Il processo
Strage di Paderno Dugnano, condanna a 20 anni per il ragazzo che sterminò la famiglia a coltellate: scontro sul “vizio di mente”
Una condanna a venti anni di reclusione, il massimo della pena considerando la minore età al momento dei fatti a cui applicare lo sconto di un terzo, come garanti dal rito abbreviato. Questa la sentenza pronunciata oggi dai giudici del Tribunale per i minori di Milano nei confronti di Riccardo Chiaroni, l’adolescente che la notte del 31 agosto 2024 uccise con oltre cento coltellate i suoi genitori e il fratellino di 12 anni in una villetta di Paderno Dugnano.
Un processo che ha visto lo scontro tra accusa e difesa sulla capacità di intendere e di volere del ragazzo al momento della strage: i suoi legali avevano sostenuto nel corso del processo che il vizio di mente fosse totale e che quindi il ragazzo non fosse imputabile.
Per gli inquirenti invece il triplo omicidio volontario, legato ad una serie di aggravanti tra cui la premeditazione, prevarrebbe sulla semi infermità mentale attestata dallo psichiatra Franco Martelli. Lo specialista in una relazione depositata il 14 marzo sottolineava che Riccardo “viveva tra la realtà e la fantasia, voleva rifugiarsi in un mondo fantastico e per raggiungerlo era convinto di doversi liberare di tutti gli affetti”.
Fantasia di cui il 17enne aveva parlato anche in sede di interrogatorio: “Volevo essere immortale. Uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero”, erano state le sue parole. Per questo secondo il suo legale, l’avvocato Amadeo Rizza, Chiaroni quella notte sarebbe stato completamente incapace di intendere e di volere, posizione confermata anche dal perito di parte.
La difesa aveva dunque chiesto il proscioglimento o in subordine, se dovesse ricevere maggiore credito la semi-infermità mentale, la richiesta è che venga comminata una pena tenendo conto delle attenuanti e del vizio parziale. Nelle scorse settimane il Tribunale per i minorenni di Milano aveva già disposto per Chiaroni cure specifiche, come richiesto dallo psichiatra Franco Martelli, all’interno di un percorso di recupero psicologico e psichiatrico.