Israele “l’esproprio di terreni, che è un crimine di guerra”. Poi è il turno di Ascari, che ringrazia Albanese parlando della sua presenza come di “un vero onore”. Il secondo forte applauso parte quando la pentastellata, a nome dell’intergruppo che coordina, annuncia di aver candidato la relatrice Onu al Nobel per la Pace. Albanese, nel frattempo, sorride. E lo fa anche quando Ascari le promette: “Saremo con te”. Poi tocca a Boldrini. E infine a Bonelli, che ringrazia Albanese “con grande riconoscenza”. Ed è proprio riconoscenza quella che si respira nella sala di Montecitorio: la riconoscenza di una parte politica priva di vera voce sul massacro a Gaza verso un’italiana che invece si è fatta sentire in tutto il mondo con le sue denunce.
Ed è a margine della conferenza che Albanese commenta davvero la candidatura al Nobel. Confessando di avere molta “timidezza e pudore”. “Non voglio che si parli di me”, dice sorridendo, “ma se parlare del Nobel significa parlare della questione” allora ben venga. Certo, la provoca qualcuno, al Nobel il premier israeliano Netanyahu ha proposto anche Trump, ormai si candida la qualunque…“Cioè, lei sta dicendo che sono la qualunque?” risponde Albanese, ironica, per poi ribadire: “Io non voglio che l’attenzione sia su di me, se non per ricordare tutte le violazioni che stanno avendo luogo in Palestina”. E sul governo italiano che non riconosce lo stato di Palestina? “Sta dicendo di sì a uno Stato unico”, replica laconica la relatrice Onu. La vera sorpresa però arriva quando, fuori Montecitorio – dove nel frattempo si era radunata una folla di pro-Pal – i manifestanti intravedono Albanese e iniziano ad acclamarla: “Francesca! Francesca!”. Lei a quel punto, col canonico sorriso, si avvicina. “Grazie per la perseveranza, l’umanità, il senso di giustizia” le urla una signora in prima fila, bandiera della Palestina in spalla. Poi, grida sparse: “Siamo tutti Francesca Albanese!” e ancora “Nobel per Francesca!”. A quel punto, Albanese sale su una delle piccole transenne pedonali della piazza, proprio di fronte Palazzo Chigi. Saluta i manifestanti e solleva il pugno al cielo. Ora lo sa: non è sola in questa lotta.