Niente decreto dal Cdm
Meloni, sul lavoro pochi spicci e tante chiacchiere, e il salario minimo ormai è “ideologico”
Meloni annuncia 600 mln oltre ai 600 già stanziati per imprecisati interventi a favore della sicurezza, da pescare nel bilancio Inail. Poi esalta i risultati del suo governo su salari e occupazione. Opposizioni all’attacco: “Mente”.
Politica - di David Romoli

Dopo le allusioni sibilline nell’intervista di due giorni fa al Corriere della Sera della premier molti si aspettavano che il cdm riunito ieri varasse in tutta fretta un decreto sicurezza sul lavoro. Giusto in tempo per far bella figura il primo maggio e per raccogliere la spinta decisa di Mattarella, che nel suo discorso di martedì scorso aveva denunciato la piaga delle morti sul lavoro e quella dei salari intollerabilmente bassi. Il decreto non è arrivato. Al suo posto la premier ha elargito un videomessaggio nel quale annuncia lo stanziamento di ulteriori 600 mln, da aggiungersi ai 600 già stanziati, per ancora imprecisati interventi a favore della sicurezza.
Prima del decreto il governo vuole consultare le parti sociali, convocate per il prossimo 8 maggio, per decidere insieme cosa fare della cifretta reperita pescando dal surplus di bilancio dell’Inail. Obiettivo conclamato: “Un’alleanza tra istituzioni, sindacati e associazioni datoriali per mettere la sicurezza sul lavoro in cima alle priorità”. Ma anche senza proposte precise l’impostazione su cui punta il governo può essere ricavata in parte da quanto preannunciato da Giorgia nel suo video e in parte maggiore dal testo del ddl che affronterà il problema dal punto di vista penale che il ministero della Giustizia si appresta a inoltrare alle Camere.
Meloni insiste sulla prevenzione. Cita l’uso all’uopo di un sistema di “incentivi e disincentivi”. Sottolinea l’importanza della formazione sul lavoro e nelle scuole. Si propone di rendere obbligatoria l’assicurazione Inail introdotta dal suo stesso governo. La filosofia del ddl, illustrata qualche giorno fa dal viceministro Sisto, è più eloquente: non bisogna puntare sulla sanzione, che del resto “arriva sempre troppo tardi, quando il fatto è ormai accaduto” ma sulla prevenzione. Grazie appunto a un sistema premiale a favore delle aziende che rispettano le norme in materia di sicurezza. Alle aziende meritevoli verrebbe garantito “un catalogo di attenuanti” tale da metterle al riparo da eventuali azioni penali. In concreto resterebbero sanzionabili solo i casi di dolo o colpa grave.
Su questa base ci vuole un’inondazione di ottimismo per aspettarsi che il decreto prossimo venturo incida seriamente su una tragedia che, in media, costa due vite di operai al giorno. Anche perché la cifra stanziata è in realtà esigua. Anche considerando solo una voce essenziale, gli ispettori Inail incaricati di verificare il rispetto delle norme di sicurezza, il quadro attuale ne conta appena 2.108. Ne servirebbero tra un minimo di 3.600 e un massimo di 5.900 in più. Per raccogliere l’appello di Sergio Mattarella servirebbe dunque molto di più. Ma almeno in materia di sicurezza Meloni riconosce il problema, afferma che “il cordoglio non basta”, concorda con le parole del presidente secondo cui “non sono tollerabili indifferenza e rassegnazione”.
Sui salari invece festeggia. Per metà video si occupa di magnificare i risultati del suo governo in termini di occupazione e di contratti a tempo indeterminato, con cifre da record, ma anche in termini di inversione di tendenza sui salari: il potere d’acquisto ha smesso di scendere e adesso sale anche rispetto al resto d’Europa, l’Italia “è sempre più una Repubblica fondata sul lavoro” e che i suoi cittadini abbiano salari che non li mettono neppure al riparo dalla povertà è solo un particolare. Dunque non si parli, come insiste a fare l’opposizione di salario minimo. Quello resta una bestemmia.
Pd e M5S si scatenano, accusano la premier di mentire sull’aumento del potere d’acquisto dei salari. Il guaio è che lo fa, implicitamente, anche la Lega. Il sottosegretario al Lavoro Durigon ha infatti annunciato la presentazione di un ddl del Carroccio che mira proprio a contrastare il calo del potere d’acquisto di 8 punti dal 2021. Non il salario minimo, figurarsi: quello sarebbe “ideologico”. In compenso un adeguamento automatico dei salari all’inflazione. Se c’è una differenza rispetto alla vecchia scala mobile per coglierlo ci vuole il microscopio. La proposta sarebbe pertanto ottima, oltre che per nulla incompatibile e anzi complementare con il salario minimo. Ma per sperare che Meloni e Giorgetti permettano il ritorno della scala mobile ci vuole lo stesso ottimismo necessario per credere che il decreto di Giorgia metterà fine alla mattanza sul lavoro. Forse ce ne vuole persino di più.