Il femminicidio in provincia di Sassuolo
Uccisa a colpi di pietra, lo Stato chiede le tasse alla famiglia di Chiara Galiotto: “Ma non abbiamo mai ricevuto il risarcimento”
L’Agenzia delle Entrate chiede 18mila euro al padre, alla madre e alla sorella della vittima anche se il marito condannato non ha mai risarcito completamente i familiari. “La violenza economica è anche nelle istituzioni”
Cronaca - di Redazione Web

Giulia Galiotto aveva 30 anni. Il marito Marco Manzini le diede un appuntamento con una scusa. La colpì più volte con una pietra e gettò il corpo della donna nel fiume Seccia. Provò a inscenare un suicidio. A più di 25 anni da quel femminicidio, lo Stato chiede ai familiari della vittima di pagare le tasse sul risarcimento. Peccato che quel risarcimento non è mai stato ricevuto dalla famiglia.
A riportare la notizia La Gazzetta di Modena che ha raccolto lo sfogo di Giovanna Ferrari, madre della ragazza uccisa nel 2009 a San Michele dei Mucchietti, in provincia di Sassuolo. “L’Agenzia delle entrate ci chiede le tasse su un risarcimento che non abbiamo mai ricevuto e probabilmente mai riceveremo dall’uomo che ha ucciso nostra figlia”. La sentenza di condanna prevedeva un risarcimento di un milione e 200mila euro. “La violenza economica è anche nelle istituzioni”.
- Ammazzata a coltellate, il marito prova a uccidersi con un cocktail di farmaci: terzo femminicidio in 24 ore in Italia
- Femminicidio della babysitter Nataly, confessa il compagno: “L’ho uccisa ma non volevo, non so dov’è il corpo”
- Femminicidio a Rufina, uccide la compagna a coltellate e si lancia dalla finestra: morta davanti al figlio di 2 anni
- Chi sono Elisa Stefania Feru e Daniele Bordicchia, vittima e carnefice del femminicidio-suicidio di Gualdo Tadino
Manzini fu condannato a 19 anni, nel 2022 ha ottenuto la semilibertà e nell’estate del 2024 ha espiato la sua pena. Quel risarcimento non è mai arrivato alla famiglia di Galiotto, che invece ha ricevuto tre cartelle esattoriali dall’Agenzia delle Entrate, una per ogni familiare – madre, padre e sorella – in cui lo Stato sollecitava il pagamento delle tasse: seimila euro ciascuno, 18mila euro in tutto, calcolati sulla somma dell’intero risarcimento. Anche se la famiglia ha ricevuto soltanto parte esigua del risarcimento.
“Noi non molliamo e abbiamo presentato tre ricorsi – ha aggiunto la madre della vittima – uno per ogni cartella esattoriale ricevuta. I soldi non sono il nostro problema. Sappiamo, tuttavia, che diverse donne svantaggiate dal punto di vista economico non affrontano percorsi giudiziari come il nostro e rinunciano al risarcimento, proprio per il rischio di trovarsi in questa situazione”.