Napoli, operai edili precipitano nel vuoto
Altri 4 operai morti sul lavoro: lo Stato si indigna e costerna poi getta la spugna senza pietà
La sicurezza costa: allo Stato, alle imprese. Vale la spesa? In fondo, a parte circa mille operai che muoiono ogni anno, e le loro famiglie che piangono, nessun altro è danneggiato dalla mancata sicurezza sul lavoro...
Cronaca - di Piero Sansonetti
Di loro sappiamo quasi niente. Nome e cognome. Età. Luigi Romano, Ciro Pierro, Vincenzo Del Grosso. Luigi Aveva 66 anni, Ciro 61, vicini alla pensione, Vincenzo era più giovane: 53. I nomi ce li scorderemo subito. In questo 2025 ci sono stati già circa 500 morti sul lavoro. Più o meno lo stesso numero di tutte le vittime del terrorismo negli anni 70 e 80. Giovedì c’è stato il rinvio a giudizio per la strage di Brandizzo, qualcuno si ricorda nomi ed età dei cinque morti a Brandizzo nell’agosto di due anni fa? Luigi, Ciro e Vincenzo stavano su un montacarichi, dovevano fare dei lavori edilizi sui cornicioni di un palazzo di sei piani al Vomero, Napoli. Erano le dieci di ieri mattina.
Non si sa bene cosa sia successo. Sembra che abbia ceduto un perno al quale erano assicurate le cinghie di metallo che sorreggevano l’ascensore su uno dei due lati: l’ascensore s’è rovesciato e i tre operai si sono trovati a fluttuare nel vuoto, come in quella canzone di Chico Buarque. Esattamente come in quella canzone: “Salì l’impalcatura, quattro muri magici / ed inciampò nel cielo come se fosse musica / poi fluttuò nell’aria come se fosse sabato, / e cadde giù per terra come un pacco timido…è morto contromano disturbando il traffico”. Sì, si sono schiantati sull’asfalto. Un boato pazzesco. La gente è accorsa a vedere. Anche un medico. Si è avvicinato agli operai, non respiravano più. È arrivato il sostituto procuratore, la polizia, ci saranno le indagini, si cercherà di capire a chi è venuto in mente di mettere in funzione un montacarichi che doveva salire fino a 20 metri, costeggiando una impalcatura di tubi Innocenti, senza controllare che i perni fossero in grado di reggere il peso, e le cinghie fossero bene assicurate. Forse si dovrà anche capire perché gli operai non erano legati al montacarichi.
Poi si saprà forse, quando è stata l’ultima volta che un ispettore del lavoro aveva visitato quel cantiere. C’era stata una ultima o una prima volta? Gli ispettori del lavoro in Italia sono poche centinaia, dovrebbero controllare centinaia di migliaia di cantieri. Se ne potrebbero assumere altri? Sì, ma a qualcuno frega qualcosa della sicurezza del lavoro? La sicurezza costa: allo Stato, alle imprese. Vale la spesa? In fondo, a parte circa mille operai che muoiono ogni anno, e le loro famiglie che piangono, e quelle poche decine di migliaia di feriti, nessun altro è danneggiato dalla mancata sicurezza sul lavoro. Comunque sono arrivati molti attestati di solidarietà per gli operai morti. Dalle autorità, dalla politica, dal vescovo. Lo Stato si è mostrato vicino alle vittime. Cito un’altra canzone. Di De Andrè. Faber era genovese ma questa canzone è napoletana. Leggete questo verso: “E lo Stato che fa? Si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità”. È una canzone anni ottanta. Sono passati quarant’anni, De Andrè non c’è più ma la spugna è sempre là.
P.S. In serata a Brescia un alto morto sul lavoro.