Le indagini sul boss di Cosa Nostra
Matteo Messina Denaro, arrestata l’insegnante Floriana Calcagno: “Ha favorito la sua latitanza”
La donna si era presentata spontaneamente in Procura dopo l'arresto del numero 1 di Cosa Nostra. Aveva detto che il boss si era presentato con un altro nome, come un medico in pensione, e di averlo incontrato soltanto una volta a casa sua
News - di Redazione Web

Arrestata un’altra donna, un’insegnante, accusata di essere un’altra fiancheggiatrice di Matteo Messina Denaro, la Primula Rossa di Cosa Nostra, il ricercato numero uno della mafia, arrestato a gennaio 2023 in una clinica a Palermo dove si curava per un tumore e morto in carcere nel settembre dello stesso anno. Si chiama Floriana Calcagno, indagata in concorso per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena aggravati dall’essere stati commessi al fine di avvantaggiare l’associazione mafiosa Cosa Nostra.
La donna lavora come insegnante in una scuola di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, è la nipote del boss mafioso Francesco Luppino, esponente di vertice della famiglia di Campobello di Mazara. È sposata con Paolo De Santo, incarcerato con l’accusa di aver favoreggiato l’altro esponente della criminalità organizzata Calogero John Luppino. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia è stata eseguita dagli investigatori del Servizio Centrale Operativo e del Ros.
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La donna si era presentata spontaneamente in Procura poco dopo l’arresto di Messina Denaro, aveva parlato di una relazione recente con il boss dopo averlo conosciuto in un supermercato nel 2022. Aveva aggiunto che il latitante non si era presentato con la sua identità, ma come Francesco Salsi, ma come un medico anestesista in pensione. Aggiunse di essere stata a casa di Messina Denaro soltanto una volta nell’autunno del 2022 e di averlo sentito soltanto tramite messaggi e telefonate dopo quell’occasione. Secondo l’accusa i due si sarebbero conosciuti anni prima e la donna avrebbe contribuito a coprire la latitanza.
A sostegno delle indagini alcuni appunti ritrovati nel covo del boss e le immagini registrate da diverse telecamere di videosorveglianza della zona. “La frase di alto significato indiziante, faceva chiaramente intendere che il latitante in precedenza aveva confidato alla Bonafede – scrivono i pm – il ruolo svolto dalla Calcagno nel suo sistema di protezione, ruolo che consisteva nell’offrire ed adoperarsi su ‘cose fatte per lui’”. La polizia ha trovato infatti informazioni da scritti e messaggi di Laura Bonafede, altra amante di Messina Denaro, condannata in primo grado a 11 anni e quattro mesi di carcere.