Ma un giudice blocca tutto

La vendetta di Trump contro Harvard, via gli studenti stranieri: l’università non si era piegata ai diktat della Casa Bianca

Esteri - di Carmine Di Niro

23 Maggio 2025 alle 10:52

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La vendetta di Trump contro Harvard, via gli studenti stranieri: l’università non si era piegata ai diktat della Casa Bianca

Una guerra senza quartiere alle università private, simbolo per Donald Trump e l’universo MAGA del “radicalismo di sinistra”. Da mesi ormai l’amministrazione Usa è in rotta con i più importanti centri del sapere americano e simboli dell'”American Dream”, le università che secondo la vulgata di Washington non avrebbe fatto abbastanza per contrastare episodi di antisemitismo nei campus durante le proteste degli scorsi mesi contro la guerra nella Striscia di Gaza, ma soprattutto non vogliono adeguare i loro corsi e le loro politiche interne ai desideri della Casa Bianca.

L’ultimo atto di guerra dell’amministrazione Trump porta la firma della segretaria per la Sicurezza nazionale, Kristi Noem, che ha comunicato all’università di Harvard di aver revocato la certificazione del programma dell’ateneo per studenti e visitatori stranieri.

Alla più antica università degli Stati Uniti, un simbolo di Boston, viene così impedito di iscrivere studenti provenienti da altri Paesi, che compongono il 27% del totale del corpo studentesco: un problema anche per chi è già all’interno dell’università, perché gli iscritti stranieri a causa del provvedimento rischiano di doversi trasferire, provocando così anche un grave perdita di finanziamento per Harvard, vista la retta annuale di circa 60mila dollari.

Nel comunicato della Homeland Security si chiarisce infatti che “ad Harvard non potranno più iscriversi studenti stranieri e gli studenti già iscritti devono trasferirsi o perderanno il loro status legale”, evocando così la minaccia di venire deportati.

“La leadership di Harvard ha creato un ambiente universitario non sicuro consentendo ad agitatori antiamericani e filo-terroristi di molestare e aggredire fisicamente individui, tra cui molti studenti ebrei, e di ostacolare in altri modi il suo un tempo venerabile ambiente di apprendimento”, ha spiegato il Dipartimento per la sicurezza nazionale, che accusa i vertici dell’università di coordinarsi con il Partito comunista cinese.

La battaglia tra Harvard, che negli anni ha visto uscire dalle sue aule ben 25 capi di Stato e 31 primi ministri sparsi nel globo, e Donald Trump, va avanti da mesi: a inizio maggio il presidente Usa aveva annunciato di aver sospeso tutte le sovvenzioni federali per l’università di Boston, mentre ad aprile erano già stati sospesi fondi per oltre due miliardi di dollari per la decisione dei vertici dell’ateneo di opporsi alle richieste della Casa Bianca di modificare i propri programmi scolastici e la selezione del corpo docente.

Già in quell’occasione Harvard aveva fatto causa all’amministrazione Trump e, secondo diversi media Usa, potrebbe farne ora un’altra dopo l’ultimo atto firmato Kristi Noem. Guerra che potrebbe allargarsi. La stessa Noem in una intervista a Fox News ha definito lo stop ad Harvard “un avvertimento a tutte le università“.

Come già in altre occasioni in questi primi mesi di amministrazione Trump, l’unica reale opposizione al tycoon appare quella della magistratura, chiamata a rispondere dei ricorsi presentati contro le decisioni del presidente e dei suoi uomini.

La revoca del visto agli studenti stranieri di Harvard è stata bloccata da un giudice federale della California. Il provvedimento della Homeland Security è stato stoppato dal giudice Jeffrey White, il quale ha sottolineato che “probabilmente ha abusato della sua autorità e agito in modo arbitrario e instabile” annullando il visto sul database dell’Immigration and Customs Enforcement, l’Ice protagonista in questi mesi di arresti e retate di migranti senza documenti.

Con l’ordine il giudice White vieta al governo federale di arrestare, trattenere o deportare gli studenti o altre persone coinvolte da questo caso a livello nazionale, fino a quando non si raggiungerà una sentenza conclusiva sulla vicenda.

23 Maggio 2025

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