L'accusa sui nuovi massacri

Gideon Levy: “I media israeliani nascondono i crimini commessi dal governo Netanyahu a Gaza”

“Corpi mutilati. Bambini vestiti di stracci alla ricerca dei loro genitori. Genitori vestiti di cenciche trasportano i corpi dei loro figli. Nulla sarà raccontato”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

23 Marzo 2025 alle 08:00

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AP Photo/Jehad Alshrafi – Associated Press/LaPresse
AP Photo/Jehad Alshrafi – Associated Press/LaPresse

Si uccide anche occultando la verità. Alimentando una narrazione bellicista e demonizzante che finisce per plasmare la psicologia di una nazione, funzionale alla pratica criminale del peggior governo nella storia dello Stato d’Israele. A darne conto, su Haaretz, è Gideon Levy.

“All’elenco dei crimini, bisogna ora aggiungere – più che mai – quelli dei media israeliani. Israele sta violando consapevolmente e dolosamente un accordo internazionale firmato e sta lanciando un attacco selvaggio e sfrenato contro la Striscia di Gaza. Nella sua prima mossa, Israele ha ucciso più di 400 palestinesi, tra cui 174 bambini. Israele riconosce che questa volta gli obiettivi non sono i terroristi ma i civili – un esplicito crimine di guerra. Si uccide per il gusto di uccidere, con l’obiettivo di riaccendere la guerra e preservare la coalizione del Primo ministro Benjamin Netanyahu, molto tempo dopo che la quota di vendetta e punizione per l’attacco del 7 ottobre 2023 è stata raggiunta”. Così stanno le cose. Ma in tempi in cui la percezione è la realtà, il risultato è ben altro. È l’oscuramento mediatico.

Rimarca Levy: “Nulla di tutto questo sarà raccontato dai media israeliani: corpi mutilati caricati su carretti trainati da asini, camioncini e auto private, o trasportati a mani nude; adolescenti che scavano tra le macerie con martelli e mani nude, senza attrezzature pesanti, cercando disperatamente di salvare i sopravvissuti e di recuperare i resti dei morti; feriti che giacciono sanguinanti sui pavimenti sudici di quelli che una volta erano ospedali; bambini vestiti di stracci alla ricerca dei loro genitori; genitori vestiti di stracci che trasportano i corpi dei loro figli. Decine di migliaia di palestinesi stanno ancora una volta intraprendendo il viaggio della loro vita – maree umane che trascinano i resti del loro mondo sulle loro spalle, fuggendo verso il nulla. Auto strombazzanti e carretti che crollano gemono sotto il peso degli sfollati e dei loro pochi averi; decine di migliaia di rifugiati che fuggono per la seconda, terza volta, senza più un posto dove scappare”. Una umanità sofferente, disperata, si aggira nell’inferno di Gaza. Senza speranza senza futuro, in attesa della morte.

Racconta il grande giornalista israeliano: “Amputati su sedie a rotelle di fortuna si trascinano nella sabbia, mentre gli anziani giacciono sui cofani delle auto. I resti delle famiglie che hanno perso i loro cari durante il primo round di combattimenti stanno ora perdendo chi è rimasto. Il terrore dei bombardamenti e la paura della morte incombono su tutti. Nulla di tutto questo è apparso nella maggior parte della copertura mediatica israeliana degli ultimi due giorni. Solo gli ostaggi e i pericoli che corrono a Gaza. La preoccupazione per loro è comprensibile e giustificata, ma a Gaza vivono più di due milioni di persone. Che ne sarà di loro? Le loro vite sono sacrificabili solo perché non sono israeliane? Sono tutti terroristi, anche i bambini non ancora nati delle donne incinte che fuggono per salvarsi la vita? La loro sofferenza non dovrebbe essere raccontata? Non si dovrebbe conoscere il loro destino? Questa negligenza del dovere, questo tradimento criminale da parte dei media, non può più essere perdonato. Dopo il 7 ottobre, quando le emozioni erano ancora forti, forse c’era da aspettarselo, ma anche allora il vero giornalismo aveva il dovere di riportare tutta la verità. Ma ora, quando la maggior parte dei media è mobilitata nella lotta contro il governo e a sostegno degli ostaggi, e persino i commentatori più affermati e conservatori ammettono che il rinnovo della guerra sarebbe disastroso, perché i media israeliani non parlano di crimini di guerra? Gaza dovrebbe essere ancora cancellata dalla vista? Quello che sta accadendo lì deve essere nascosto, negato e soppresso? Tutto questo solo per soddisfare e intrattenere, evitando di turbare il pubblico, Dio ce ne scampi e liberi? Se i media israeliani avessero svolto il loro ruolo fondamentale e avessero mostrato la realtà di Gaza negli ultimi due giorni, è improbabile che il cielo sarebbe caduto o che le opinioni sarebbero cambiate. Non è ancora nato il bambino palestinese – l’orfano, l’amputato – che potrebbe toccare il cuore del mainstream israeliano, che trova giustificazioni e legittimità per ogni ingiustizia”.

E qui Levy tocca il nervo più dolente, scoperto: “Molti israeliani credono che Gaza si meriti tutto questo, che nessuno sia veramente innocente e che i gazawi siano responsabili del proprio destino. Ma il privilegio di guardare altrove – e soprattutto di rifiutarsi di mostrare – non può più essere tollerato. Avete ucciso, avete distrutto, avete espulso, avete raso al suolo: almeno fatelo vedere. Da dove viene questa audacia di nascondere? Questo sfacciato rifiuto di guardare? Festeggiate pure di fronte a ogni orfano gazawo traumatizzato, gioite di ogni casa distrutta, ridete di ogni padre che bacia il corpo del figlio morto, deliziatevi di ogni amputato sulla sedia a rotelle, cantate le vostre canzoni di vittoria. Ma almeno mostrate – e vedete – cosa abbiamo fatto. Mostrate quello che continuiamo a fare a loro”.

23 Marzo 2025

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