I dati Eurostat

Domande di protezione internazionale, Italia tra i primi in Europa per rigetti: “Bocciate il 64%”

I dati Eurostat nella Giornata del Rifugiato: 997mila richiesta in Ue (-12%), il 16% nel nostro Paese che in prima istanza ne boccia il 64%, Schiavone (Asgi): “Dalle commissioni decisioni discrezionali”, molti i ricorsi accolti

Cronaca - di Angela Stella

20 Giugno 2025 alle 15:00

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AP Photo/Khalil Hamra – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Khalil Hamra – Associated Press / LaPresse

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra oggi 20 giugno, la Fondazione Ismu ha fatto presente ieri che nel 2024, secondo i dati Eurostat, le domande di protezione internazionale presentate nei Paesi dell’Unione Europea sono state 997mila, con un calo del 12% rispetto al milione e 130mila del 2023. Con quasi 159mila richieste di asilo l’Italia è terza dopo Germania e Spagna. Le richieste presentate nel nostro Paese rappresentano il 16% di tutte quelle presentate nell’UE. Dal 2021 il numero di domande di protezione nel nostro Paese è in continua crescita e nel 2024 si è registrato il numero più elevato degli ultimi dieci anni.

I principali fattori che determinano la fuga rimangono i grandi conflitti come quello in Sudan, Myanmar e Ucraina. Secondo Eurostat in Italia in prima istanza il 64% delle decisioni sono state rigettate, il 7,6% ha portato al riconoscimento dello status di rifugiato (seimila persone), il 13,7% della protezione sussidiaria e il 14,6% di un’altra forma di protezione. Per le decisioni definitive a seguito di ricorso, invece, il tasso di rigetto è stato del 15,3%, mentre nel 74,7% dei casi è stata riconosciuta un’altra forma di protezione. I più alti tassi di esiti negativi in Italia rispetto alla media UE sono determinati principalmente dal fatto che nel nostro Paese sono molto numerose le domande presentate da cittadini provenienti da Paesi con tassi di riconoscimento bassi come Marocco, Egitto, Tunisia e Bangladesh, che sono le nazionalità per le quali si registra il più alto numero di respingimento di richieste di asilo, tra l’80% e il 90% dei casi.

Nel 2024 hanno ottenuto lo status di rifugiato in Italia il 46% dei cittadini provenienti dall’Afghanistan, il 20% dei cittadini del Camerun, il 18% degli ivoriani e il 16% dei nigeriani. Per queste ultime nazionalità africane prevalgono le donne, che rappresentano oltre due terzi di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato. Ma come leggere questi dati? Ce lo spiega Gianfranco Schiavone, socio dell’Asgi: “A livello europeo come evidenziato dall’Eurostat il 51% delle decisioni di primo grado ha portato allo status di protezione. Mentre per le decisioni definitive sul ricorso o sulla revisione, il tasso di riconoscimento è stato del 27%. Si tratta di tassi alti che indicano che la maggior parte di coloro che hanno presentato la domanda avevano titolo per farlo. Inoltre smentiscono la lettura propagandistica di molti movimenti populisti secondo i quali le domande sarebbero infondate”.

Per quanto concerne l’Italia, ci dice ancora Schiavone, “il tasso di rigetto è più alto, questo non lo si può negare. Tuttavia, bisogna anche dire che le commissioni territoriali, che fanno capo alle prefetture, e che decidono sulle richieste in piena discrezionalità, molte volte sono influenzate da orientamenti politici, quando invece dovrebbero valutare la fondatezza della richiesta di protezione solo in base alle norme e alla giurisprudenza”. Infine ci dice Schiavone: “un altro dato interessante riguarda la percentuale di stranieri a cui è stata concessa la protezione speciale: significa che a queste persone viene riconosciuta una ottima integrazione nel nostro contesto”. La conclusione è che “se tutte le domande fossero state esaminate in prima istanza in maniera meno rigida si sarebbe evitato un calvario inutile per migliaia di persone, i centri di accoglienza sarebbero meno sovraccarichi e la spesa pubblica più contenuta. Occorrerebbe un atteggiamento più corretto e intelligente sul piano pratico da parte delle commissioni”.

Ma questi non sono gli unici dati resi noti in vista della giornata di oggi. Dal 2015 la “flotta civile” composta da 15 navi di soccorso, 7 velieri e 4 aerei da ricognizione ha tratto in salvo 175.595 migranti nel Mediterraneo centrale: a fornire i numeri sono state quattro ong tedesche, Sos Humanity, United4Rescue, Sea-Watch e Sea-Eye, che hanno chiesto “la fine dell’ostruzionismo politico alle missioni di salvataggio”. Per le ong i governi europei e l’Ue danno “priorità alla deterrenza e al controllo delle frontiere rispetto alla protezione e al rispetto del diritto internazionale”. Il dito è puntato anche contro il decreto Piantedosi dell’Italia, che “ha portato alla detenzione amministrativa di navi di soccorso in 28 occasioni, con conseguente blocco delle operazioni per 680 giorni”.

“Da dieci anni, noi come società civile ci rifiutiamo di accettare che i rifugiati che attraversano il Mediterraneo centrale vengano lasciati morire per sigillare i confini dell’Europa – ha detto Mirka Schäfer, portavoce politica di Sos Humanity -. L’Ue e i suoi Stati membri non hanno adempiuto al loro dovere di garantire un programma di ricerca e soccorso coordinato a livello statale su questa rotta migratoria letale. Dal 2015, le organizzazioni non governative cercano di colmare il vuoto nei soccorsi. Tuttavia, le condizioni del nostro lavoro stanno diventando sempre più difficili e l’ostruzione della nostra flotta di soccorso da parte delle misure governative si sta intensificando”.

20 Giugno 2025

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