Meloni in silenzio

“In gabbia come polli, non vedo il sole da 10 giorni”, la testimonianza dell’italiano recluso nell’Alligator Alcatraz di Trump

Esteri - di Redazione

21 Luglio 2025 alle 11:47

Condividi l'articolo

“In gabbia come polli, non vedo il sole da 10 giorni”, la testimonianza dell’italiano recluso nell’Alligator Alcatraz di Trump

È stata ribattezzata “Alligator Alcatraz” perché si trova nel mezzo delle paludi delle Everglades in Florida, notoriamente infestate dai coccodrilli. È in questo carcere inaugurato due settimane fa, destinato agli immigrati illegali in attesa di espulsione dagli Stati Uniti, che sono detenuti due cittadini italiani, Gaetano Mirabella Costa e Fernando Artese.

Gaetano Mirabella Costa, 45 anni siciliano che vive negli States da 10 anni, è stato arrestato il 3 gennaio scorso per detenzione di sostanze stupefacenti e per aver aggredito una persona, l’ex moglie che lo ha denunciato. Prima è stato rinchiuso nel carcere di Marion, in Florida, e poi, terminato l’iter processuale con condanna a 6 mesi, è stato trasferito nel “Alligator Alcatraz” inaugurato da Trump a inizio luglio, in attesa dell’espulsione verso l’Italia per violazione delle norme sull’immigrazione.

Una detenzione in condizioni disumane, come racconta lo stesso Mirabella Costa ai microfoni del Tg2. “Siamo in gabbia come polli, 32 persone con tre bagni aperti, tutti vedono tutto. Non so di cosa mi accusano, non posso parlare con un avvocato né con un giudice”, racconta il 45enne siciliano, che si appella alle autorità italiane: “Mi aiutino ad uscire da quest’incubo”.

Nella Alcatraz delle Everglades Gaetano è entrato “incatenato come un cane”, racconta la madre Rosanna Vitale. Quantomeno il figlio può effettuare chiamate, ma anche qui non è facile: “Si deve mettere in fila e chiama quando è il suo turno”, con i costi ovviamente a carico del destinatario.

Anche l’altro italiano rinchiuso nel carcere, tirato su in appena 8 giorni in un terreno notoriamente insalubre, infestato da insetti e alligatori, ha parlato del penitenziario come di una struttura in cui vi sono “condizioni da campo di concentramento, ci trattano come criminali”. Le parole di Fernando Artese, italo-argentino di 63 anni, sono ripotate dal quotidiano Usa Tampa Bay Times e dalla Nacion di Buenos Aires. Artese era stato fermato il 25 giugno dalla polizia Usa a Jupiter, mentre con la famiglia aveva intrapreso un lungo viaggio in auto per fare ritorno in Argentina. Il motivo? Guida senza patente. Lo scorso marzo il 63enne italo-argentino era stato multato, avrebbe dovuto presentarsi in tribunale per il processo ma, temendo di essere arrestato, non ci era andato: Artese ha vissuto negli Stati Uniti per 15 anni grazie al suo passaporto italiano e con un permesso di soggiorno di 90 giorni che poi però lasciò scadere.

“Non gli danno informazioni e non lo hanno inserito negli archivi: non esiste come carcerato. Gli passano appena due miseri pasti a 12 ore di distanza. Il caldo è terribile ma ha potuto fare finora solo due docce. I gabinetti sono otturati non c’è sapone né spazzolini da denti. Ci serve un avvocato che ci aiuti e soldi per coprire le spese. Vi prego, aiutatemi a liberare mio padre”, scrive invece la figlia Carla, 19 anni, che per sostenere il padre ha aperto una sottoscrizione su GoFoundMe.

Sulla detenzione dei due cittadini italiani è intervenuto il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che ha chiamato in ballo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi presunti “rapporti speciali” col presidente statunitense Donald Trump: “Un italiano è chiuso “ in un pollaio”, detenuto ad Alligator Alcaraz, il centro voluto dai sovranisti americani. Non può chiamare un avvocato. Il Governo dei patrioti continua a fare il maggiordomo di Trump o intende difendere i diritti di un cittadino italiano? La domanda forse è retorica, la risposta di Meloni certo è ridicola. Gli italiani nei pollai, la Meloni genuflessa a Trump“, le parole di Renzi in una nota.

di: Redazione - 21 Luglio 2025

Condividi l'articolo