Dal colpo di stato del 2021

Myanmar: il terremoto nel Paese dilaniato dalla Guerra Civile, i ribelli contro i militari al potere

Non si vota dal 2020, il golpe guidato dal generale Min Aung Hlaing, la detenzione di Aung San Suu Kyi. La rete dei gruppi di oppositori e il ruolo della Cina nel Paese devastato

Esteri - di Redazione Web

31 Marzo 2025 alle 17:19

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FILE – In this photo taken Tuesday, March 10, 2015, a rebel soldier with the Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA) rests in a camp in the Kokang region of Myanmar across from the Chinese border town of Zhenkang in China’s southern Yunnan province. (AP Photo, File) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain
FILE – In this photo taken Tuesday, March 10, 2015, a rebel soldier with the Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA) rests in a camp in the Kokang region of Myanmar across from the Chinese border town of Zhenkang in China’s southern Yunnan province. (AP Photo, File) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain

Potrebbero essere anche 10mila le vittime del terremoto in Myanmar, secondo le stime ipotizzate dall’US Geological Survey. Ancora incerto il numero dei dispersi con la situazione che viene descritta in termini apocalittici. I soccorsi sono estremamente lenti, le operazioni di aiuto alla popolazione risultano inefficaci a giudicare da quanto denunciato dalle maggiori agenzie di cooperazione attive sul territorio, complice anche una situazione politica molto instabile. Le elezioni di fine 2020 sono rimaste infatti le ultime nella storia del Myanmar, con la giunta militare che ha sempre rimandato le nuove consultazioni e non ha mai smesso di bombardare i ribelli anche nelle ore successive alle scosse.  I ribelli hanno invece annunciato un cessate il fuoco unilaterale che durerà due settimane per permettere gli aiuti e i soccorsi ma che non inficerà operazioni di difesa.

Da quattro anni il Myanmar è diviso: alcune porzioni del territorio sono occupate dalla giunta militare che ha preso il potere con un colpo di stato nel 2021, altre parti sono occupate dai ribelli. Il Myanmar è un’ex colonia britannica, è indipendente dal 1948. La capitale è Naypyidaw. Già nel 1962 un primo colpo di Stato portò una giunta militare al governo, che tra le altre cose rifiutò i risultati delle prime elezioni libere in trent’anni, nel 1990, vinte dai partiti di opposizione. Aung San Suu Kyi spiccò in quel frangente come leader dell’opposizione, fu messa agli arresti domiciliari e nel 1991 vinse il Premio Nobel per la Pace. Dopo esser stata liberata, divenne leader del Myanmar con la vittoria alle elezioni nel 2010. Personaggio non esente da controversie – per i contatti con i militari e per il suo atteggiamento verso la persecuzione della minoranza musulmana dei rohingya – è stata di nuovo arrestata, incriminata e condannata nel 2021.

Il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD) è stato sciolto dopo che nel 2020 aveva vinto in maniera schiacciante le elezioni. Proprio in queste ore, il figlio ha lanciato un appello per avere sue notizie dal carcere. Al potere era salito intanto il Partito per la Solidarietà e lo Sviluppo dell’Unione (USDP), quello sostenuto dai militari. Quando il nuovo parlamento, a febbraio 2021, avrebbe dovuto riunirsi, il generale Min Aung Hlaing ha guidato il colpo di Stato che ha rovesciato gli equilibri democratici. I principali leader del partito di maggioranza sono stati arrestati, sospesi anche insegnanti che avevano protestato contro la dittatura, sempre più stringenti le modalità di candidatura per gli oppositori, re-introdotta la pena di morte per gli oppositori, le manifestazioni per la democrazia sono state represse brutalmente.

Parte dell’opposizione pacifica si è trasformata in resistenza armata, con le Forze di Difesa del Popolo (FDP) che in particolare hanno assunto proprio la forma di una milizia che agisce da braccio armato. Il National Unity Government (NUG) formato da ex rappresentanti del governo eletto è una sorta di governo ombra. I dissidenti controllano soprattutto le aree rurali e remote, le città sono in mano alla giunta militare. Il Myanmar oggi è un Paese isolato dal punto di vista internazionale, dove la libertà di espressione e di stampa sono strettamente controllate e dove lo stesso accesso al Paese alla stampa straniera è duramente contingentato. Ancora oggi molte aree sono scarsamente coperte da Internet, elettricità o altri beni primari.

L’unico Paese a mantenere contatti è la Cina, che nel 2024 ha negoziato infatti un accordo di cessate il fuoco, dopo l’operazione 1027 lanciata nell’ottobre 2023 dalla “Three brotherhood alliance”, detta anche “Fratellanza”, una coalizione di tre gruppi etnici armati: l’Arakan army (AA) nello stato Rakhine, dove vive la maggior parte della minoranza etnica musulmana Rohingya; il Myanmar national democratic alliance army (Mndaa) di etnia cinese Kokang; il Ta’ang national liberation army (Tnla) attivo nello stato Shan e da decenni in lotta con il governo centrale. Altre operazioni sono state lanciate dalla coalizione, o dalle diverse forze singolarmente, rendendo il Myanmar un Paese violentemente frammentato.

La giunta aveva annunciato nuove elezioni nel 2025, un nuovo censimento aveva però trovato difficoltà proprio a causa delle divisioni sul territorio. E così lo stato di emergenza era stato prorogato per altri sei mesi. “Tra i maggiori critici di questa iniziativa vi sono proprio i gruppi anti-giunta, che la considerano una mera operazione di facciata volta a conferire una parvenza di legittimità a un regime contestato. In particolare, il Nug formato da ex politici democratici in esilio, ha già respinto categoricamente qualsiasi elezione organizzata dalla giunta”, si leggeva in un’analisi di ISPI pubblicata appena lo scorso febbraio.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il 76% della popolazione vive al di sotto o vicinissima alla sussistenza, il tasso di povertà è schizzato verso l’alto quasi raddoppiando in un paio di anni al 24,8% del 2017 al 49% del 2023, si sta registrando “una crescente femminilizzazione della povertà, con le famiglie guidate da donne che hanno 1,2 volte più probabilità di vivere in povertà rispetto alle famiglie guidate da uomini”. Sul futuro del Myanmar influiranno sicuramente la capacità dei gruppi ribelli di fare rete e le intenzioni e capacità della Cina nel mediare nei suoi interessi. Il devastante terremoto non ha rappresentato una tregua e non migliorerà certo la situazione.

31 Marzo 2025

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