Lo stallo sui giudici

Zuffa in Forza Italia, Consulta paralizzata: per veti incrociati bruciano Sisto, Casellati e Zanettin

Veti incrociati tra gli azzurri, saltano Sisto, Casellati e Zanettin, tra i nomi spuntano Lanzi e Leone. Intanto sull’ammissibilità dei referendum, lunedì prossimo, la Corte si riunirà in composizione minima: 11 giudici su 15. Basta un’assenza per paralizzarla

Politica - di Paolo Comi

16 Gennaio 2025 alle 15:30

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AP Photo/Gregorio Borgia
AP Photo/Gregorio Borgia

Sembra uno scherzo ma – purtroppo – è la triste realtà. A distanza di oltre un anno dalla fine del mandato di Silvana Sciarra e poi di Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti, il Parlamento non è ancora riuscito a nominare i sostituti. La prossima votazione per l’elezione dei quattro giudici della Corte Costituzionale è prevista per il 23 gennaio. La Corte, dunque, il prossimo lunedì si riunirà sull’ammissibilità dei referendum sull’Autonomia in composizione minima: undici giudici su quindici.

Il presidente facente funzioni Giovanni Amoroso aveva fissato tale data confidando che il Parlamento questa settimana fosse riuscito a nominare i quattro giudici. Un rinvio non è adesso possibile in quanto il 20 gennaio scatta il termine ultimo previsto per legge per la camera di consiglio partecipata in cui dovrà giudicata l’ammissibilità dei referendum abrogativi ritenuti conformi alla legge dall’Ufficio centrale per i referendum della Cassazione. La composizione della Corte con undici giudici su quindici è pericolosissima per la sua stessa operatività, in quanto rimette a qualunque vicissitudine personale – a partire da una semplice influenza – il funzionamento dell’intero organo. In tale contesto ogni singolo giudice ha poi teoricamente il potere, assentandosi, di impedire il funzionamento dell’organo e paralizzarne l’operatività. La situazione ha costretto il presidente Sergio Mattarella nelle scorse settimane a richiamare, senza successo, il Parlamento ai propri doveri.

Il problema, va detto, è tutto interno al centrodestra che dovrebbe di contro avere l’interesse ad imprimere l’auspicata svolta “sovranista” al Palazzo della Consulta. Anche il quattordicesimo scrutinio questa settimana, invece, è finito in un nulla di fatto. Dalle opposizioni raccontano che i maggiori problemi sono in casa Forza Italia a cui spetterebbe uno dei quattro posti a disposizione (un altro spetta a FdI, un altro al Pd, e l’ultimo ad un tecnico super partes). Fra i berlusconiani si è aperta, nel silenzio dei vertici del partito, una lotta ferocissima che sta bruciando uno ad uno tutti i candidati. L’assenza di una leadership forte in grado di imporsi contribuisce poi a questo clima da lunghi coltelli.

Nel mix di veti incrociati e ‘fuoco amico’ il primo a saltare è stato il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. La sua nomina, dicono, determinerebbe un rimpasto di governo e nuove elezioni con il terrore che il collegio senatoriale in Puglia dove è stato eletto due anni fa possa andare al dem Michele Emiliano che non ha fatto mistero di volersi candidare e che tutti i sondaggi danno per vincente.  Quindi è stato il turno della ministra delle Riforme Elisabetta Casellati. Ma come per Sisto si dovrebbe andare a nuove elezioni in Basilicata e scatterebbe il temuto rimpasto di governo. Sembrava fatta allora per Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama, quando, secondo alcuni rumors rimbalzati su tutti i media, la sua nomina sarebbe stata mal vista addirittura da parte del capo dello Stato che non vorrebbe parlamentari in carica. Circostanza che aveva costretto ad una formale smentita del Quirinale. Nel frattempo era però partita una girandola di nomi su personalità che non fossero parlamentari in carica e neppure politici.

Nell’ordine ecco i nomi del professore di diritto dell’Università La Sapienza Andrea Di Porto, consulente da anni della Fininvest, dell’avvocato genovese Roberto Cassinelli, esperto di diritto societario e finanziario, tra i fondatori di Fi in Liguria sin dal ‘94, già parlamentare azzurro e del Pdl, di Alessio Lanzi, altro avvocato che ha difeso Berlusconi nel processo sui diritti televisivi ed ex componente del Csm. Nome dell’ultima ora è quello di Antonio Leone, anch’egli ex componente del Csm e presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, con un passato da parlamentare azzurro. In questo caos, resta saldamente blindato l’altro posto che spetta alla maggioranza. Si tratta di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Giorgia Meloni, professore di diritto pubblico e tra gli autori della riforma del premierato.

16 Gennaio 2025

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