"Prove certe"

Alberto Trentini, prime notizie del cooperante italiano arrestato in Venezuela: “È in buone condizioni”

L'ANSA cita fonti qualificate. Detenuto dallo scorso novembre, era stato fermato a un posto di blocco mentre viaggiava da Caracas a Guasdalito. Era in Venezuela per una missione con una ong

Esteri - di Redazione Web

6 Febbraio 2025 alle 12:16

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FOTO DA APPELLO FAMIGLIA E AVVOCATO ALBERTO TRENTINI
FOTO DA APPELLO FAMIGLIA E AVVOCATO ALBERTO TRENTINI

Sarebbe in buone condizioni Alberto Trentini, il giovane cooperante italiano detenuto da oltre due mesi in Venezuela, secondo quanto scrive l’ANSA. Si legge di “prova certa” a conferma delle condizioni. La vicenda era esplosa a una settimana dal rilascio e dal ritorno in Italia di Cecilia Sala, la giornalista de Il Foglio e di Chora Media arrestata in Iran, e in un periodo di forti tensioni in Venezuela. La settimana prima era stato arrestato e rilasciato un italo-venezuelano, le cui generalità non sono state mai rese note, insieme con altre sette persone al confine con la Colombia. Erano state accusate di essere dei “mercenari”.

L’agenzia ha detto di aver appreso delle condizioni di Trentini da fonti qualificate, su un canale che tiene aperto un dialogo con le autorità venezuelane. Fonte che resta anonima. “Siamo molto provati. Non sento mio figlio da due mesi – aveva detto la madre all’ANSA dopo che la notizia era emersa e dopo un appello lanciato dalla stessa famiglia – da quando lo hanno portato via. Lui ora è ostaggio di quel Paese, ma è solo una pedina. Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda, forse l’interrogazione parlamentare ha cominciato a smuovere le coscienze”.

Chi è Alberto Trentini e perché è stato arrestato

Alberto Trentini era arrivato in Venezuela lo scorso 17 ottobre per una missione con l’Ong Humanity & Inclusion. È stato arrestato il 15 novembre mentre viaggiava da Caracas a Guasdalito. Era stato fermato a un posto di blocco e arrestato. I familiari del giovane si sono mobilitati con appelli e messaggi dopo giorni in cui avevano osservato un silenzio per favorire le trattative diplomatiche. Trentini è laureato in storia moderna e contemporanea all’Università Ca’Foscari di Venezia, ha una lunga esperienza nel campo della cooperazione. Ha lavorato in Colombia, Ecuador, Perù, Libano, Etiopia, Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia Erzegovina.

“Mio figlio era solito durante ogni sua missione mandarci un messaggio e la localizzazione del luogo in cui arrivava. Questa volta non abbiamo saputo niente. È un figlio speciale, siamo disperati. È speciale per tutto quello che ha fatto in questi anni, aiutando gli altri. Mi diceva sempre che la più grande soddisfazione era vedere il sorriso delle persone che aiutava, gente, i caminantes in fuga dal Venezuela che arrivavano da loro con le scarpe sbriciolate”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva convocato l’incaricato d’affari del Venezuela.

La nota dei genitori di Trentini

“Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato – si leggeva nell’Appello_famiglia_Trentini – ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, ci risulta ‘prigioniero‘ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione”. Nel comunicato si afferma che “nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità Venezuelana né Italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità”.

“Dal suo arresto ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”. Per i familiari “è inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l’unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela effettiva dal nostro Paese. Confidiamo che la Presidente del Consiglio ed i Ministri interessati, si adoperino con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale, per riportare presto, incolume, Alberto in Italia”.

6 Febbraio 2025

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