Il libro
Nino Sarratore “Omm’e merda”, quello che degli uomini non diciamo: l’antieroe di Elena Ferrante è “Lo stronzo geniale”
La guida semiseria della giornalista Raffaella R. Ferré al personaggio della saga. "Perché un Nino Sarratore, nella nostra vita, l’abbiamo conosciuto tutti!". Il libro
Cultura - di Antonio Lamorte

Che non è possibile baciare tutte le donne del mondo, recitava un antico proverbio russo, ma anche che non è detto che non ci si possa provare. E fa ridere ma anche no, fa riflettere pure se non proprio a partire da quell’ilarità che può increspare spontaneamente le labbra. Il punto a proposito dell’adagio non è tanto che sia russo – altra notizia, di questi tempi – quanto che sia antico. E quindi radicato, in fondo a questo scivoloso e sfuggente esercizio di essere uomini. Il patriarcato. E viene da chiedersi: se un alter ego di Nino Sarratore venisse fuori non da L’amica geniale, sarebbe comunque quell’eroe negativo, ripugnante e viscido, seducente e stucchevole della saga?
Ancora non lo sapeva, Raffaella R. Ferré, che la sua guida semiseria a questo personaggio, Lo stronzo geniale, edito da Colonnese Editore, aveva cominciato a scriversi nella sua testa quando aveva incrociato un’altra persona con la borsa dalla scritta: “NINO SARRATORE MERDA”. Un gruppo ultras, una sorta di sentimento condiviso rafforzato dall’argomentazione dell’alleata, compagna, ormai sodale. “Il fatto è che un Nino Sarratore, nella nostra vita, l’abbiamo conosciuto tutti!”. La giornalista e scrittrice ha definito e indagato questo personaggio nelle sue caratteristiche, nei suoi enigmatici silenzi, nella sua incomprensibile e imperscrutabile natura che lo rende diverso da tutti gli altri uomini. Lo ha fatto come se fosse reale.
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Perché per Ferré è un personaggio che rompe la quarta parete, è “una personalità i cui tratti valicano l’invenzione letteraria e la pagina e te li ritrovi identici nella vita reale, è il suo fascino appena appena dimesso. È gentile, è attento, è sensibile, è impegnato. Si mostra discreto, affabile, colto, intelligentissimo, sveglio. Non ti regala fiori: ti fa fiorire”. Senza spoiler ne traccia la parabola dal primo all’ultimo libro della saga. Il biopic di un antieroe, altro archetipo di Elena Ferrante che conferma quanto Holden Caulfield avesse ragione: quando finisci certi libri non vorresti fare altro che telefonare all’autore ogni volta che ti pare.
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Questa guida semiseria dal tono in bilico tra ironia e dramma tra citazioni pop, letteratura, ironia e sofferenza, è un passaggio con gli attori, Francesco Serpico e Fabrizio Gifuni, della serie tv; è il glossario aggiornato e allargato per circoscrivere a parole una relazione tossica; è nientedimeno un quiz per riconoscere un Sarratore al di sopra di ogni sospetto nel tuo passato, nella tua vita, dentro di te. È stimolante, nei giorni in cui Adolescence turba e interroga genitori e figli sulla figura del maschio, ragionare intorno all’educazione sentimentale dei maschi anche quando non appartengono alla sfera degli incel, anche quando non desiderano diventare “Chad”. Stando a un’indagine Eurispes, realizzata in collaborazione con l’Associazione Filocolo, il 46,9% degli uomini italiani percepisce confusione e incertezza rispetto al proprio ruolo come uomo nella società contemporanea, mentre il 57,4% è a proprio agio per il numero di partner avuti contro il 42,6% che ha confessato di sentirsi a disagio almeno in parte.
Nino Sarratore appare superficialmente come un tranello narcisista che rimbalza da Lila a Lenù e oltre, il destino infame di trasformarsi nel genitore dal quale si è fuggiti lontano per una vita intera, l’appetito sessuale insaziabile del maschio, il sogno dell’amore romantico idealizzato e inseguito che al risveglio diventa un incubo tossico. È una figura che tende al ridicolo, oltre che un “omm e’merd”. È il rischio della patologizzazione spicciola di qualcuno che una volta si sarebbe chiamato semplicemente “porco”. È tutto questo o forse no, sicuramente è anche altro. Si può pure provare a baciare tutte le donne del mondo insomma – sempre che non si scivoli nelle molestie, certo. A Napoli, però, per brevità si dice anche: rattus’.