Il voto a Minsk
Lukashenko eletto ancora Presidente della Bielorussia: la settima vittoria dell'”ultimo dittatore d’Europa”
Niente osservatori internazionali, nessuna vera opposizione. L'UE: "Repressione implacabile, altre sanzioni". Lukashenko: "Non me ne frega niente dell'Occidente"
Esteri - di Redazione Web

Alexander Lukashenko confermato Presidente della Bielorussia, vincitore per la settima volta delle elezioni Presidenziali che si sono tenute domenica scorsa. Non un risultato a sorpresa: non si può parlare certo di elezioni democratiche. Non c’erano opposizioni, soltanto avversari di facciata. 86,8% il dato ufficiale di Minsk che ha consegnato la vittoria. L’affluenza è stata dell’85,7%. L’Unione Europea ha minacciato altre sanzioni a Minsk. Condanne all’esito del voto anche da Germania e Polonia. “Non me ne frega niente dell’Occidente”, la risposta di Lukashenko.
Quando si parla di lui si parla di quello che è stato definito in alcune occasioni come “l’ultimo dittatore d’Europa“. Governa il Paese nell’Est del Continente dal 1994. Secondo i dati di una ong bielorussa che si occupa di difesa dei diritti umani, Viasna, al momento sono 1.245 i prigionieri politici che si trovano in carcere e almeno 1.721 persone sono state condannate per reati politici e 5.800 per violazioni amministrative nel 2024.
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Gli altri candidati erano esponenti degli altri partiti presenti in Parlamento: il Partito Liberal-democratico, il Partito Comunista e il Partito Repubblicano. I veri oppositori di Lukashenko sono detenuti per motivi politici o sono stati costretti all’esilio all’estero. Come per esempio Sviatlana Tikhanovskaya, l’ultima in grado di far tremare la leadership di Lukashenko. Si trova in Lituania e sostiene di rappresentare il governo bielorusso in esilio.
Alle elezioni in Bielorussia non erano presenti osservatori internazionali. Secondo diverse agenzie e osservatori internazionali, Minsk controlla le procedure di voto e i risultati. A questo giro, per la prima volta, erano state bandite le fotografie alle schede elettorali: misura a sostegno della democrazia e della libera espressione di voto in tutto il mondo ma che in Bielorussia aveva permesso di argomentare le accuse di brogli alle precedenti consultazioni.
Cinque anni fa, nel 2020, dopo il risultato che assegnò oltre l’80% dei voti le elezioni si scatenarono enormi manifestazioni di piazza. Secondo alcuni osservatori a vincere era stata proprio Tikhanovskaya, moglie del leader dell’opposizione Sergei Tikhanovsky, arrestato prima del voto. Secondo Euronews, in quei giorni furono circa 65mila gli arresti e 500mila le persone che da allora hanno lasciato il Paese. Reporter Sans Frontières ha denunciato Lukashenko alla Corte Penale Internazionale: ha contato 397 giornalisti arrestati nel 2020, 43 sono ancora in prigione.
“Le elezioni farsa di oggi in Bielorussia non sono state né libere né giuste”, ha dichiarato il capo della politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, in una dichiarazione congiunta con la commissaria per l’allargamento, Marta Kos. “La repressione dei diritti umani, implacabile e senza precedenti, le restrizioni alla partecipazione politica e all’accesso ai media indipendenti in Bielorussia hanno privato il processo elettorale di qualsiasi legittimità. Per questi motivi, oltre che per il coinvolgimento del regime bielorusso nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e negli attacchi ibridi contro i suoi vicini, l’Ue continuerà a imporre misure restrittive e mirate”.