Gli interrogativi sul trojan
Caso Paragon, sullo spyware retromarcia del governo: l’intelligence sospende l’uso di Graphite

Una retromarcia che arriva con un tempismo sospetto, come fa notare Matteo Renzi. È infatti nella serata di venerdì, mentre gli italiani sono “rapiti” dal Festival di Sanremo, che l’agenzia Ansa batte un lancio in cui rivela come, citando sue fonti nell’intelligence, i servizi segreti italiani e Paragon Solution hanno concordato di sospendere l’operatività di Graphite, lo spyware utilizzato per spiare giornalisti e attivisti, nel caso italiano il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il fondatore della Ong Mediterranea Saving Humans Luca Casarini.
Uno stop che durerà “fino alla conclusione della procedura di due diligence condotta dal Copasir e dall’Agenzia nazionale per la cybersicurezza”, scrive l’Ansa.
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Il Guardian nei giorni scorsi aveva già rivelato questa notizia. Una fonte del quotidiano inglese aveva rivelato che Paragon aveva sospeso il contratto con l’Italia “per estrema cautela” quando era emersa la prima accusa di potenziale abuso dello spyware. La decisione di rescinderlo era poi stata presa mercoledì 5 febbraio, dopo che la società israeliana aveva stabilito che l’Italia avesse violato i termini di servizio e il quadro etico concordato nell’ambito del suo contratto.
Soltanto tre giorni fa però il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, aveva assicurato parlando nell’Aula in un question time che “nessuno ha rescisso in questi giorni alcun contratto nei confronti dell’intelligence. Tutti i sistemi sono stati e sono pienamente operativi contro chi attenta agli interessi e alla sicurezza della Nazione”, sottolineando poi che nessuna agenzia di intelligence italiana avesse utilizzato impropriamente il software-spia.
Va da sè che qualcosa nelle due versioni non torna. Su questo Renzi attacca a testa bassa l’esecutivo di Giorgia Meloni, sottolineando come la rivelazione dell’Ansa sia una “clamorosa smentita di quello che il Governo aveva detto 48 ore prima in Parlamento, hanno già cambiato versione”.
Renzi quindi attacca il sottosegretario Alfredo Mantovano, titolare delle deleghe sui servizi segreti, perché “i suoi impegni durano più o meno quanto le storie su Instagram”, ma soprattutto sottolinea come “sulla torbida storia di intercettazioni abusive c’è molto altro sotto”.
Il senatore e leader di Italia Viva fa notare inoltre come “la Polizia penitenziaria non ha smentito di aver acquistato questo software: al momento hanno smentito Polizia, Carabinieri e Finanza. Non la Penitenziaria, la stiamo aspettando”.
Quindi una sorta di “promesa”: “Se anche rimanessi l’ultimo a occuparmene – scrive Renzi – vi garantisco che non mollerò di un centimetro. Se spiano in modo illegale i giornalisti, vi immaginate cosa possono fare con le persone normali? È in ballo l’idea stessa di democrazia liberale. E io non mollo la presa, sicuri che non mollo. Anche a costo di essere tenacemente solo contro tutti”.