Lo sciopero delle toghe

Se i magistrati sono contro lo Stato di diritto…

L’articolo 111 non è un articolo secondario. È il pilastro del castello della giustizia. È quello che dà certezze agli imputati e ai loro diritti. È la base del nostro stato di diritto. Una parte importante della nostra magistratura è contraria allo Stato di diritto. E questo è molto preoccupante.

Giustizia - di Piero Sansonetti

28 Febbraio 2025 alle 13:00

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Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Ieri i magistrati hanno scioperato contro il Parlamento. Non per una rivendicazione sindacale ma per un’idea politica. L’idea è molto semplice: la magistratura – pensano i magistrati – deve mantenere il suo potere, quello che si è conquistata in questi anni da Mani pulite (1992) in poi, perché solo questo suo potere garantisce un livello etico accettabile alla nostra società.

Gran parte della magistratura è convinta che la sua missione sia “etica”. E quindi non può sopportare la separazione delle carriere tra pubblica accusa e magistratura giudicante, perché questa separazione finirebbe per indebolire il potere dei singoli Pubblici Ministeri. Che rischierebbero di vedere attenuata la propria supremazia sugli imputati e le difese, e dunque la possibilità di esercitare la loro funzione di combattenti contro la corruzione e i delitti di strada. Per questa ragione i magistrati hanno deciso di ricorrere allo strumento estremo. E cioè uno sciopero che innesca un vero e proprio conflitto tra i poteri dello Stato. C’è il potere giudiziario che contesta il potere legislativo e tenta di inibirlo e condizionarlo. Su questo giornale, ieri, un giurista di grande valore come Tullio Padovani, ha sostenuto che questa iniziativa ha carattere eversivo.

I magistrati, nelle varie manifestazioni che si sono tenute ieri, hanno sventolato la Costituzione. L’interpretazione più diffusa che è stata data al gesto è questa: “Noi vogliamo difendere la Costituzione”. Non è così. I magistrati sventolavano la Costituzione per spiegare che la loro lotta è contro la Costituzione. Perché la Costituzione all’articolo 111 impone la separazione delle carriere. L’articolo 111 fino ad oggi non è stato mai applicato. Con la riforma sarà applicato. I magistrati ora vorrebbero che invece per sicurezza, fosse del tutto abrogato. L’articolo 111 dice in modo inequivocabile che tutti hanno diritto ad essere giudicati da un giudice “imparziale e terzo”. Non dice solo imparziale, che poi è un’idea discrezionale. Dice: “terzo”. “Terzo” non vuol dire imparziale, vuol dire non assimilabile né all’accusa né alla difesa. Equidistante. È da escludere possa essere considerato “terzo” un giudice che sia collega del Pm. Può essere assolutamente imparziale, ma non sarà mai “terzo”.

Di conseguenza i casi sono due. O i magistrati sono convinti che la Costituzione sia composta solo da 110 articoli, o non sanno che invece è composta da 111 articoli. Ipotesi da non escludere per alcuni di loro, ma certo non per tutti. Oppure sono contrari alla Costituzione. L’articolo 111 non è un articolo secondario. È il pilastro del castello della giustizia. È quello che dà certezze agli imputati e ai loro diritti. È la base del nostro stato di diritto. Una parte importante della nostra magistratura è contraria allo Stato di diritto. E questo è molto preoccupante.

28 Febbraio 2025

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