Stallo diplomatico
Alberto Trentini, il cooperante italiano arrestato in Venezuela è recluso nel carcere El Rodeo I: “Trattativa complicata”

Alberto Trentini, il cooperate italiano di cui non si hanno più notizie dal 15 novembre 2024, quando venne arrestato in Venezuela con l’accusa di terrorismo, è recluso nel carcere El Rodeo I, nello Stato di Miranda, alla periferia di Caracas, a circa 30 chilometri della capitale, in una località chiamata Guatire.
Sono le prime notizie, raccolte dall’Ansa in Venezuela, sullo stato detentivo del 45enne veneto, di cui si continuano ad avere pochissime informazioni. Trentini, arrivato in Venezuela il 17 ottobre scorso per coordinare i lavori sul campo della ong Humanity & Inclusion, è stato arrestato il 15 novembre mentre viaggiava da Caracas a Guasdalito. Era stato fermato a un posto di blocco e arrestato: attualmente si trova in regime di isolamento.
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Oltre a Trentini, ci sono anche altri otto italo-venezuelani, tra cui ex deputati e dirigenti politici, nella lista dei detenuti per i quali il governo italiano ha fatto appelli al Venezuela di Nicolas Maduro affinché vengano liberati. Un appello ribadito anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che dal G7 Esteri di Charlevoix, che si chiude oggi, ha dichiarato di portare all’attenzione anche il caso nel corso del summit. “Noi abbiamo alcuni italiani che sono detenuti ingiustamente, un giovane anche, Trentini. Da ieri sono di nuovo in contatto con la mamma – ha spiegato il titolare della Farnesina -. Chiederemo la liberazione immediata di tutti i detenuti politici, di tutti i detenuti ingiustamente e senza motivazione nelle carceri del Venezuela”.
Anche nei giorni scorsi Tajani aveva nuovamente ribadito che la Farnesina stava seguendo la situazione del cooperante in carcere in Venezuela, valutata come “difficile”. “Sappiamo che è detenuto, che è in buone condizioni, ma la trattativa per farlo uscire dal carcere è molto, molto, molto complicata. La stiamo seguendo ogni giorno – aveva spiegato Tajani – come tutti gli altri 2.500 italiani detenuti nel mondo, non abbiamo mai sottovalutato i pericoli e fatto sempre tutto quanto possibile ma non dipende da noi, sapendo bene la situazione in Venezuela. Ci rendiamo conto di quanto complicata sia qualsiasi trattativa per farlo uscire dal carcere”.
La madre del cooperante italiano, Armanda Colussi Trentini, nelle ultime settimane si è rivolta direttamente alla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni per tentare di sbloccare la situazione, sulla scia di quanto accaduto per Cecilia Sala. “Ho bisogno di sapere, e con noi migliaia di persone, che il nostro Governo sta facendo tutto il necessario per portare a casa Alberto – aveva detto durante la trasmissione ‘Che tempo che fa‘ – Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno aderito ai nostri appelli per liberare Alberto. E non posso dimenticare gli sforzi e l’impegno della nostra intelligence. Sono 115 giorni che nostro figlio si trova detenuto in Venezuela. Imploriamo la presidente Meloni di agire con risolutezza per riportarcelo a casa, e ora, perché Alberto merita tutta la determinazione di cui il nostro Paese in altre occasioni si è dimostrato capace”.