Il caso che scuote l'Argentina
Milei e la truffa della crypto $LIBRA, perché il presidente argentino della “motosega” rischia l’impeachment

“Se vai al casinò e perdi soldi, di cosa ti lamenti?”. Così Javier Milei, presidente dell’Argentina che i quotidiano italiani hanno definito più volte “anarco-liberista” per il suo mix di politiche da quando è al governo del Paese sudamericano, ha provato a giustificarsi e difendersi per lo scandalo scoppiato a Buenos Aires su una criptovaluta da lui sponsorizzata.
Il caso è nato venerdì 14 febbraio quando Milei, che seppur con un ruolo istituzionale usa ancora il suo account X (l’ex Twitter, ndr) come se fosse ancora un commentatore televisivo, ha sostanzialmente sponsorizzato una criptovaluta.
La criptovaluta si chiamava $LIBRA e rientra in quella categoria chiamata “meme coin”, ovvero una valuta ispirata ad un meme o a fenomeni culturali “pop”: casi noti sono il “Dogecoin” o “$TRUMP” e “$MELANIA”, ispirata al presidente Usa e alla First Lady.
A differenza di criptovalute stabili e “istituzionali” come Bitcoin, Ethereum e Tether, i “meme coin” sono ben più volatili e rischiose: si tratta a tutti gli effetti di oggetti collezionabili nati quasi per scherzo e dunque particolarmente speculativi.
Nonostante queste basi, venerdì scorso Milei ha pubblicato sul proprio profilo X seguito da quasi 4 milioni di persone un post per promuovere $LIBRA con toni particolarmente entusiasti, scrivendo che avrebbe favorito “la crescita dell’economia argentina, le piccole imprese e le startup” e con tanto di link al progetto lanciato dalla società KIP Protocol di Julian Peh, un argentino con doppia nazionalità di Singapore che lo scorso ottobre aveva anche incontrato personalmente Milei per discutere di progetti di intelligenza artificiale e di investimenti in Argentina.
La “sponsorizzazione” di $LIBRA ha avuto effetti dirompenti: in poche ora la cripto è passata dal valere pochi centesimi a 4,5 euro, con un valore complessivo superiore ai 4 miliardi. Ancora più dirompente è stata però la speculazione avvenuta nelle ore successive: come ricostruito successivamente infatti 80 per cento delle $LIBRA era concentrato in cinque “portafogli”, cioè in cinque singoli conti, che dopo l’impennata del valore hanno venduto una parte delle criptovalute che possedevano incassando 90 milioni di euro e dando il via libera al crollo di $LIBRA.
La criptovaluta è tornata in poche ora a valere sostanzialmente zero mentre Milei ha frettolosamente cancellato dal proprio profilo X il post in cui sponsorizzava $LIBRA: nel frattempo però chi aveva investito i suoi risparmi nella criptovaluta, la stima è di circa 40mila persone, ha perso tutto.
La vicenda ha avuto un immediato risvolto politico, l’opposizione argentina ha annunciato una procedura di impeachment per Milei, mentre sul caso sono state presentate denunce per frode: il presidente potrebbe finire sotto inchiesta per associazione a delinquere e per violazione del codice etico dei funzionari pubblici.
Milei da parte sua ha negato di aver alcun legame con i promotori di $LIBRA e di non aver “promosso” ma solo “diffuso” l’iniziativa della società KIP Protocol. Si è quindi detto a sua volta vittima della vicenda, sottolineano di “aver preso uno schiaffo in faccia” ma di averlo fatto in “buona fede”.