Il Premio Nobel

Turchia, Orhan Pamuk: “Democrazia in lotta per sopravvivere a Erdogan, non esiste libertà di parola e di pensiero”

Le parole dello scrittore dopo l'arresto del sindaco di Istanbul Imamoglu, il principale e più credibile oppositore del presidente. "Incarcerandolo tenta anche di mettere le mani sulle risorse economiche che non ha potuto toccare"

Esteri - di Redazione Web

27 Marzo 2025 alle 11:44

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COLLAGE DI FOTO DA LAPRESSE
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Per lo scrittore turco, Premio Nobel per la letteratura, Orhan Pamuk “oggi quel poco che resta della democrazia turca sta lottando per la sopravvivenza”. Si riferisce all’ondata di arresti e repressione in corso in Turchia dopo l’arresto di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul appena nominato formalmente a candidato presidenziale alle primarie, principale rivale del Presidente Recep Tayyip Erdogan. “Ci si chiede come questo sia possibile in un Paese membro della Nato e in cerca di adesione alla Ue”, ha scritto in un articolo comparso su Il Corriere della Sera.

Pamuk è partito a descrivere la situazione nel suo Paese da una piazza Taksim, quella simbolo delle proteste esplose nel 2013, le più estese degli ultimi anni contro il sistema governativo, vuota e transennata dalla polizia. L’ufficio del governatore di Istanbul ha vietato le proteste e le manifestazioni. “Non ho mai visto tali e tante cosiddette misure di sicurezza per le vie della capitale come negli ultimi giorni”. Ha definito le accuse di corruzione che hanno portato all’arresto di Imamoglu “palesemente pretestuose”.

Per Pamuk “incarcerando Imamoglu, Erdogan non si limita a emarginare un rivale politico più popolare di lui, ma tenta altresì di mettere le mani sulle risorse economiche che non ha potuto toccare per sette anni”. L’arresto di Imamoglu – appena sostituito dopo la nomina ad interim del consiglio comunale conferita a Nuri Aslan, anche questi membro del Partito popolare repubblicano (CHP), di centrosinistra e nazionalista – rappresenta per lo scrittore l’ultimo step di una forma limitata di democrazia che ormai si esprimeva soltanto in un contesto elettorale.

“Quanto accade non sorprende affatto chi segue da vicino la politica turca. Da un decennio a questa parte, la Turchia non è più una vera democrazia, ma solo una democrazia elettorale: si può votare per il proprio candidato preferito, ma non esiste libertà di parola né di pensiero. Il governo turco ha infatti cercato di ridurre la popolazione a un’uniformità forzata. Nessuno osa parlare nemmeno dei molti giornalisti e funzionari pubblici che sono stati arrestati arbitrariamente negli ultimi giorni, sia per dare maggior peso e credibilità alle accuse di corruzione contro Imamoglu, come pure nella convinzione che, con tutto quello che sta succedendo, nessuno ci farà caso”.

27 Marzo 2025

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