Le polemiche

Papa Francesco, la lettera ai vescovi Usa apre lo scontro con Trump: “Deportare le persone lede la dignità”

Esteri - di Redazione

11 Febbraio 2025 alle 16:12

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Papa Francesco
Papa Francesco

Uno scontro che non era più rinviabile perché deriva da due visioni della società agli antipodi. Da una parte Papa Francesco, dall’altra la nuova amministrazione statunitense a guida Donald Trump.

A separare il pontefice argentino e il tycoon è in particolare la politica migratoria, d’altronde a consentire al tycoon di ritornare alla Casa Bianca è stata anche la promessa di realizzare la “più grande deportazione di massa” di immigrati illegali e di completare il faraonico progetto del muro col Messico.

Papa Francesco che ha voluto dunque lanciare un messaggio chiarissimo ai fedeli ma soprattutto ai vescovi americani, una lettera inviata al clero Usa che è un richiamo tanto duro quanto esplicito contro le politiche trumpiane contro i migranti.

La missiva, diffusa non solo in inglese ma anche in spagnolo, verosimilmente per mostrare ancora più vicinanza ai migranti che arrivano negli Usa dal confine meridionale, ricorda che “deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie”.

Papa Francesco dice ai vescovi americani di aver seguito da vicino “la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti”. Bergoglio quindi aggiunge che “la coscienza rettamente formata non può non esprimere un giudizio critico e il proprio disaccordo” e per questo esorta “tutti i fedeli della Chiesa cattolica e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati”.

Nella lettera al clero statunitense c’è spazio per una replica piuttosto diretta al vicepresidente JD Vance, cattolico, che aveva provato a giustificare le politiche della sua amministrazione sui migranti citando il concetto teologico di “ordo amoris”. Il Papa infatti fa notare al vice di Trump che non esistono gerarchie: “Il vero ordo amoris da promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del buon Samaritano, meditando cioè sull’amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, nessuno escluso”.

Per il pontefice dunque non si può assistere alle promesse e alle decisioni prese dalla Casa Bianca senza una reazione: “Tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a considerare la legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, non viceversa”. Per Bergoglio, allo stesso tempo, “bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a proteggere le comunità da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre si trovavano nel paese o prima dell’arrivo”.

Ma in realtà la reazione al momento è arrivata proprio da Washington, con una replica al vetriolo da parte dello “zar dei confini” di Trump, Tom Homan, secondo il quale il Papa dovrebbe “concentrarsi sulla Chiesa cattolica e lasciare che ci occupiamo noi delle nostre frontiere“. Non solo. Durante un breve scambio con i giornalisti alla Casa Bianca, Homan si è lasciato andare a commenti quasi comici: “Il Papa vuole attaccarci perché proteggiamo i nostri confini? Ha un muro attorno al Vaticano, giusto? E noi non possiamo avere un muro attorno agli Stati Uniti?”, la domanda dello “zar” paragonando le mura di San Pietro al confine in costruzione in Messico.

di: Redazione - 11 Febbraio 2025

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