Dopo due anni

Rilasciate a 200 chilometri di distanza: Boris viaggia fino a ritrovare Svetlaya, la storia delle tigri siberiane a rischio estinzione

Cuccioli orfani, cresciuti insieme in un centro specializzato, rilasciate a distanza per favorire il ripopolamento. Sei mesi dopo essersi ritrovati Svetlaya ha partorito la sua prima cucciolata

Ambiente - di Redazione Web

19 Dicembre 2024 alle 17:53

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FOTO DA PIXABAY
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Li avevano rilasciati a 200 chilometri di distanza l’uno dall’altra. E Boris ha vagato, camminato, in maniera piuttosto insolita rispetto alla consueta stanzialità delle tigri, ha camminato fino a quando non l’ha trovata: Svetlaya, che sei mesi dopo ha partorito la sua prima cucciolata. Sta facendo il giro dei media la storia delle due tigri rilasciate in Siberia a centinaia di chilometri di distanza ma che si sono ritrovate. Una storia strappalacrime, da San Valentino, che racconta però molto anche di questa razza, le tigri dell’Amur, una delle più minacciate dal pericolo dell’estinzione al mondo.

Boris e Svetlaya erano state rilasciate a distanza in un habitat tradizionalmente abitato dalle tigri siberiane per incoraggiare il ripopolamento in un’area più vasta ed estendere il loro territorio – questi grandi felini sono a rischio estinzione: ne restano tra 485 e 750 esemplari al mondo, minacciati da bracconaggio, cambiamenti climatici e distruzione del loro habitat. Erano stati trovati nel 2012 tra i monti Sichotė-Alin’ nell’estremo oriente russo. Erano cuccioli orfani, avevano tre e cinque mesi. Erano stati salvati e portati in un centro di riabilitazione, salvaguardia e addestramento dedicato alla tigre Amur.

Erano stati inseriti in un programma di conservazione e ripopolamento per ridurre al minimo il contatto con gli esseri umani e consentire loro di apprendere le abilità essenziali per la sopravvivenza. Erano cresciuti insieme, erano stati allevati insieme. Hanno imparato a cacciare, a nascondersi e a sopravvivere: dapprima nutriti con selvaggina, quindi indotti a cacciare prede vive sempre più grandi. E dopo due anni, considerate ormai in grado di cavarsela da sole, a quasi due anni di vita, erano state dotate di un collare GPS e rilasciate nella regione di Pri-Amur, area orientale della Siberia, a 200 chilometri l’una dall’altra appunto per favorire quel ripopolamento di cui si accennava sopra.

E Boris ha stupito gli esperti che ne seguivano le attività: si è mosso in modo stranamente rettilineo, anomalo rispetto al comportamento tipico delle tigri che di solito si muovono all’interno di un territorio specifico. Dopo quasi tre anni e circa 200 chilometri, campi innevati, laghi e fiumi ghiacciati, foreste oscure, ha ritrovato Svetlaya. E sei mesi dopo è arrivata la prima cucciolata di Svetlaya. Uno studio pubblicato a novembre su The Journal of Wildlife Management ha seguito il reinserimento di sei cuccioli orfani di tigre dell’Amur, tra cui proprio Boris e Svetlaya.

È una vicenda che si muove nel solco di quel dibattito sulla cattività degli animali selvatici. Per la Wildlife Conservation Society (WCS), una fondazione statunitense impegnata nel salvare i cuccioli orfani, queste tigri rimangono solo nell’8% circa del loro areale storico, minacciate soprattutto dal bracconaggio. “I dati hanno dimostrato che i cuccioli orfani, cresciuti in cattività e rilasciati, sono altrettanto bravi delle tigri cresciute in natura a cacciare”, spiega Dale Miquelle, principale autore dello studio. “Questo successo dimostra che le tigri, se adeguatamente isolate dall’uomo e con l’opportunità di imparare a cacciare, possono essere reimmesse in natura con successo. Ma questo processo richiede grande cautela e attenzione ai dettagli nel preparare i cuccioli a questo viaggio”.

19 Dicembre 2024

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