La repressione turca
Turchia, il regime di Erdogan sbatte in cella due giornalisti di inchiesta: indagavano sull’arresto dell’oppositore Imamoglu

Arrestati in due distinti blitz della polizia nelle loro abitazioni. È la sorte toccata all’alba di giovedì 10 aprile a Timur Soykan e Murat Agirel, due dei più celebri giornalisti di inchiesta turchi, finiti in manette su ordine della Procura di Istanbul in quella che appare come l’ennesima indagine a fini politici: nel Paese infatti la magistratura è da tempo soggetta al volere del “sultano”, il presidente Recep Tayyip Erdogan.
In alcuni video su X si vedono i due cronisti ammanettati e portati fuori dalle loro abitazioni da agenti in borghese: le loro case sono state perquisite e le forze dell’ordine hanno sequestrato pc, dischi rigidi e altre attrezzature digitali, che saranno analizzate dagli investigatori.
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Milyon dolarlar harcayıp kurduğunuz medya şirketlerinin hepsini toplasanız bir Timur Soykan etmiyor. Ne acı değil mi? Çünkü paranın, gücün, çetelerin, iktidarın değil halkın yanındaysanız gazetecisiniz. Timur Soykan gazetecidir. pic.twitter.com/6T2vrV0OAO
— Ozan Gündoğdu (@ozngndgdu) April 10, 2025
Soykan e Agirel sono accusati di minacce e ricatti dalla Procura nell’ambito di una inchiesta più ampia riguardante il “trasferimento e l’acquisto del canale televisivo Flash Haber TV“, in cui i due giornalisti risultato tra gli indagati: l’arresto è scattato per il timore degli inquirenti turchi che i due potessero fuggire e manomettere le prove.
Accuse che rientrano in un quadro più ampio di repressione del dissenso e della democrazia, con Erdogan manovratore dei magistrati che hanno arrestato il 19 marzo scorso il suo principale rivale, il sindaco di Istanbul e leader del CHP, il Partito Popolare Repubblicano Socialdemocratico, Ekrem Imamoglu.
Dall’arresto dell’ormai ex sindaco, accusato tra le altre cose di legami col PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan che recentemente ha dichiarato il “cessate il fuoco” con lo Stato turco su spinta del suo storico leader Ocalan, nel Paese nonostante la repressione della polizia si sono tenute numerose manifestazioni di piazza e cortei.
Non potendo arrestare migliaia e migliaia di persone, il regime turco ha colpito con violenza i media indipendenti: secondo il sindacato dei giornalisti sono già 20 i reporter in carcere per aver svolto il loro lavoro. “È il prezzo per aver denunciato le ingiustizie e la corruzione dietro il colpo di Stato del 19 marzo e per aver portato alla luce atti illegali”, è l’accusa che arriva dal Partito della sinistra democratica, rivale di Erdogan.
Negli ultimi anni Soykan e Agirel , il primo editorialista del quotidiano BirGun, organo di stampa critico nei confronti di Erdogan, il secondo autore di diversi libri su casi di corruzione nel Paese, hanno ricevuto diversi riconoscimenti per le loro indagini su casi di corruzione politica, la maggior parte dei quali legati al Partito islamista per la giustizia e lo sviluppo (AKP) fondato e guidato da Erdogan.