Caracas

Caso Alberto Trentini, la madre del cooperante italiano arrestato in Venezuela: “È una pedina di scambio”

Detenuto da due mesi, nessuna notizia. "È un figlio speciale, siamo disperati. È speciale per tutto quello che ha fatto in questi anni, aiutando gli altri". Il ministro Tajani ha convocato l'incaricato d'affari del Venezuela

Esteri - di Redazione Web

15 Gennaio 2025 alle 14:28

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FOTO DA APPELLO FAMIGLIA E AVVOCATO ALBERTO TRENTINI
FOTO DA APPELLO FAMIGLIA E AVVOCATO ALBERTO TRENTINI

Sono ore di apprensione per Alberto Trentini, il cooperante italiano arrestato e detenuto a Caracas, in Venezuela senza alcuna accusa formale. “È una pedina”, ha detto la madre che non sente il figlio da due mesi. La famiglia aveva lanciato ieri un appello al governo Meloni tramite il suo avvocato: per settimane hanno tenuto stretto il riserbo sul caso, per agevolare le trattative diplomatiche. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato di aver convocato l’incaricato d’affari del Venezuela.

“Siamo molto provati. Non sento mio figlio da due mesi – ha detto la donna all’ANSA – da quando lo hanno portato via. Lui ora è ostaggio di quel Paese, ma è solo una pedina. Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda, forse l’interrogazione parlamentare ha cominciato a smuovere le coscienze”. La vicenda arriva a una settimana dal rilascio e dal ritorno in Italia di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta senza accuse in Iran per una ventina di giorni.

Alberto Trentini è stato arrestato lo scorso 15 novembre. E “dal 15 novembre scorso, quando Alberto è partito, siamo nel silenzio. Sessanta giorni, e sessanta notti, senza avere una notizia, io e mio marito siamo nell’angoscia”. Del cooperante, arrivato con l’ong Humanity & Inclusion per portare aiuti umanitari e sostegno alle persone con disabilità.

“Mio figlio era solito durante ogni sua missione mandarci un messaggio e la localizzazione del luogo in cui arrivava. Questa volta non abbiamo saputo niente. È un figlio speciale, siamo disperati. È speciale per tutto quello che ha fatto in questi anni, aiutando gli altri. Mi diceva sempre che la più grande soddisfazione era vedere il sorriso delle persone che aiutava, gente, i caminantes in fuga dal Venezuela che arrivavano da loro con le scarpe sbriciolate”.

La nota dei genitori di Alberto Trentini

“Alberto – si leggeva nella nota diffusa ieri dai familiari – era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 e il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito, è stato fermato a un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e a oggi ci risulta ‘prigioniero‘ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione. Nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità Venezuelana nè Italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sè le medicine nè alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto a oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”.

La conferma dell’ong di Alberto Trentini

Trentini è laureato in storia moderna e contemporanea all’Università Ca’Foscari di Venezia. Ha origini veneziane, ha lavorato nella cooperazione internazionale in diverse località in mezzo mondo. In Colombia, Ecuador, Perù, Libano, Etiopia, Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia Erzegovina. “Ho fatto convocare stamani l’incaricato d’affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L’Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo”, ha scritto su X il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.

 

“Da quando abbiamo ricevuto la notizia dell’arresto del nostro operatore umanitario e del conducente che lo accompagnava, ci siamo mobilitati per ottenere la loro liberazione” ma, “per non interferire nei procedimenti in corso, non abbiamo ulteriori commenti da fare in questo momento”, si legge in un comunicato dell’ong da Caracas e riportato dai media venezuelani. Secondo quanto riferito dai familiari, Trentini soffrirebbe di ipertensione. Alcuni deputati del Partito Democratico hanno presentato un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con cui si chiedono iniziative per garantire a Trentini “tutti i diritti processuali e di detenzione e il suo immediato rientro in Italia”.

15 Gennaio 2025

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