E' morta a Milano
Petra Krause, chi era il volto del nostro sessantotto: tra rivoluzione, lotte di liberazione e carcere
Nata a Berlino nel ‘39, figlia di una famiglia deportata ad Auschwitz, arriva in Italia nel ‘57. Viaggia in appoggio ai popoli in lotta, finisce più volte in prigione. Viene arrestata a Zurigo e poi assolta per l’attentato alla Face Standard. In sua difesa si mobilitano politici e intellettuali
Cronaca - di Frank Cimini

È morta Petra Krause, un nome che ai più giovani dice poco. “È morto un pezzo di storia e un pezzo di me” sono le parole del figlio Marco Ognissanti. Petra Krause, nata a Berlino nel 1939, figlia di una famiglia deportata ad Auschwitz, è stata un pezzo del ‘68 più lungo del mondo, quello italiano, ma anche del “mondo” perché la sua lotta in appoggio ai popoli di vari continenti fu transnazionale, la portò più volte in carcere e il suo nome fu al centro di una vasta campagna per liberarla.
“Da ragazzi in Germania nessuno ci parlava del nostro passato perché per la generazione del nazismo la storia recente era un tabù da esorcizzare col silenzio. Avevo l’esigenza di reagire alla paura che era dentro di me” raccontava. Nel 1957 arriva in Italia come ragazza alla pari a Taranto poi dopo la nascita del figlio e la separazione dal marito torna in Germania, fa la giornalista scrivendo per Konkret la rivista di Ulrike Meinhof. Torna in Italia prima di viaggiare in Africa, Asia e America, raccogliendo di documenti sulle lotte di liberazione. “Ho compreso che per combattere lo Stato borghese occorrono altri strumenti, quelli da individuare nella rivoluzione comunista” raccontava.
In base alle accuse di due anarchici viene arrestata a Zurigo, poi pure l’Italia spicca un mandato di arresto a suo carico perché era la proprietaria dell’auto usata per l’attentato alla Face Standard. In carcere fa tre scioperi della fame e in Italia è al centro nel 1977 di una massiccia campagna di stampa promossa da Franca Rame, Soccorso Rosso e Lotta Continua per denunciare le condizioni di isolamento in cui era tenuta. “Tra le maniere di torturare dei nazisti e quelle dei carcerieri svizzeri c’è una notevole differenza, i primi erano spesso coscienti di compiere atti criminali questi ultimi mai” le sue parole in una lettera a Dario Fo. Dopo due anni viene estradata in Italia poi scarcerata per le sue gravi condizioni di salute. La Svizzera chiede l’estradizione che viene negata. Petra viene assolta per il caso Face Standard. Il 2 giugno 1980 il Tribunale di Varese la condanna per aver introdotto esplosivi in Italia.
Petra Krause è stata descritta da tutti i media come una sorta di “primula rossa internazionale dell’eversione”. Verrà ingiustamente sospettata anche per l’omicidio di Massimo D’Antona. La sua storia è raccontata nel libro di Ida Farè dal titolo “Marie le altre” uscito per Feltrinelli nel 1979. Nel 2009 L’intervista a Petra Krause un libro di Mara Fortuna. È morta ieri l’altro nella casa milanese del Naviglio Pavese assista dal figlio Marco e dalla nuora Flor.