A Novi Sad
Serbia in piazza, le più grandi manifestazioni in 30 anni scatenate dal crollo di una pensilina: 15 morti, le proteste contro il presidente Vucic
Continua la mobilitazione partita dagli studenti ma allargatasi a tutta la popolazione. Il Presidente da una parte apre al dialogo dall'altra accusa chi protesta di essere manovrato da agenti stranieri
Esteri - di Redazione Web

Le più grandi proteste degli ultimi 30 anni. Ancora prosegue la mobilitazione a Novi Sad, la seconda città più grande della Serbia, nel nord del Paese dove ieri decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il governo e contro il Presidente. Le manifestazioni erano scattate dopo il crollo di una tettoia in una stazione ferroviaria della città che aveva causato 15 morti, tre mesi fa.
Le proteste erano cominciate come una mobilitazione studentesca, si sono allargate via facendo a tutto il resto della popolazione. Chi è sceso in piazza accusa la corruzione al potere nel Paese guidato dal presidente nazionalista Aleksandar Vučić, primo ministro dal 2014 al 2017, presidente dal 2017 a oggi. Ma cosa c’entra il crollo di una tettoia? Mancanza di attenzione alle norme di sicurezza e mancata assunzione di ogni responsabilità: l’episodio è stato considerato emblematico della corruzione dello Stato.
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Dopo gli scorsi mesi di contestazione, esacerbatisi nelle ultime settimane, il primo ministro Milos Vucevic martedì scorso si è dimesso, anche alla luce dell’aggressione subita lunedì scorso da parte di un gruppo di manifestanti. Non è ancora chiaro se si andrà a nuove elezioni e se si formerà un nuovo esecutivo. Le proteste non si sono comunque placate. Quello che le caratterizza e che le rende più credibili è il loro non essere partite da alcun partito e l’aver coinvolto trasversalmente la popolazione. Agli studenti si sono uniti agricoltori, artisti, intellettuali e avvocati.
I manifestanti nel fine settimana avevano bloccato i tre ponti principali della città. Uno dei tre resta ancora bloccato. Uno sciopero generale nei giorni scorsi ha visto negozi e scuole chiusi in tutto il Paese. Gli studenti universitari per settimane hanno bloccato i campus. Centinaia sono partiti giovedì dalla capitale in una marca di 80 chilometri per unirsi alle manifestazioni. Le forze di opposizione sono scese in piazza.
Vučić da una parte respinge le accuse: come ha già fatto in passato, accusa i manifestanti di operare per servizi segreti stranieri che puntano a sollevarlo. Dall’altra parte si è detto aperto a dialogare con i manifestanti ma anche pronto a sopprimere la violenza. Alcuni manifestanti hanno accusato teppisti filogovernativi di aver preso di mira le manifestazioni.