Le mosse del tycoon
Dazi, Trump rinvia ancora la “guerra commerciale” al primo agosto: dalla Casa Bianca 14 lettere di avvertimento
I dazi decisi da Donald Trump contro decine e decine di Paesi sono stati nuovamente rinviati. La Casa Bianca ha infatti stabilito che la loro entrata in vigore slitterà dal 9 luglio al prossimo 1° agosto, estendendo così la scadenza entro cui i singoli Paesi potranno cercare di raggiungere una intesa commerciale con Washington.
Allo stesso tempo però Trump, tramite la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, ha annunciato lunedì di aver inviato una serie di “lettere” ad alcuni governi stranieri in cui si comunica l’entità dei dazi imposti dalla sua amministrazione.
Ad oggi sono state diffuse le lettere inviate a sette Paesi e governi: si tratta di Giappone, Corea del Sud, Kazakistan, Tunisia e Malesia per dazi del 25%; Sudafrica e Bosnia 30%; Indonesia 32%; Bangladesh e Serbia 35%; Cambogia e Thailandia 36%; Laos e Myanmar 40%.
Nel testo inviato ai governi di Tokyo e Seoul, Trump apre alla possibilità di attenuare o rimuovere i dazi in cambio di concessioni, ma minaccia allo stesso tempo anche di alzarli in un futuro prossimo come ulteriore misura ritorsiva contro i due Paesi.
L’amministrazione Trump ha chiarito che da qui a mercoledì comunicherà l’invio di altre lettere, così come l’annuncio di intese commerciali: le trattative più importanti ancora in corso sono con la Cina, con cui Trump sostiene di aver raggiunto un accordo, e con l’Unione Europea, al cui interno vi sono due linee di pensiero sulle trattative con Washington, tra chi è disposto a cedere alle richieste del tycoon (in testa Germania e Italia) e chi intendere continuare le trattative e rischiare lo scontro (in particolare la Francia di Macron).
Trump ha poi inviato un nuovo messaggio minaccioso ai Brics, riunitisi lunedì a Rio de Janeiro ospiti del padrone di casa, il presidente brasiliano Lula: la Casa Biana è pronta a ulteriori dazi del 10 per cento rispetto a tutto quanto già imposto finora, se continueranno a perseguire “politiche antiamericane”.