I giochi di potere dell'Eliseo
Perché in Francia l’unica soluzione è quella di tornare al voto
Al di là delle capriole da due soldi, il primo ministro Bayrou è nell’angolo. La tesi dell’alleanza centrista è morta, bisogna tornare alle urne per cancellare questo governo illegittimo
Editoriali - di Jean-Luc Mélenchon
François Bayrou (primo ministro francese n.d.r.) mi rimprovera per aver scritto che in politica bisognerebbe rendere tutto conflittuale. Gli perdòno di ignorare che è la base del materialismo storico, per il quale, essendo ogni fatto politico incluso nella lotta di classe, è assumendo questa conflittualità che si accede a una coscienza realistica.
Ma l’esperto di latino e di greco che è, può ignorare il messaggio di Eraclito per il quale la discordia è madre del futuro e la lotta padre di tutte le cose? La realtà è dialettica perché è movimento tra contraddizioni. Non è anche questa la base stessa della democrazia: scegliere tra punti di vista opposti? Rendere tutto in conflitto significa rendere possibile la libertà. Perché l’antagonismo è il padre della scelta e la scelta è il luogo di nascita della libertà. Visto? Nelle interviste non gli fanno nemmeno una domanda sulla situazione internazionale. Il genocidio e l’applicazione delle decisioni della Corte penale internazionale, la Siria, i curdi, la guerra in preparazione con la Cina: niente. Perché? Non lo so. Faccio un’ipotesi. Forse sanno come me, e come tutti, che Bayrou è già cotto? (…) Ci si potrebbe aspettare di vederlo fare lui stesso la constatazione del fallimento e andarsene subito piuttosto che subire lo sfinimento che gli stanno riservando i macronisti e i repubblicani. (…) E tutto questo per la vanità di fingere di governare.
Come conta di “fare meglio” di Barnier (l’ex premier n.d.r.)? All’Assemblea, il centro dell’emiciclo è fatto di rancori e vendette. Questi sono ormai i Balcani macronisti. A che serve per loro far durare un governo condannato in anticipo? Come intende Bayrou controllare in modo duraturo questo sistema di tensioni? Perché tutti sanno che ha fallito nell’operazione vitale da realizzare: l’ampliamento della sua base parlamentare. Tuttavia, non c’era nessun altro in una posizione migliore di lui per riuscirci. E poi cosa? Il nulla sarà più o meno denso a seconda dei giorni. Cosa? Il Partito socialista, Fabien Roussel (segretario del pc francese) o i Verdi sono venuti su suo invito, dopo quello del Presidente? E allora? Era una commedia per soddisfare le esigenze dei loro rispettivi congressi e le oscure combinazioni che ne costituiscono la posta in gioco. Tutti lo sapevano. Tutto ciò rispondeva al criterio installato sulla scena mediatica da ridicoli benpensanti.
Bisognava “dare prova di responsabilità” dando una sospensione a un governo nato morto. (…) C’era panico a bordo tra i devoti “di sinistra” della buona reputazione di moderato. Fino al giorno in cui i sondaggi hanno mostrato non solo quanto i francesi approvassero la censura (la sfiducia al governo n.d r.), ma chiedessero anche la destituzione di Macron e l’inizio di una sesta Repubblica. In 24 ore, tutto il piccolo mondo dei “nuovi ragionevoli” è tornato a casa. Gli Insoumises (il partito di Mélenchon, n.d.r.) avevano quindi avuto ragione, ancora una volta, nella valutazione del rapporto di forza. La punizione degli scherzi è già servita nei nostri ambienti, dove la loro possibilità di esser presi sul serio è ben danneggiata. Ancora un apprendimento utile. E se il gioco delle finzioni finge ancora, qua e là, di durare, nessuno ci casca. Il primo che aiuta Bayrou a durare, paga.
Un fatto tuttavia significativo è passato inosservato nei ronzii e nelle chiacchiere concordate. Per chi ha una lunga memoria politica, l’episodio ha segnato la fine di un miraggio di lunga durata. Sì, un momento storico si è nascosto davanti ai nostri occhi. Il sogno di decenni di centrismo ed europeismo si è dissolto nel momento in cui la carovana dei suoi adulatori sembrava raggiungerlo. Questo momento è stato quello della grande giunzione tra i “Democratici” con il settore della sinistra che gli ha fatto gli occhi dolci per tanti decenni. In altre parole il centro, i socialisti e alcuni Verdi. Se l’unione fosse avvenuta, avrebbero avuto gratuitamente il resto delle tribù macroniste. Quindi sì, la base comune della “grande coalizione” alla tedesca era a portata di mano. Ho passato, con altri, tanti anni a combattere questa alleanza! I più esperti sanno che il progetto risale a Giscard d’Estaing, è tornato sotto Rocard nel 1988 e poi ancora alle presidenziali del 2007.
