ReArm Italy?

Il riarmo italiano, la Difesa punta a 40mila soldati per rafforzare l’esercito: dubbi di Meloni sulla missione in Ucraina

Politica - di Redazione

9 Marzo 2025 alle 09:38

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Photo by Roberto Monaldo / LaPresse
Photo by Roberto Monaldo / LaPresse

Pur se con un piede in due scarpe, divisa all’idea di non abbandonare il presunto “rapporto privilegiato” con l’amministrazione Trump, alla prova dei fatti molto meno efficace di quanto sbandierato, e di non isolarsi in Europa, il governo di Giorgia Meloni deve fare in ogni caso i conti con le istanze di riarmo che risuonano a Bruxelles.

ReArm Europe”, il piano da 800 miliardi di euro presentato giovedì da Ursula von der Leyen, mette l’esecutivo italiano di fronte ad una sfida complicata: recuperare il grave ritardo con gli altri Paesi alleati, in ambito europeo come in ambito Nato.

Qualcosa però si muove: su spinta di Palazzo Chigi lo Stato Maggiore della Difesa ha iniziato a lavorare con l’obiettivo di addestrare fino a 40mila militari in più, così da arrivare a 135mila soldati. A descrivere il piano sono oggi Repubblica e La Stampa: un progetto che comporterebbe una crescita di un terzo del nostro contingente e che potrebbe contare non su “riservisti” ma su militari “pronti” entro 5-8 anni.

Tempi non brevi, come ovvio, non solo per la lunghezza legata all’addestramento dei militari ma anche per la necessità di rimettere in moto la catena di approvvigionamento, un “reset” drastico dell’intera industria.

C’è poi una questione che emerge da quanto rivelato da diversi generali dell’Esercito alla Stampa, ovvero i limiti logistici delle forze di difesa italiane: “Non abbiamo vettori aerei con cui trasportare carri armati. In Iraq li portavamo in nave. E i carri armati che abbiamo in dotazione sono vecchi. Abbiamo dovuto ammodernare gli Ariete, mentre gli americani hanno i Leopard2”, spiegano al quotidiano torinese le fonti interne alla Difesa.

Sullo sfondo c’è poi la questione dell’invio di un possibile contingente di “peace keeping” in Ucraina dopo eventuali accordi di pace tra Kiev e il Cremlino, una “coalizione dei volenterosi” su cui puntano in particolare Emmanuel Macron a Parigi e Keir Starmer a Londra. Stando ai retroscena il governo italiano sarebbe più disposto a considerare l’idea di un proprio impegno militare sotto l’egida dell’Onu, provando fino all’ultimo a un coinvolgimento della Nato quindi degli Stati Uniti di Trump.

Da Palazzo Chigi emergono dubbi soprattutto sulla questione dell’”ombrello nucleare” francese sull’Europa, proposto da Macron dopo il disimpegno americano: un errore per la premier, proprio perché si darebbe per scontato il dietrofront di Washington, uno scenario non auspicabile per la premier.

di: Redazione - 9 Marzo 2025

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