L'intervista al Corriere
La Russa fa la paternale alla sinistra che “non recide il cordone ombelicale coi violenti”: parola di un “non antifascista”
Ignazio La Russa ha la memoria cortissima. Il presidente del Senato viene intervistato dal Corriere della Sera per commentare tra le altre cose gli scontri avvenuti a Bologna sabato 9 novembre tra esponenti del movimento “antagonista” e dei centri sociali e le forze dell’ordine, schierate a difesa della concomitante manifestazione dei neofascisti di CasaPound, lasciandosi andare a considerazioni che lasciano il tempo che trovano.
Per la seconda carica dello Stato, che risponde alla domanda sulla “sinistra che ha sbagliato ad andare in piazza a Bologna”, c’è “un cordone ombelicale che la sinistra deve decidersi a recidere. Non basta essere d’accordo su principi generali, come l’antifascismo, per unirsi a qualsiasi compagnia. Le compagnie bisogna scegliersele. O si finisce per offrire un ombrello ai violenti”. Per La Russa “nessuno di noi si offre di andare in corteo con gruppi estremisti. Certa sinistra, invece, scende in piazza con i facinorosi”.
Parole che si scontrano col passato dello stesso La Russa. Un presidente del Senato che ad aggi non ha compiuto alcuna abiura pubblica del fascismo, rifiutando più volte di dichiararsi “antifascista” e che non pare affatto aver reciso il suo cordone ombelicale col fascismo.
Solamente negli ultimi due anni si segnalano più uscite di questo tipo: al Memoriale della Shoah lo scorso gennaio La Russa aveva rifiutato di rispondere alla domanda di un cronista sull’argomento, mentre nell’aprile del 2023 aveva sostenuto che “nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”.
Va poi aggiunto lo svilimento della lotta partigiana: La Russa parlò di via Rasella, l’attacco partigiano a cui i tedeschi reagirono con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, come “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS.
Tornando indietro nel tempo si può citare la nota questione del busto di Mussolini custodito in casa a Milano, o la sua ospitata nel 2019 alla festa nazionale di CasaPound, i “fascisti del terzo millennio” protagonisti della manifestazione di sabato a Bologna e che soltanto il 20 luglio scorso si erano resi protagonisti dell’aggressione al giornalista de La Stampa Andrea Joly davanti al circolo Asso di Bastoni, un luogo noto per essere frequentato da simpatizzanti di estrema destra. Sempre nel 2019 in tv l’attuale seconda carica dello Stato si definì” non antifascista, perché il termine antifascismo è stato colonizzato da quella parte che voleva sostituire il fascismo con lo stalinismo”.
La Russa che dimentica come il suo stesso partito non abbia affatto tagliato i propri legami con le frange estreme, come dimostrano le annuali celebrazioni di Acca Larentia a Roma.
Un curriculum ben noto, ma che nell’intervista al Corriere della Sera viene messo in un cassetto e chiuso a chiave. Nessun riferimento ai trascorsi del presidente del Senato nel colloquio di La Russa in quella che appare una strategia ben consolidata di Urbano Cairo, editore del principale quotidiano italiano: un Corriere della Sera ormai apertamente filo-governativo, con qualche rara eccezione in alcune firme del giornale che godono di maggiore libertà, mentre a fare da contraltare c’è La7, la tv di Cairo rimasta “riserva indiana” dei volti di sinistra del tubo catodico, vista anche la trasformazione della Rai in TeleMeloni.