Ma ora il momento è ufficialmente passato. Sono dei “se”, lo so bene. E comunque, non c’è nessuno stratega abbastanza audace e paziente in questo piccolo mondo per guidare una tale manovra nello spazio politico attuale. Eppure questo era abbastanza friabile da permetterla. Tuttavia: lo noto come un cambiamento duraturo dello sfondo politico. Ma anche il segnale di un fatto sociale: le classi medie ascendenti degli anni 70/80, prese di mira da questo progetto “di mezzo”, sono ormai fuori gioco. La loro decomposizione nell’universo neoliberista è abbastanza avanzata. Sono di nuovo disponibili per progetti radicali. Non ci sarà un accordo di “non censura”. Sarebbe un assurdo brevetto di docilità. Questa scoperta, inizialmente proposta come un’esca da Boris Vallaud (parlamentare socialista n.d.r.), e ripresa, senza alcuna concertazione o allerta, da tutto il Partito socialista, è una chimera. Non è d’altronde molto repubblicano chiedere a un’assemblea parlamentare di rinunciare a uno dei suoi poteri in cambio di una promessa dell’esecutivo di non abusare del suo potere.
Questo scambio non avrà luogo. Né oggi, né domani, né mai. Gli Insoumises non lo permetteranno finché esisterà il Nuovo fronte popolare. In un certo senso, la danza del ventre dei nostri partner del Nfp quando hanno accettato di recitare la commedia della negoziazione è stata utile. Da un lato, ha dimostrato una volta per tutte quanto un tale modo di fare non porti da nessuna parte se non al ridicolo. Dall’altro sottolinea l’isolamento assoluto del macronismo. E poiché tutti al Nuovo Fronte Popolare voteranno la censura, se credo a quello che hanno detto sul giornale, allora ecco un altro vantaggio della situazione: tutto il carico del sostegno a Macron ricadrà su Le Pen se i deputati lepenisti non votassero la sfiducia! Ed è questo che i media chiamano “Le Pen maestra del gioco”! In realtà tutto questo bel mondo è fradicio e c’è solo un’uscita comune: censura e impeachment.
Il guadagno per noi Insoumises è considerevole. Non c’è alternativa al Nuovo Fronte Popolare per i suoi elementi più recalcitranti. Non c’è alternativa agli Insoumises per costituire un’altra maggioranza. La tesi dell’alleanza centrista è morta. Il suo programma non esiste, nemmeno i suoi leader. François Bayrou è rimasto tutto solo con le sue formule contorte e le sue trappole verbose da due soldi. Non sfuggirà al calendario. Non sfuggirà alla realtà del contesto politico nato a seguito dello scioglimento del governo. Non sfuggirà ai Balcani macronisti, né alle vendette di Le Pen. Solo il ritorno alle urne può ridisegnare una carta stabile e legittima. Questa è la regola in democrazia. In queste condizioni, a François Bayrou rimane solo un obiettivo immediato: deve durare! Punto finale. Durare per sé stesso, durare per proteggere gli ultimi trenta mesi di Macron, il monarca sconfitto nel suo palazzo traballante. Durare per continuare a fare il maggior liberismo possibile con decreti. (…)
Che il governo sia per natura illegittimo a causa del rifiuto di riconoscere il risultato delle elezioni di luglio è un fatto imprescindibile. A questo proposito esiste solo un solo modo per rendere legittime le combinazioni governative di Macron: un voto di fiducia dell’Assemblea! (…) E se non c’è voto sulla fiducia, la replica obbligata dell’opposizione è la mozione di sfiducia: la censura. Queste furono le parole di Georges Pompidou, primo ministro di De Gaulle, quando si rifiutò di porre la questione di fiducia. Voto di fiducia o voto di censura sono le due facce della stessa medaglia finché dura questa Costituzione. E tutti devono ammetterlo finché non ce n’è un’altra. Perché non ci può essere una Repubblica con l’accordo del popolo al di fuori delle regole di funzionamento che quest’ultimo stabilisce. Chiunque creda di poter aggirare questa fisica politica si espone ai contraccolpi più duri. E se nessuna regola è rispettata da coloro che ne ricevono il loro potere, allora il potere verrà da altre parti, come dimostrano secoli di storia politica.
Questa è la regola in democrazia: solo il ritorno alle urne può ridisegnare una carta stabile e legittima. In queste condizioni, l’opinione pubblica ha già compreso il legame che unisce il voto di censura e il voto di impeachment del presidente. Altrimenti cosa? Tutti sanno che sta perdendo tempo con operazioni nate morte come il governo Bayrou. Tutto, dal pavimento al soffitto, è ormai solo una commedia destinata a uno sketch finale già rappresentato: una caduta alla Barnier.