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Messico e Pugili: Ivan Zucco e Vincenzo La Femina nella terra della boxe, per ripartire e prendersi tutto

Due italiani in un posto sperduto, "lontano da tutto", dove "ci chiedono foto per strada" perché "qui il pugilato è come il calcio". E da dove vogliono ripartire, in un momento cruciale e delicato, per tornare più forti di prima

Sport - di Antonio Lamorte

19 Febbraio 2025 alle 18:04

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Foto nella palestra Gimnasio Municipal de Jiquipilco, Vincenzo La Femina è il primo da sinistra, Ivan Zucco al centro, quarto da sinistra
Foto nella palestra Gimnasio Municipal de Jiquipilco, Vincenzo La Femina è il primo da sinistra, Ivan Zucco al centro, quarto da sinistra

Alla Pastora, di prima mattina, fa freddo. L’umidità che si ficca nelle ossa, il paesaggio brullo e annebbiato, le stradine che si arrampicano fino all’altopiano a tremila metri. Silenzio. Fino a quando non si sente un motore, fino a quando non arriva una manciata di pick-up, due o tre persone in cabina, altre dietro, all’aperto, seduti nel cassone. Scendono, giovani e ragazzini, qualcuno che si scrolla di dosso il torpore del letto, ancora assonnato, altri che già scherzano, ridono, si prendono per il culo mentre sbracciano e scalciano, qualcun altro che ha bisogno di un po’ di concentrazione più in là. Che cosa ci sarà da ridere nell’Estado Soberano y Libre de México, a tremila metri, all’alba, in mezzo al nulla? “Bueno, vamos”.

Otto chilometri, tanto per cominciare la giornata. Otto chilometri tra salita, discesa, sterrato. Non così tanti in effetti, eppure manca il fiato: qui non c’è aria. È così il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Non si scappa. Anzi sì: si corre forte anche se è dura, molto dura. Soprattutto perché alla fine si prende e si sale sui pick-up, si torna al pueblo, si va a casa ma l’appuntamento è per la tarda mattinata, in palestra, per il secondo allenamento. Lo sparring i pesi i sacchi le pere le figure la corda gli addominali. Perché quei ragazzi, quelle ombre alla Pastora quando il giorno ancora non è illuminato per intero, sono pugili. E pugili sono anche Ivan Zucco e Vincenzo La Femina, che in Italia sono abituati ad altri ritmi, altri modelli e tipologie di allenamento, ma è proprio per questo che sono in Messico: nella terra della boxe.

Due italiani in Messico

Qualche giorno dopo essere atterrati, a Città del Messico sono venuti a prenderli quelli della WBC, la World Boxing Council, la federazione più potente e prestigiosa al mondo nel pugilato professionistico. Li hanno portati a una messa, l’anniversario della morte del padre di Mauricio Sulaimán, il patròn indiscusso dell’organizzazione da più di dieci anni. Il rito era per celebrare il padre, morto anni fa, un anniversario. “C’erano un bel po’ di campioni del mondo, tutti si sono avvicinati, si sono presentati: qui in Messico c’è molta umiltà”, raccontano a L’Unità i pugili italiani spediti in Messico proprio tramite Sulaimán, interpellato da Salvatore Cherchi della OPI Since 82.

“Ci ha consigliato di venire qui, non a Città del Messico, dove avremmo avuto più vita sociale ma anche più distrazioni. Qui siamo proprio nel nulla. C’è pochissimo, niente. È un ottimo posto per fare una preparazione di un pugile, è lontano da tutto”. San Juan de Jiquipilco, nell’Estado Soberano y Libre de México. In zona neanche un supermercato, solo negozietti. Da chi si compra il pane, da chi la frutta, il pollo, i salumi, lo yogurt: tocca fare la spesa come una volta – lo chef, in casa, è Zucco. Ogni giorno alla Gimnasio Municipal de Jiquipilco: dove si allena il campione del mondo William Zepeda, il campione del mondo Antonio Cuadras, la campionessa del mondo Yocasta Valle, dove allena Jay Najar detto “Coach Panda”, anche lui premiato con una cintura WBC – molto più raro per un allenatore. Claro che è un posto dove imparare, per migliorare, dal quale tornare più forti di prima: un Erasmus delle 16 corde, lifelonglearningprogramme dei guantoni. “Vado al massimo, vado in Messico”, cantava Vasco Rossi.

Perché Zucco e La Femina sono due tra i pugili italiani professionisti più forti del momento ma entrambi in un periodo delicato, cruciale, delle loro vite e delle loro carriere. Vincenzo La Femina detto “Winchester, 30 anni, di Pagani, supergallo, record di 14 vittorie, sette per ko, però viene da una sconfitta, contro Jordan Camacho lo scorso ottobre, la seconda in carriera dopo l’Europeo perso a Manchester contro Liam Davies dopo che aveva vinto pochi mesi prima il titolo dell’Unione Europea. Aveva sfiorato l’impresa quando un gancio sinistro fulminante aveva ribaltato l’inglese al terzo round. “Sono andato giù io, è andato giù lui, sono andato di nuovo giù e al quinto round l’arbitro ha stoppato. Avevo sentito qualche colpo ma c’ero, era tutto sotto controllo. Ho accettato la sconfitta e sono ripartito. Adesso per me questa è una rivalsa. Sto lavorando sui miei difetti, a tenere più su le mani, a difendermi meglio. Sia io che Ivan possiamo fare ancora tanto”.

