Il congresso di Firenze
Salvini predica “unità” ma strappa con Meloni: “Viminale e regioni del Nord alla Lega”
Politica - di Carmine Di Niro

Una Lega “garanzia che il governo avrà vita lunga” e addirittura “collante del governo Meloni”, ma allo stesso tempo un Carroccio che di fatto manda ancora una volta l’avviso di sfratto al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, reclamando per sé e per il suo leader Matteo Salvini la poltrona del Viminale.
È il doppio volto della Lega impegnata sabato e domenica nel congresso nazionale di Firenze, di fatto l’occasione per Matteo Salvini di promuovere un plebiscito: il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, nonostante una serie di elezioni disastrose, è l’unico candidato per la segreteria.
Punto su cui Salvini torna aprendo il congresso, definito “bello, ricco e unitario non perché c’è un solo candidato ma perché ci sono donne e uomini che da tutta Italia oggi costruiranno la storia futura del nostro Paese”.
Ma i messaggi per l’esecutivo Meloni in realtà sono quelli di una forza politica in disaccordo su tutto o quasi. A partire dalla poltrona di Piantedosi al Viminale che, dopo l’assoluzione di Salvini nel processo Open Arms, il Carroccio vuole per sé. Un atto formalizzato dai due capigruppo alle assise del partito in corso a Firenze: “Credo che il Congresso debba chiedere a Matteo Salvini il sacrificio di chiedere nuovamente, per la Lega, quella posizione e Salvini, uscito indenne da un processo ingiusto, è il migliore garante della sicurezza del nostro Paese”, ha scandito dal palco Riccardo Molinari, presidente dei deputati, richiesta accolta dalla standing ovation dei presenti.
L’altro capogruppo, Massimiliano Romeo, ci mette altro carico: “Condivido la massima lealtà della coalizione, Meloni sta facendo bene, il centrodestra deve essere unito pur con delle differenze perché non siamo un partito unico, ma un certo punto un ragionamento con la Meloni dovremo proporlo: le Regioni del nord dove governa la Lega devono restare alla Lega, tutte le regioni, Lombardia compresa”.
Anche sui dazi le tesi salviniane sono l’esatto opposto di quelle “europeiste” di Forza Italia dell’altro vicepremier Antonio Tajani. Dal palco di Firenze Salvini chiede di bypassare Bruxelles e trattare direttamente con l’amministrazione Trump: “Dobbiamo tutelare risparmi e il made in Italy, e quindi dobbiamo contrattare con gli americani. Sarà una trattativa complicata e delicata, ma è meglio dialogare che guerreggiare”.
Il vero obiettivo per Salvini è proprio l’Europa, il ‘mostro da abbattere’ per il vicepremier, che parla di “politiche suicide dell’Ue: dobbiamo azzerare la burocrazia europea, il Green Deal e il Patto di Stabilità”, con parole simili a quelle pronunciate questa mattina dal ministro dell’Economia leghista Giancarlo Giorgetti.
L’altro grande ospite della giornata di sabato è Elon Musk, il “presidente-ombra” degli Stati Uniti e nuovo alfiere dell’estrema destra globale, in videocollegamento con Firenze. Musk viene “intervistato” da Salvini su temi come immigrazione, burocrazia, guerra, libertà di espressione e il Ceo di Tesla non delude i suoi fan.
Sul conflitto in Ucraina ovviamente la linea è quella Trump: “Non ho rispetto per chi incoraggia la guerra, per chi vuole che la guerra continui per sempre per i loro motivi – dice Musk – Il presidente Trump ha ragione, dobbiamo ottenere la pace ed è arrivato il momento che il massacro di tutti questi giovani e meno giovani si fermi”.
Poi parla dell’Europa sottolineando “un aumento enorme nel numero di attacchi, in Italia e in Europa, e i media cercano di ridurre questi attacchi”, è la tesi di Musk che ipotizza “uccisioni di massa in Europa, massacri veri e propri”. Europa sotto accusa anche per l’eccesso di burocrazia, mentre a Washington il suo Doge starebbe lavorando per tagliare gli sprechi.
Quanto ai dazi, Musk auspica una “partnership molto stretta. E spero, per quel che riguarda i dazi, che ci sposteremo a una situazione di zero dazi in futuro, creando una zona di libero scambio tra Italia e Nord America, con una maggior possibilità di spostarsi a chi vuole lavorare in questi due Paese. Questo è stato il consiglio che ho dato al presidente”.
Quindi la nota battaglia sul “free speech”, libertà di espressione che per Musk significa sostanzialmente libertà di condividere fake news e insulti: per l’imprenditore “chi vuole limitare la libertà di espressione è un Hitler, un Mussolini, uno Stalin che avevano censure molto forti.Le restrizioni sulla libertà di espressione sono di espressione fascista, chi incoraggia la censura sta dicendo in qualche modo che chi è contro la libertà”.
Infine la battaglia contro l’immigrazione: “Ci sono 8 miliardi di persone al mondo e se siamo un Paese di 50-60 milioni di abitanti, se una percentuale anche piccola si sposta in quel Paese lo trasforma in un Paese diverso”.