Al via le audizioni al Senato sulla riforma
Carriere separate, i penalisti: “Il Csm si è attribuito poteri”
Al via le audizioni in commissione al Senato sulla riforma costituzionale. Parodi: “L’assoggettamento dei pm? Non domani, ma accadrà e sarà irreversibile”
Giustizia - di Angela Stella

Partite ieri in commissione Affari Costituzionali le audizioni in merito alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, approvata già alla Camera. A fronteggiarsi, in maniera indiretta, tra i vari auditi l’Anm da una parte e l’Unione delle Camere penali dell’altra. “Il nostro movimento di pensiero non è opporci alla riforma o voler difendere privilegi, siamo qui per difendere alcuni principi attuali costituzionali; è pacifico che la Costituzione si possa modificare ma ci sono principi che rappresentano l’essenza del nostro essere magistrati che ci teniamo a difendere come cittadini”, ha esordito il neo presidente del ‘sindacato’ delle toghe Cesare Parodi. Che ha proseguito con una metafora sportiva per lanciare un appello alla politica: “Il sistema attuale sicuramente ha presentato criticità e problemi: aiutateci a superare questi problemi all’interno dell’attuale schema. Se io un giorno gioco male a tennis non devo buttare via la racchetta, devo giocare meglio, ma se butto via la racchetta non potrò mai giocare a tennis come spero di fare. Aiutateci a usare la racchetta che abbiamo, scritta tanti anni fa ma straordinaria ancora oggi”.
Secondo Parodi “la riforma non può incidere sui tempi e sull’efficienza della giustizia, lo ha detto in Aula persino la senatrice Giulia Bongiorno”, della Lega. Ha poi ribadito: “Il timore dell’assoggettamento è la principale preoccupazione della magistratura associata, questo rappresenta il pericolo maggiore anche se non c’è ancora scritto da nessuna parte”. Già nelle “trame dell’attuale riforma in questa prospettiva ci sono elementi che possono indebolire il ruolo della magistratura”, ha spiegato. “Un pubblico ministero che in qualche misura appartiene a un ordine differente e viene progressivamente a sentirsi separato dal giudice corre certamente il rischio di andare incontro a una logica efficientista – ha proseguito – Ciò che temiamo non si verificherà domani, ma è un processo irreversibile”.
Ha poi criticato il sorteggio per i membri togati dei due Csm: “Una parte di magistrati la vede con favore – ha ammesso – ed è una scelta fatta, come si e’ detto chiaramente, per contrastare il potere delle correnti. Ma le correnti non sono gruppi di potere, bensì magistrati che hanno la medesima sintonia, un medesimo modo di approcciarsi all’attività professionale. Nel sorteggio c’è un enorme rischio: mortificare il principio di rappresentatività”. Sono poi intervenuti Francesco Petrelli e Rinaldo Romanelli, presidente e segretario dell’Ucpi. Per il primo “in una moderna democrazia controllore (giudice) e controllato (pm) devono essere collocati in diversi e distinti organismi di governo autonomo. Si tratta di un requisito che noi richiediamo a qualsiasi tipo di organismo. Come non possiamo pretenderlo per chi amministra la giustizia?”.
Per il secondo “l’organo di governo autonomo della magistratura si è visto attribuire, ma anche in parte si è autoattribuito nel tempo, sulla base della teoria dei ‘poteri impliciti del CSM’, una quantità di competenze che non vede eguali in altri analoghi organi di governo della magistratura esistenti in paesi europei”. Quanto alla modifica prevista dal DDL governativo in merito al sorteggio “come è noto, non è contenuta nella riforma scritta da Ucpi e a riguardo potrebbe ragionarsi in merito all’opportunità di un sorteggio diretto e non temperato. Deve però ricordarsi – ha continuato Romanelli – quali sono le premesse storiche che conducono a tale soluzione, che dalla magistratura associata sembra essere colta fuori dal suo contesto reale, come una umiliazione dell’ordine giudiziario. La logica delle “responsabilità” personali di pochi ha consentito, infatti, di evitare qualsiasi seria autoanalisi collettiva ed ogni onesta messa in discussione di ciò che le correnti sono diventate. Da laboratori culturali ed ideali a cartelli e coalizioni elettorali che, se ancora riescono a riflettere le tensioni politiche che attraversano il Paese, restano all’interno del CSM paralizzate dai vincoli spartitori volti al controllo delle promozioni. Il fenomeno del correntismo certo non è iniziato con Palamara e non vi sono evidenze che sia finito con lui”.
Intervenuto anche il presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto: “Chi come me ha dedicato la vita ad una battaglia per la riforma della giustizia, che preveda la separazione delle carriere tra giudice e pm, oggi rimane allibito di fronte a notizie di stampa che parlano di un possibile compromesso, tra Anm e Governo, relativo alla creazione di un unico Csm rispetto ai due previsti oggi dal disegno di legge Nordio. Il doppio Csm è il cardine stesso della riforma costituzionale. Ritornare all’unico Csm, sostanzialmente come è ora, comporta il fallimento di ogni sogno riformatore. A quel punto, non vale la pena proseguire ed è meglio che tutto resti così com’è. Mi auguro che tale cedimento non sia neanche posto all’ordine del giorno del previsto incontro il 5 marzo prossimo tra la nuova giunta dell’Anm e il Presidente del Consiglio”.