Zucco detto “Il Terribile, 29 anni da Verbania, invece la sua chance europea la insegue e la sfiora da un bel po’ senza esserci ancora riuscito, nell’ultimo anno è stato tormentato da problemi fisici che hanno rimandato sia la forma migliore che le opportunità più rilevanti cui punta da tempo. Ha un record ancora immacolato, neanche una sconfitta, nemmeno un pareggio. Soltanto vittorie, 21, 18 per ko. In questi casi si dice che: ha le mani pesanti. In Italia non ha contendenti. “Sto imparando a stare più stabile, più basso sulle gambe, a non buttarmi sui colpi. Lo faccio bene nel vuoto, benino nelle figure, nello sparring così e così. Io pretendo tanto da me stesso, sono tante sei settimane ma ci vuole tempo”. È già finito in una serie di barre dei suoi amici rapper, tra cui Gué Pequeno e Massimo Pericolo.

Boxe = Vida

Si corre alla Pastora e nel campo di calcio. Lo sparring, con solo 30 secondi di recupero, senza aria, è da far scoppiare i polmoni. Pesi superwelter che picchiano come pesi supermedi, pesi gallo che sembrano welter. Livello altissimo, concorrenza spietata perché in Messico la boxe è sport nazionale, come il calcio in Italia. “Qui è vita – racconta Zucco – non vivono di pugilato: vivono per il pugilato”. Concorda La Femina: “Siamo visti come delle star, ci fermano per strada, ci chiedono la foto. A loro fa piacere che dei pugili stranieri si allenino nel loro paese”. Entrambi sono d’accordo: con loro due, in palestra, danno tutti il massimo. Picchiano duro, non si gestiscono come invece fanno tra di loro. E sono tutti fortissimi. “La prima volta che ho fatto sparring, non ho preso un colpo sulla faccia ma ne ho presi cinque o sei sulle costole”, racconta Zucco. “Picchia al corpo e la testa cadrà – gli fa eco La Femina – è un detto messicano”. Quando finiscono a volte si fermano in palestra a vedere l’allenamento di Zepeda. Ci sono 20enni con 20 match da professionista. È un altro pianeta, “ma ci facciamo rispettare”.

È anche un’occasione per guardarsi da lontano, per guardare l’Italia da lontano. Come aveva fatto in una storia su Instagram in questi giorni, La Femina ribadisce: “Alcuni colleghi fanno parecchi face to face, dibattiti, interviste, può essere buono per smuovere il movimento, ma in realtà questi non sono i forti forti d’Italia: i forti siamo noi. Questi campioni hanno le cinturine: è una cosa buona, può far parlare e dà una mano al movimento ma la realtà è un’altra. Ivan è anche una persona mediatica, sa attrarre tanta attenzione, quando combatte riempie i palazzetti. Non è poco, in Italia”. Gli piacerebbe combattere in una sua riunione da sottoclou, magari all’Europeo. “Devo ringraziare la famiglia Cherchi per la fiducia, per aver investito su di me. Sono qui con Ivan anche per la disciplina, perché io sono più pazzoide, anche qui mi dicono: estás loco, mentre lui è più concentrato. Ma sono pronto: il mio sogno resta diventare campione del mondo”.

Sembra da mesi ormai che per l’Europeo di Zucco sia soltanto questione di tempo. “Sadjo ha lasciato la cintura. I nomi sono grossi, va bene così. Sarebbe bello organizzarlo in Italia ma va bene anche all’estero. Se mi fossi allenato in queste condizioni da anni, probabilmente potrei fare veramente con Canelo (campione messicano, Saul Alvarez, suo idolo, tra i più forti pound for pound degli ultimi anni, ndr). In Italia ci vorrebbe qualche evento in più ma credo che quest’anno la situazione si smuoverà un po’. È stato fondamentale vedere la vera boxe uscendo dalla nostra comfort zone. Da qui si capisce ancora di più che in questo sport non si scherza”. Questo fine settimana torneranno in Italia, qualcosa si porteranno dietro. “È stata un’esperienza anche a livello personale – aggiunge Zucco – qui non hanno nulla ma sono felici, noi abbiamo tutto e non siamo mai contenti. Capisci che c’è altro, ci sono altri modi”. Tutto questo, e un sogno: ecco cosa c’è da ridere e scherzare a tremila metri, in mezzo al nulla, di prima mattina, nell’Estado Soberano y Libre de México, alla Pastora.

19 Febbraio 2025

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