Svolta dopo 9 mesi

Marta Maria morta a Ischia, fu un femminicidio: il compagno tornò nel dirupo in cui era caduta per soffocarla

Cronaca - di Redazione

16 Aprile 2025 alle 10:34

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Marta Maria morta a Ischia, fu un femminicidio: il compagno tornò nel dirupo in cui era caduta per soffocarla

Quello di Marta Mariia Ohryzko fu un femminicidio. Ne sono convinti gli inquirenti della Procura di Napoli, che contestano al compagno della 32enne ucraina trovata morta in un dirupo sull’isola di Ischia, non lontano dalla roulotte che condivideva col fidanzato, l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato.

Marta sarebbe dunque stata uccisa il 13 luglio dello scorso anno da Ilia Batrakov, 41enne russo che era già stato fermato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla morte ai danni della compagna.

Dopo quel fermo le indagini sono proseguite per mesi, arrivando ad un secondo provvedimento con l’accusa ben più grave di omicidio. Stando a quanto ricostruito la giovane donna ucraina in un primo momento sarebbe stata lasciata da sola nel dirupo nei pressi della propria abitazione a seguito di una caduta che le aveva causato la rottura di una caviglia, nonostante avesse chiesto al compagno di salvarla.

Ore dopo l’incidente Batrakov l’avrebbe raggiunta ma solo per colpirla con un pugno al volto e poi soffocarla a mani nude: Marta sarebbe infatti morta per asfissia meccanica, un decesso incompatibile con la “semplice caduta”.

Le indagini condotte dai carabinieri su delega del pm Alfredo Gagliardi della IV sezione Fasce deboli della Procura, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, si è arrivati dopo mesi trascorsi ad esaminare tabulati telefonici, a ricostruire le conversazioni tra Marta Maria e Batrakov, e grazie all’esito dell’autopsia sul cadavere della giovane ucraina.

Batrakov, già ristretto nel carcere napoletano di Poggioreale, è stato dunque raggiunto da una nuova ordinanza per omicidio volontario pluriaggravato con le aggravanti della commissione del fatto per motivi abietti e futili e di avere agito approfittando di circostanze di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.

Le indagini svolte dai carabinieri avevano già fatto emergere un passato di soprusi e violenze ai danni di Marta Maria da parte del compagno: la giovane ucraina sarebbe stata aggredita, minacciata di morte con un coltello, presa a pugni e schiaffi, in una circostanza fatta cadere di proposito in un fuoco acceso, isolata dai suoi stessi familiari che il compagno, russo, odiava in quanto ucraini.  In un caso a detta della sorella della donna deceduta, li ha ingiuriati definendoli “ucraini di m… che devono morire“. In diversi casi la donna aveva dovuto fare ricorso alle cure nel pronto soccorso dell’ospedale di Lacco Ameno.

di: Redazione - 16 Aprile 2025

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