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Cruciani: “Io megafono di Meloni? Ridicolo, clamorosa l’ipocrisia della sinistra su Prodi”
L'anno prossimo saranno 20 anni della Zanzara. "Mia madre diceva che non mi aveva fatto studiare per dire parolacce. Provavo a spiegarle che il turpiloquio aveva una sua dignità, ma non la convincevo"
Spettacoli - di Redazione Web

Giuseppe Cruciani rifiuta la definizione di “megafono del governo di centrodestra”, in una lunga intervista a Il Corriere della Sera. “No, è ridicolo per uno che vuole il matrimonio omosessuale, la droga liberalizzata, l’adozione ai gay, ed è contro la chiusura dei negozi di cannabis light. Mi sento molto più antifascista di chi grida al fascismo continuamente”. Ha appena pubblicato Ipocriti!, suo ultimo libro, per Cairo Editore.
E non ci perde molto a individuare l’ipocrisia più grande: “L’ipocrisia della sinistra sul caso Prodi è stata clamorosa. Quello di Prodi con la giornalista Lavinia Orefici per me è stato un gesto istintivo un po’ paternalistico, non una violenza. Ma siccome ci hanno fatto due maroni così con ‘basta lo sguardo perché sia violenza’, sei poi difendi Prodi non sei più credibile”.
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L’anno prossimo saranno 20 anni della sua trasmissione provocatoria e urtante, La Zanzara, su Radio24. Di David Parenzo, sua spalla, dice che “è un conduttore televisivo formidabile, ha una sua anima pop chiambrettiana che secondo me dovrebbe far uscire di più. Ma di lui ammiro soprattutto il suo legame fortissimo con la famiglia”.
Cruciani è cresciuto in centro a Roma, figlio di agenti di commercio. L’adolescenza in Sicilia tra Palermo e Siracusa. Non che la madre fosse così felice della sua trasmissione. “Mi diceva che non mi aveva fatto studiare per dire parolacce. Provavo a spiegarle che il turpiloquio aveva una sua dignità, ma non la convincevo. Una volta l’ho coinvolta in diretta, quando un ascoltatore mi aveva dato del figlio di puttana. La chiamai e le chiesi se lo fosse: lo mandammo a quel paese insieme”.
Spesso nel libro ha scritto: il mondo al contrario, come il titolo del libro che ha reso famoso e politico l’ex generale Roberto Vannacci. Non accetta la parola femminismo. “Non mi piace perché le femministe si sono fissate, mentre penso sia più importante far rimanere gli assassini il più a lungo possibile in carcere. Da anni sostengo che bisogna lavorare per far scomparire gelosia e possesso dal nostro vocabolario: il corpo e le scelte di chi sta con noi non ci appartengono, una donna è libera di piantarci all’improvviso senza dare spiegazioni”.