L'appello della famiglia
Italiano arrestato in Venezuela, nessuna notizia di Alberto Trentini da 2 mesi: “Non ha visto neanche l’ambasciatore”
Il cooperante di un'organizzazione che si occupa di persone con disabilità detenuto a Caracas. "Non sappiamo nulla soffre di problemi di salute, non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità". L'interrogazione del PD a Tajani
Esteri - di Redazione Web

Alberto Trentini è detenuto in Venezuela dallo scorso 15 novembre. Senza accuse formali. Pochissime a oggi le notizie sul cooperante italiano che si trova in carcere a Caracas. Non sono neanche note le sue condizioni di salute. La famiglia e l’avvocata Alessandra Ballerini hanno dichiarato che nessuno ha potuto incontrare Trentini né parlargli, neanche l’ambasciatore italiano. La notizia della vicenda arriva a una settimana dal rilascio e dal ritorno in Italia di Cecilia Sala, giornalista de Il Foglio e Chora Media arrestata in Iran, e a pochi giorni dall’arresto e dalla liberazione di un cittadino italo-venezuelano.
Trentini ha origini veneziane, era arrivato in Venezuela lo scorso ottobre per l’ong internazionale Humanity & Inclusion, impegnata nel sostegno a persone con disabilità. È stato arrestato mentre si stava spostando per andare a lavoro da Caracas a Guasdualito. Fermato con lui l’autista dell’ong che l’accompagnava. Lo scorso 7 gennaio la sua vicenda era stata riportata in una risoluzione della Commissione interamericana dei diritti umani (CIDH), organo dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) di cui fa parte anche il Venezuela insieme con altri 33 paesi americani.
- Italiano arrestato (e poi liberato) in Venezuela: “È un mercenario pronto a rovesciare Maduro”
- Cecilia Sala nel suo podcast dopo la liberazione: “Confusa e felice, l’Iran è il Paese nel quale più volevo tornare”
- Come è stata liberata Cecilia Sala: il bel colpo di Meloni, successo completo sull’asse con Trump
- Perché Maduro ha anticipato il Natale a ottobre in Venezuela: la “Operación Felix Navidad” fa infuriare la Chiesa
Secondo la risoluzione Trentini avrebbe scritto un messaggio Whatsapp il giorno prima dell’arresto in cui dichiarava di voler lasciare l’ong. Alla famiglia non risulta. Preoccupa anche che Trentini, a quanto riferito dalla famiglia, soffre di ipertensione. I parenti in un primo momento avevano optato per la linea del silenzio stampa per agevolare le trattative diplomatiche.
“Nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità Venezuelana né Italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità”, ha scritto oggi la famiglia in un comunicato. Alcuni deputati del Partito Democratico hanno presentato un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con cui si chiedono iniziative per garantire a Trentini “tutti i diritti processuali e di detenzione e il suo immediato rientro in Italia”.
Non sono mai state rese note le generalità dell’italo-venezuelano arrestato la settimana scorsa al confine tra Colombia e Venezuela insieme con altre sette persone di nazionalità straniera con l’accusa di essere dei “mercenari”. Il momento è molto delicato in Venezuela: venerdì scorso è cominciato il nuovo mandato da Presidente di Nicolas Maduro, il terzo consecutivo dal 2013. Anche se negli ultimi mesi Maduro ha fatto liberare circa 1.400 delle oltre duemila persone arrestate nelle manifestazioni che accusavano brogli alle ultime elezioni, la tensione resta alta.
La nota dei genitori di Trentini
“Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato – si legge nell’Appello_famiglia_Trentini – ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, ci risulta ‘prigioniero‘ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione”. Nel comunicato si afferma che “nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità Venezuelana né Italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità”.
“Dal suo arresto ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”. Per i familiari “è inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l’unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela effettiva dal nostro Paese. Confidiamo che la Presidente del Consiglio ed i Ministri interessati, si adoperino con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale, per riportare presto, incolume, Alberto in Italia”.